Alessandro Boschi
Visioni contromano

Modello Sorrentino

"Birdman" è un film sontuoso, dalle pretese esagerate: la storia di tutte le storie. Per il regista, Iñárritu, si tratta un po' l'opera della vita. E naturalmente ha molto successo...

La nostra incrollabile vocazione al martirio, dopo la presa di distanza dal premiatissimo e oscaratissimo film di Paolo Sorrentino La grande bellezza, ci impone un’operazione analoga con l’acclamatissimo Birdman di Alejandro González Iñárritu, il cui titolo è accompagnato da un sottotitolo che più che un sottotitolo sembra un’arma a doppio taglio: Birdman (o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza).  Che poi a ben vedere i due film sono davvero interconnessi, così prefigurando un ottimistico vaticinio per la pellicola interpretata da Michael Keaton ed Edward Norton, tra gli altri.

A leggere i giudizi su Birdman sembra che prima di Iñárritu nessuno abbia fatto un film sul teatro, sul cinema, su Hollywood, su di un attore “commerciale” alle prese con una rinascita impegnata. Su tutto ciò, in sostanza, filtrato attraverso la crisi esistenziale e professionale del protagonista. Così, al volo e piuttosto impropriamente, ci vengono in mente i seguenti titoli: Rumori fuori scena, La sera della prima, Il grande coltello, Dopo la prova. Si dirà, “ma qui c’è altro”. Certo, c’è molto altro, c’è ridondanza, compiacimento e delirio di onnipotenza. Sorrentinità, in una parola. Vale a dire quella vocazione a fare il film assoluto, imprescindibile, dopo il quale nulla sarà più uguale. Iñárritu dà proprio questa sensazione: di non voler fare solo un film, bensì di voler fare il cinema, di realizzare, attraverso virtuosismi tecnici digitali ma non per questo meno notevoli, una storia che sia la storia delle storie. E, considerata l’accoglienza, sembra proprio che molti siano d’accordo con lui.

A nostro avviso Birdman è un’operazione scaltra, e per questo riuscita. Eppure è come assaggiare un brandy d’annata e scoprire un retrogusto metallico. Ma adesso va così, il film in concorso a Venezia e film d’apertura, raccoglie ovunque consensi. Al di là dei peana di facile spiegazione, è indubbio che la pellicola riscuota un successo notevole al botteghino, confermando il consenso del pubblico. Che poi è verosimilmente lo stesso pubblico che ha osannato e fatto lievitare gli incassi di un altro film il cui successo resta per noi tutto un mistero, Il giovane favoloso di Mario Martone. Ergo, dobbiamo avvertirvi: i film andateli a vedere tutti, non solo quelli di cui vi parliamo male!

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