Pier Mario Fasanotti
Consigli per gli acquisti

I figli in fuga

Assunta Sarlo racconta gli italiani che scappano all'estero, visti dalla parte dei genitori. Anna Marchitelli indaga il disagio mentale. Edoardo Albinati e Francesca d'Aloja svelano il mistero-Niger

Figli. E poi se ne vanno. L’Italia offre poco lavoro, certe opportunità si scovano altrove. Genitori in ansia. Le domande sono tante: farà troppi sacrifici? Con chi condivide un bilocale e dove? Ci saranno attentati a Londra o in Francia o in Belgio? E soprattutto: tornerà a casa e come sarà cambiato? Il biglietto di sola andata inquieta le mamme. La crisi economica è stata feroce, soprattutto in un paese in cui (dati Eurostat del ’16) il 67,3% dei giovani tra i 18 e i 34 anni abita con i genitori.

C’è un assestamento dei ruoli, scrive la giornalista Assunta Sarlo in Ciao amore ciao (Cairo, 134 pag., 13 euro), un’ottima panoramica sociologica zeppa di testimonianze. Un ragazzo dice alla madre: «Mi hanno preso al master». Un’amica di famiglia è sincera: «Sai che non tornerà più a casa, vero?». Questo fraseggio oggi si moltiplica. Per molti, almeno per quelli che hanno studiato e possono permettersi un soggiorno all’estero, c’è la second life.

Pazzia. Il disagio mentale, a patto di non essere vissuto, è un tema che condensa in sé il mistero della vita e ovviamente un’infinità di domande. Come conoscere i casi singoli? Un buon sistema l’ha trovato Anna Marchitelli spulciando i resoconti clinici dell’ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi di Napoli. Con grande abilità li ha trasformati in brevi autobiografie nel libro Tredici canti (12+1), edito da Neri Pozza (157 pag., 13,50 euro). Molto interessante è ciò che ci tramanda il matematico Renato Caccioppoli, internato a 34 anni. Così si definisce: «Un neuropatico con tendenza all’eccentricità, alla melanconia e alla contraddizione». Se la prendeva anche con «il fottutissimo regime fascista». Aspettava con terrore «la depressione che mi salta addosso come una tigre». Il matematico se ne stava lì, in gabbia, «pazzo con altri pazzi, con occhi socchiusi e carni addormentate e chiedevo disperatamente di fare pace con il dolore». La lucidità amplifica la sofferenza. Ma della follia ne sappiamo ancora poco.

Sabbia. Diciamo la verità, noi europei facciamo confusione nel distinguere il Niger dalla Nigeria. Il Niger sta sotto l’Algeria e sopra la Nigeria, non ha sbocchi al mare. Dominano la sabbia e le zanzare. C’è molta povertà. Il governo dà più fondi all’esercito che alla salute e all’istruzione. Ottimo il reportage compiuto da Edoardo Albinati e Francesca d’Aloja (Otto giorni in Niger, Baldini+Castoldi, 73 pag., 10 euro). Gli autori raccontano di un paese naturalmente mite, dove la solidarietà è regola (qui vivono 11 mila rifugiati maliani). I nigerini raramente si spostano al nord, verso la Libia, preferiscono il Centro Africa. Preziosa e dolorosa la testimonianza di una ventinovenne eritrea, violentata due volte, che si è avventurata verso la terribile Libia. I passeur chiedono 5000 dollari, se non li ottengono abusano delle donne. La ragazza, dopo un viaggio sotto il sole e senza acqua, per 16 giorni è stata incarcerata a Tripoli. Miracolosamente è stata riportata in Niger. «Mi sono sentita ricca e felice», ha detto.

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