Andrea Carraro
Dialoghetto sulla creatività

La poesia e il kitsch

Il parcheggio dell'Esselunga e le metafore di Paolo Coelho, Proust e i baci perugina: tutto il mondo è poesia. Basta crederci... Istantanee da una lezione di poesia

“Allora, oggi parleremo di poesia e di kitsch… Avete tutti sentito parlare di kitsch, magari è un termine che avete anche usato… Bene, cominciamo con la prima. Voglio che mi diciate che cos’è per voi la poesia, una definizione breve, lapidaria, mi raccomando.  Allora, rispettiamo l’ordine antiorario, Pino, comincia tu…”

“Beh, ma perché proprio da me, accidenti. Sempre da me… Voglio pensarci un attimino…”

“Dai, su, la prima cosa che ti viene in mente… Ne scrivi in continuazione di poesie, saprai che cos’è per te la poesia!…”

“Beh, per me, è, ecco, forse, è tutto ciò che non riesco a dire con la prosa…”

“Bene, una buona definizione, e per te Carla?”

“Per me è uscire dal parcheggio sotterraneo dell’Esselunga….”

“Ah, ah, ah… Non male, sì… E tu Giorgio?”

“La più grande e profonda bugia di questo mondo.”

“È ossigeno per la mia anima…”

“Un modo quasi infallibile per rimorchiare su fb…”

“Per me è mettere a fuoco e trattenere particolari e sensazioni che spesso se ne passano via.”

“Per me è la musica…”

“La forma più alta di letteratura, ecco…”

“Il sesso…”

“Anale…”

“Ah, ah….”

“Posso essere sincero fino in fondo?”

“Devi, Marco, devi… “

“Per me è la fica, semplicemente….”

“E dai!…”

“Che vuoi, per me è così, la poesia è quello, e voi siete ipocriti che non lo dite ma lo pensate…”

“Per me invece è il viaggio. ”

“Bene semplice, conciso… Abbiamo accumulato un bel po’ di idee sulla poesia…. Ora passiamo al Kitsch, ovvero a tutto ciò che in qualche modo alla poesia si oppone, spesso imitandone e volgarizzandone la forma… Se andiamo a cercare sull’enciclopedia, troveremo che Il termine kitsch, di origine tedesca,  è spesso associato a tipi di arte sentimentali, svenevoli e patetici ; un’arte che tende a essere una imitazione sentimentale superficiale e teatrale. Bene, ma per voi? Che cosa rappresenta il kitsch per voi?”

“Ma a che ci serve tutto questo?”

“Ci servirà eccome… Non ve ne preoccupate adesso…”

“Comunicare troppo in più rispetto al dovuto, ecco, per me il kitsch è questo!….”

“Ok seguiamo il giro come prima…”

“Beh, per me kitsch sono per esempio le scarpe che porta adesso lei, Marina, con quel fiocco orribile…”

“Ma vaffanculo!”

“Su, continuiamo…”

“Per me è il finale di Morte a Venezia, dico del film, attenzione, non del libro di Mann… con tutto quel trucco che cola sulla faccia del protagonista morente, Bogarde, davanti al mare…”

“Ah, Carla, interessante, ma spiegati meglio. Perché quell’immagine per te sarebbe kitsch? In fondo Visconti era un eccellente regista…”

“Ma sì, infatti io dico solo quella scena… Perché lì c’è… Ma forse sbaglio…”

“Dillo, non trattenerti… ”

“Beh, volevo dire che in  quella scena c’è un compiacimento spettacolaristico-romantico della sofferenza, del dolore, del patetico…”

“Però nella cultura contemporanea ci sono esempi anche più vistosi di kitsch… Pensiamo a tanti romanzi  che vanno per la maggiore…”

“Il falso spacciato per vero, l’altrui smerciato come proprio….”

“Certo, anche in questa definizione c’è molta verità, Cristina…”

“Per me kitsch sei tu che ci fai queste domande…”

“Per me è la prosa finto sapienziale, lo spiritualismo a buon mercato, il misticismo d’accatto,  la New Age…” “Per me le parole o le frasi a effetto, l’enfasi poeticistica… ”

“Le buone cose di pessimo gusto…”

“Per me sono gli eccessi metaforici…”

“Ah, e allora con Proust, come la mettiamo, Nicola? La Recherche è tutta una metafora…”

“Eh, sì, ma Proust è Proust… Lui poteva permetterselo….”

“Beh, dite quello che volete… Io Proust non riesco a leggerlo… È troppo… troppo… cerebrale…”

“Non è lui che è cerebrale, sei te che sei un caprone!”

“Cioè, spiegati meglio Nicola! Perché lui, Proust, poteva permetterselo e che so, Coelho, no, non può permetterselo…”

“Perché le metafore di Coelho sono ovvie, banali… Da Baci Perugina… In Proust le metafore sono spesso complesse, ardite, inventive, poetiche… Ecco, poetiche… Insomma mai ovvie, banali… ”

“Paulo Coelho è kitsch, per me, più, che so, di un Moccia o di un Volo. Moccia è un sottoprodotto, Coelho è un prodotto kitsch…”

“Kitsch possono essere anche i bravi poeti o i bravi cantautori… Per me kitsch è anche De Gregori certe volte… Quando vuole fare poesia a tutti i costi… Che so, quando dice frasi tipo, “nell’Arizona dei nostri cuori”, o simili…”

“Per me il kitsch non esiste… È un’invenzione della critica… Quando la critica non capisce qualcosa per la sua particolarità, genialità, profondità dice che è kitsch…”

“Ah, sì? E allora per te nell’arte oggi è tutto ok, tutto di livello… Non c’è nulla di fasullo, di in autentico?…”

“Ecco, vedete, ecco un’altra definizione: fasullo, inautentico… “

“Per me Coelho non è per nulla fasullo, inautentico… Per me invece è uno che racconta delle verità importanti  senza tirarsela…. Rende semplici, accessibili cose difficili…”

“Ma che stai a di’? Racconta delle verità profonde, però banalizzandole, per farle capire a te che non  sai niente… Insomma il sapienziale dei poveri!”

“Ha parlato Freud!”

“È kitsch l’Iliade di Baricco!”

“Ok, per oggi basta così, ruminate su tutte queste cose e cercate di metterle a frutto nei vostri racconti, nei vostri versi… Buona serata!”

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