Alessia Pacini
Una vendetta della storia

Cercasi Trabant

A Berlino est va di moda il comunismo. Non quello vero, ma quello riprodotto nel mobilio, nelle auto scassate, nelle borse della spesa... Insomma, il socialismo reale è diventato un prodotto capitalistico come un altro. E con molto successo

Lo chiamano Ostalgie, il sentimento di chi sente la mancanza della vita dell’ex Germania dell’Est. Chi ne soffre, guarda con nostalgia a un mondo che ha smesso di esistere da un giorno all’altro, senza preavviso. Nella notte tra il 9 e il 10 ottobre del 1989, oltre al Muro che divideva Berlino da anni, è crollata anche la Repubblica Democratica Tedesca (o DDR in tedesco), portando con sé miti e saperi che diventarono improvvisamente inutilizzabili nella Germania riunita. Senza preavviso, la popolazione dell’Est si è dovuta adattare a nuovi ritmi, nuove conoscenze. Insomma, a una nuova vita.

Con la caduta della DDR, i berlinesi e i tedeschi dell’Est hanno detto addio alla loro quotidianità e il socialismo ha ceduto il posto al capitalismo. Nonostante la riunificazione della Germania sia avvenuta ormai quasi 30 anni fa, nella capitale tedesca è ancora forte la presenza di questo Stato che ormai non esiste più. Con gli anni, la DDR è arrivata a connotarsi di due diversi significati: mentre da una parte coloro che guardano con nostalgia al passato socialista sono ancora numerosi, dall’altra sono ancora di più coloro che hanno visto nella storia della Germania dell’Est un’opportunità di guadagno. L’ex blocco americano ha iniziato a guardare all’ex Repubblica Democratica Tedesca come una moda, un trend. I simboli della DDR sono stati presi, riadattati e gettati nell’industria del turismo, creando una sfera dell’intrattenimento specificatamente dedicata a questo Stato e alla sua storia. In poche parole, con il tempo la DDR è diventata sinonimo del suo contrario.

Da hotel a tema ed escape room, fino alle numerose riproduzioni del celebre Ampelmännchen (l’iconico uomo del semaforo nelle zone orientali della capitale tedesca), ormai la Berlino Est di un tempo viene sfruttata dal capitalismo, che fino a qualche anno fa vestiva gli abiti del nemico. A Friedrichshain, quartiere molto famoso di Berlino Est, oggi è per esempio possibile dormire in un hotel e venire catapultati negli anni del socialismo. L’idea è venuta a Daniel Helbig, secondo cui i clienti al giorno d’oggi vogliono “vivere un’esperienza” e per questo è necessario venderne una che sia il più realistica possibile. Dopo anni passati a collezionare carta da parati dell’epoca e mobilio autentico, Helbig è riuscito ad aprire Ostel (nome che sfrutta la parola Ost, ovvero Est in tedesco) con 60 camere in cui i clienti possono rivivere la DDR senza sforzare troppo la loro fantasia. Per chi invece volesse comprare oggetti usati nel quotidiano durante gli anni del Muro, il museo della DDR a Berlino offre borse per la spesa, gomme da masticare, porta-uova e molte altre repliche da poter portare a casa come ricordo della Germania che non esiste più. Non mancano le escape room, diventate ormai una delle forme di intrattenimento più amate nel mondo: la più famosa è “Tear down this Wall!” e l’obiettivo finale è quello di riuscire a scappare nell’Ovest, rispondendo correttamente a tutte le domande in 60 minuti. Certo è che l’esperienza non può dirsi completa senza un giro in macchina per i luoghi chiave della Berlino Est: veri e propri tour organizzati in Trabant portano i turisti alla scoperta della DDR e non è raro trovare per le strade della capitale tedesca cinque o sei di queste macchine tipiche della Germania orientale in fila mentre si passeggia. Per chi invece volesse assaggiare la cucina tipica socialista, il ristorante Pila riesce a soddisfare ogni esigenza culinaria: rimasto intatto dai tempi del Muro ancora oggi qui è possibile assaporare i piatti tipici della DDR e organizzare feste a tema. Esempi, questi, che rappresentano un controsenso: nata come alternativa e fuga dal capitalismo, la DDR ne è oggi diventata protagonista.

L’elenco degli esempi potrebbe ancora allungarsi, ma la sostanza rimarrebbe la stessa: quelli che erano i valori e i principi di uno Stato hanno subito un cambiamento radicale, sono stati svuotati, riadattati e immessi nel mercato. Viene da chiedersi quale sia l’opinione di chi ha realmente vissuto gli anni della DDR e ancora oggi ne ricerca i simboli. C’è chi di questa ricerca ne ha fatto un vero e proprio business: è il caso dell’imprenditrice Silke Rüdiger che vende prodotti della Germania dell’Est che ancora alcune selezionate aziende producono. Chi oggi compra questi oggetti ammette di farlo per abitudine, che vuole essere un fattore identitario più che uno statement politico, anche se è lecito chiedersi dove finisca la nostalgia dei tempi andati e dove inizi la volontà di affermare il proprio status politico. Secondo il sociologo e scienziato politico della Freie Universität Klaus Schröder, sono ancora molti i cittadini dell’Est che sentono di non appartenere alla Germania dell’Ovest, tra cui soprattutto le giovani generazioni che si impegnano affinché l’immagine grigia e spenta della DDR venga a spegnersi per sempre.

Nonostante con la caduta del Muro la DDR abbia smesso di esistere, in qualche modo questo Stato è riuscito a sopravvivere alla sua morte. Svuotata delle sue caratteristiche, l’ex Repubblica Democratica Tedesca è diventata una vera e propria fonte di guadagno: malgré soi, i propri caratteri peculiari sono stati cancellati e ciò che questo Stato rappresentava un tempo si è lasciato andare al prezzo del capitalismo. Il turismo di massa ha sicuramente giocato un ruolo importante in questa trasformazione identitaria e oggi, guardando alla DDR, non si può che avere un’immagine confusa di questo Stato che, da distante e ostico è diventato tenebroso e per questo affascinante. Tutto merito del capitalismo.

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