Luca Zipoli
Dalla Carnegie Hall di New York /1

A Different Kind of Orchestra

Ospiti fissi della celebre sala da concerto newyorkese, ancora una volta i New York Pops hanno riscosso uno straordinario successo di pubblico. Il loro sforzo di avvicinare due mondi lontani, la musica classica e i più acclamati brani pop, si conferma una scelta vincente, capace di accontentare cultori della tradizione sinfonica e appassionati di musica leggera

Maria Callas, New York Philharmonic, Luciano Pavarotti, American Symphony Orchestra… sono questi alcuni dei più celebri nomi storicamente associati alla Carnegie Hall, il palcoscenico di musica classica e lirica più rinomato d’America. Non tutti sanno, però, che questa istituzione non ospita solamente serate dedicate al grande repertorio tradizionale, ma rinnova da diversi decenni degli appuntamenti fissi legati anche alla musica leggera. L’idea dei direttori artistici della Carnegie è quella di riflettere nella programmazione della sala tutto il vasto spettro di generi musicali prodotto dalla tradizione occidentale, senza pregiudizi o resistenze puristiche. In quest’encomiabile sforzo di apertura verso un ampio pubblico che non ha uguali in altre realtà culturali, l’iniziativa appare ormai pienamente collaudata e ha contribuito a creare un nuovo volto della celebre Hall.

Il 16 novembre, il tempio della musica classica ha aperto le sue porte a un ensemble pop originario della Grande Mela ma noto in tutto il mondo: i New York Pops, l’orchestra di musica leggera più grande del pianeta. Legati alla sala di Midtown fin dalla loro fondazione nel 1983 e da lì regolarmente chiamati a calcare il suo palcoscenico, l’organico pop ha visto crescere il suo successo di anno in anno e oggi richiama ad ogni sua apparizione una grande fetta di pubblico. Per questo appuntamento, il direttore Steven Reineke ha confezionato un programma incentrato attorno al genere di punta della musica leggera novecentesca: il musical americano. A lungo considerato da parte dei più conservatori solo come una decadenza dell’opera lirica, il musical appare ormai come una delle più vitali espressioni artistiche della contemporaneità e pienamente inserito nel canone della tradizione occidentale. La serata, come indicava bene il titolo Song and Dance: the Best of Broadway, mirava a ripercorrere le grandi pagine dei musical americani, sia mediante nuove trascrizioni sinfoniche sia attraverso sezioni cantate, intonate dal coro “Essential Voices USA” guidato dal maestro Judith Clurman.

Da Oklahoma, il primo musical che la storia ricordi, firmato da Hammerstein e Rodgers nel 1943, fino al Ragtime della fine degli Anni Novanta, passando per grandi classici del repertorio come West Side Story di Leonard Bernstein e Chicago, Reineke ha offerto un’antologia efficace della più importante invenzione musicale americana. Gli spettatori hanno potuto riascoltare questi grandi successi da una prospettiva diversa, trascritti per un organico classico e ammantati di un timbro più corposo e di sonorità inconsuete. Particolarmente apprezzati dagli spettatori sono stati due brani sinfonici di particolare impatto, la frizzante ouverture di Brigadoon e il travolgente Mambo di West Side Story. In questi come in altri casi, la qualità dell’esibizione ha raggiunto la perfezione: Steven Reineke e i maestri di orchestra hanno saputo dare pieno risalto alle tessiture sinfoniche di questi brani, senza sacrificare la loro natura spettacolare o renderli meno accattivanti. Il merito va soprattutto all’incredibile energia del direttore, che si è distinto per il suo appassionato coinvolgimento nell’esecuzione e che nei suoi interventi al microfono come introduzione ai brani riusciva a riscaldare l’entusiasmo della sala quasi come in una perfomance teatrale. Elemento decisivo della serata è stata anche la partecipazione del New York Theatre Ballet, un’altra eccellenza della scena artistica newyorkese. Pur nello spazio limitato di un palco sinfonico e non teatrale, il corpo di ballo, con i suoi costumi variopinti e le incisive coreografie di Agnes de Mille, ha saputo ricreare efficacemente alcune delle atmosfere più caratteristiche dei brani.

Classici nel timbro e nell’impostazione, moderni nel piglio e nello spirito, i New York Pops si confermano come uno dei più innovativi ensembles americani, capaci di parlare a un pubblico vasto, fatto sia di cultori della tradizione sinfonica sia di fan della musica pop. Davvero, come recita il motto dei New York Pops, “A different kind of orchestra”.

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