Roberto Mussapi
Every beat of my heart

La ninnananna di William Blake

Romanticismo, misticismo sapienziale e magico producono nel poeta inglese, esiti diversi da quelli che il mix lascerebbe prevedere. I suoi versi sono di una semplicità assoluta, essenziale. Come questi che raccontano di un bambino sperduto, di una mamma disperata e del buon Dio che ci protegge…

William Blake è un poeta preromantico, in senso non cronologico. Ma perché all’indubbia sensibilità dei Romantici, inglesi e tedeschi, alla potente e consapevole visionarietà (qualità romantica per eccellenza, in lui ipersviluppata), unisce un background biblico, e un legame con il mondo del Medio Evo e la Magia.
Il risultato del suo misticismo sapienziale e magico è l’esatto contrario dell’oscurità che si potrebbe temere da un tale calderone: semplicità assoluta da ninnananna o da fiaba. Insomma non appare il laboratorio dell’alchimista, con i suoi alambicchi e strumenti ermetici, ma la pietra preziosa cercata, semplice e misteriosa come una rosa.
Qui il bambino è perso nella palude deserta, la madre lo cerca in lacrime, ma Dio, che gli è sempre accanto, lo riconduce a lei. Metafora universale della nostra parte infantile che fa perdere e smarrire, ma che, proprio per la sua innocente fanciullezza, è protetta da Dio. Potente e graziante come quello trinitario, mentre la madre, pur da lui prediletta, è umana nel suo dolore come Maria, consustanziale alla donna affranta e straziante della Pietà.

 

Il figlio ritrovato

Il bambino perso nella palude deserta,

guidato da luce errante,

si mise a piangere, ma, Dio sempre accanto,

gli apparve come suo padre in bianco,

 

Baciò il bambino e lo condusse per mano

e lo portò alla madre,

che pallida di dolore, nella valle deserta,

stava cercando, in lacrime, suo figlio.

William Blake

(Traduzione di Roberto Mussapi)

 

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