Marco Fiorletta
Un libro pubblicato da Odradek

Storia clandestina

Un bel saggio di Gianni Fresu ripropone una figura scomoda e dimenticata della cultura antifascista: Eugenio Curiel. La sua lotta fu quella di Guttuso, Pintor, Pavese, Vittorini, Visconti

Eugenio Curiel nacque a Trieste nel 1912 da una famiglia della dinamica borghesia triestina, fin da giovane dimostra la sua vivacità intellettuale e le sue grandi capacità di approfondimento. A 21 anni si laurea, con 110 e lode, con una tesi su Disintegrazioni nucleari per mezzo di radiazione penetrante senza che ciò gli impedisca di passare per l’antroposofia steineriana, la filosofia e altri interessi come impegnarsi in politica, iniziando con lo scrivere, avendo già contatti con esponenti comunisti riparati a Parigi, su Il bò, giornale del Guf di Padova dove tenta di minare dall’interno, tra gli universitari patavini, il fascismo ormai imperante. Fu una scelta ponderata che lo portò poi ad imbracciare le armi contro le camice nere e i nazisti dopo essere passato e aver subito le leggi razziali del 1938 e il confino.

copertina curielMa ha ragione Carlo Smuraglia, Presidente nazionale dell’Anpi, quando dice: «Ma quanti, realmente, conoscono a fondo la storia e le caratteristiche di questo personaggio, complesso e importante al tempo stesso?» nella prefazione a Eugenio Curiel il lungo viaggio contro il fascismo di Gianni Fresu (Odradek, 297 pagine 20€). Si tratta di un saggio che ci fornisce l’occasione per colmare il vuoto. Un libro straordinariamente pieno, difficile, colmo di richiami e rimandi che sviscera la breve vita di Curiel in ogni aspetto, familiare, culturale e politico inquadrandola nell’evolversi della storia italiana ed europea. D’altronde si sta parlando di «Nomi ignoti, ancora, ed energie nuove, che fra qualche anno risuoneranno e si espanderanno, però, negli spazi della società civile: Curiel, Guttuso, Pintor, Pavese, Vittorini, Visconti» (Enzo Santarelli, Storia del Movimento e del regime fascista, Editori Riuniti 1967, edizione del 1971 l’Unità-Editori Riuniti).

Purtroppo Curiel non ebbe la possibilità di influire sulla vita italiana del dopoguerra, fu ucciso il 24 febbraio 1945 a Milano. «…le ultima persone a vedere Curiel furono i giovani della redazione clandestina de l’Unità…» di cui era direttore. «Morì alla  vigilia della vittoria finale, nel gelido febbraio milanese, senza vedere i colori di una primavera a lungo attesa e per la quale tanto aveva lottato, la liberazione». A voi, ora, riempire i vuoti di questo breve racconto affrontando la lettura di un bel libro, che si avvale anche delle testimonianze di Gianni Cervetti e Aldo Tortorella e con una ricca bibliografia, che rende omaggio ed onore a uno studioso, un politico, un combattente.

P.s. Un piccolo appunto alla casa editrice. Le citazioni sono scritte con un carattere eccessivamente piccolo.

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