Gianni Cerasuolo
Fa male lo sport

Pallone di latta

Il mondo del calcio è in subbuglio in vista dell'assegnazione del Pallone d'Oro. Quest'anno il patron della Fifa Blatter ha pure truccato le carte: vuole che il vincitore arrivi fino ai mondiali brasiliani

Non è proprio il trionfo della marchetta come in certi premi letterari ma il Pallone d’Oro è diventato una schifezza, come l’ha bollato il vecchio Stoichkov che pure lo vinse: un affare di Stato, un gioco delle tre carte e a dare le carte truccate è il Signore del Calcio, Joseph Sepp Blatter, sempre più tronfio ora che è passato anche da Papa Francesco, lui, un mercante nel tempio. Da quando la Fifa si è impossessata del premio dalla sfera laccata d’oro di France Football, il Nobel del pallone è esposto a critiche e ed è vittima di intrallazzi. L’ultimo è che all’improvviso, mentre erano in corso gli spareggi per andare al Mondiale brasiliano dell’anno prossimo (ma Cristiano Ronaldo non aveva ancora segnato la tripletta che l’ha portato in pole position per alzare il trofeo a gennaio) sono stati cambiati i termini di chiusura della votazione. Non più il 15 di novembre ma il 29: perché erano arrivate poche schede, si è giustificata la Fifa. Roba da concorsi italiani, dove il trucco c’è e si vede pure. «Arrivano poche schede perché i giurati (che poi sono un centinaio di giornalisti di tutto il mondo ndr) hanno capito che è un processo truccato fin dall’inizio» ha tuonato il presidente della Federcalcio portoghese, Fernando Gomes, che pure avrebbe tutto l’interesse a starsene zitto visto che ha in casa il probabile vincitore, Cristiano Ronaldo appunto.

Si dirà: ma che vuoi truccare con uno come Messi, l’argentino che ha fatto l’asso pigliatutto delle ultime quattro edizioni della manifestazione? Certo, è difficile individuare qualcuno più bravo della Pulce. Ma questa stagione l’asso del Barcellona ha giocato poco, bersagliato dagli infortuni (non sarà che gioca troppo?). E sembra difficile che alla fine non la spunti il portoghese, già vittorioso nel 2008 quando stava al Manchester United, prima dell’era Messi. Che gode però del potente appoggio dello svizzero Signore del Pallone. Infatti, di Leo Messi e di Cristiano Ronaldo, Blatter ha detto: «Leo è un bravo ragazzo, qualunque genitore lo vorrebbe come figlio in casa, è buono, gioca bene, è veloce ed elegante come se stesse ballando. L’altro è come un comandante al campo di combattimento… Uno usa molto più gel per i capelli dell’altro e va sempre dal parrucchiere. Ma non posso decidere chi è il migliore, non spetta a me, però preferisco Messi». Roba che neanche Gassman nei Mostri quando, per favorire il suo amante, stoppa i giurati del premio letterario che non vorrebbero designare un vincitore: «Ho trovato una cosuccia meravigliosa, fidatevi, qui c’è un talentaccio, anche se rozzo, afro persino, ma c’è…». Messi non è l’improbabile scrittore oggetto delle attenzioni di Gassman/Elisa nel film di Risi; né tutti i giornalisti si fanno impressionare dalle parole di Blatter. D’altra parte c’è chi dice che Platini ha fatto il diavolo a quattro per Franck Ribery, che ora però ha una costola rotta, avendo l’appoggio dei francesi tutti e incurante delle insinuazioni sui favoritismi arbitrali ai Blues per le qualificazioni ai mondiali brasiliani (un gol in fuorigioco contro l’Ucraina e una espulsione a favore, ma va aggiunto che la Francia aveva segnato anche una rete regolare annullata per errore).

Intendiamoci: non è che prima dell’arrivo della Fifa non mancassero verdetti discutibili come accade in un festival del cinema o al Nobel della letteratura. Nel 2010 il Pallone d’Oro si è unificato al Fifa World Player: istituito nel 1956 da France Football,  primo a vincere il Pallone fu sir Stanley Matthews e, subito dopo in quegli anni lontani, Di Stefano, Kopa, ancora Di Stefano, poi Luis Suarez ma quando stava al Barcellona prima di arrivare all’Inter e poi Omar Sivori come oriundo perché allora e fino al 1994 il calciatore doveva essere di nazionalità europea: Maradona o Pelè non hanno mai alzato il prestigioso trofeo, una bestemmia. Pasticci, trucchi e maialate erano frequenti. Tipo il premio dato a Matthias Sammer a metà anni Novanta, un buon difensore ma nulla di più. Gente come Paolo Maldini o Franco Baresi ma anche Facchetti o Zanetti sono stati ignorati per non parlare di altri grandi difensori (categoria scarsamente considerata dal premio perché fa poco spettacolo). Anche Riva non ha avuto questa soddisfazione e sembra davvero una cattiveria (nel’69 arrivò a soli quattro voti da Gianni Rivera, non è che l’abatino non lo meritasse…). Per dirla tutta: pure la vittoria di Fabio Cannavaro qualche dubbio lo pose. Si volle premiare il capitano della nazionale campione del mondo, ma allora perché non Buffon per tutta la sua carriera? E vogliamo parlare di Blochin (1975), di Simonsen (1977), Papin (1991)? Campioni ottimi, ma non eccezionali.

Una cosa è chiara: Blatter non vuole che sul palcoscenico del mondiale 2014 manchi il giocatore che ha vinto il Pallone d’oro, fosse anche Ronaldo che comunque ha impressionato il pianeta per l’impresa contro la Svezia. Per questo ha riscritto il regolamento: un pasticcio, però. Adesso il Barcellona protesta: teme che il monopolio di Messi venga spezzato. «Escandalo» ha titolato il Mundo deportivo molto vicino ai blaugrana. Un motivo in più di polemica con il Real Madrid che spinge per Cristiano Ronaldo. Qualche giornale spagnolo arriva anche a scrivere che CR7 potrebbe boicottare la cerimonia orchestrata dal suo detrattore Blatter. Appare difficile davvero che uno molto attento alla sua immagine – che gli frutta montagne di quattrini – quasi un divo che si circonda di belle modelle, fa pubblicità alle mutandine e non è uno scavezzacollo (persino Mourinho ha lodato la sua professionalità), possa avere dei colpi di testa. Se lo facesse, avrebbe bisogno di un parrucchiere, per dirla con il colonnello Blatter…

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