Marco Fiorletta
Un saggio di Bruno Mondadori

L’altro 8 settembre

Un bel libro di Paolo Sorcinelli mescola storia alta e bassa per risostruire una giornata fondamentale per la nostra identità. Un giusto tributo a tutti coloro che nulla decisero ma si trovarono immersi in un momento cruciale, ormai sconosciuto ai più

Settanta anni dopo l’8 settembre 1943 e c’è chi, in questi giorni, lo evoca parlando di Berlusconi e del Pdl o Forza Italia che dir si voglia. Qualcuno evoca anche il 25 luglio ma sarebbe un altro discorso. L’Otto settembre di cui parliamo è quello del 1943, quando Badoglio dette l’annuncio via radio che era stato firmato l’armistizio con gli Alleati. In realtà l’accordo era stato firmato il 3 a Cassibile, frazione di Siracusa e anticipato da Radio Tunisi.

L’Armistizio è stato un evento che ha cambiato le sorti della nostra Nazione e con essa la vita degli italiani. L’argomento è stato ampiamente trattato dagli storici e nei libri di memorie dei tanti soldati che ebbero stravolta l’esistenza dall’evento. Lo storico Paolo Sorcinelli con il suo nuovo libro, titolato solamente Otto settembre (Bruno Mondadori, 224 pagine, 18 euro), tenta di dare una lettura nuova, non diversa, di quel giorno. Con un lavoro paziente e sapiente di ricerca, cucitura e integrazione dei ricordi, delle esperienze, delle analisi storiche tratte da decine di libri di autori più o meno famosi e non tutti schierati dalla stessa parte, Sorcinelli ci offre un libro godibile anche sul piano narrativo, scorrevole e non pesante a dispetto dell’argomento.

Un volume pieno di storia minore e di quella con la S maiuscola. La storia vista dai protagonisti per forza e non per scelta. Soldati colti dagli eventi nella fredda Russia e nell’infuocata Libia, nei Balcani o in Italia, che si ritroveranno poi nei lager tedeschi, nei campi di detenzione in America o in India o in giro per l’Italia nel tentativo di riunirsi alle loro famiglie. E saranno quelli fortunati che non riposano ancora sconosciuti in terra straniera. E storia di quelli che fecero una scelta di campo, con i Partigiani o con Mussolini nell’ultimo, direi, patetico tentativo di salvare un onore già perso da tempo. L’Otto settembre di Sorcinelli è quello di chi vede in lontananza la fine delle sofferenze e chi, invece, le vede esplodere. È un Otto settembre di rabbia, rassegnazione, stanchezza, paura, ottimismo e delusione ma anche speranza, amore e vita.

Questo libro è il giusto tributo a coloro che nulla decisero ma si trovarono immersi in un momento fondamentale della nostra Storia Patria sconosciuta ai più. In previsione di scrivere queste righe ho posto una domanda a persone di diversa estrazione sociale e culturale, una domanda semplice e banale: cosa è l’Otto settembre? Le risposte sono state varie, molti non lo so, diversi non ricordo in questo momento, la fine della guerra, la Liberazione, l’arresto di Mussolini e fortunatamente qualche risposta giusta. In un caso corredata anche di particolari. È, quindi, un libro utile oltre che piacevole per chi ha interesse all’argomento. La Storia alla portata di tutti, per chi vuole rinverdire la conoscenza anche attraverso le voci dei diretti interessati e per chi non si è mai addentrato nell’analisi dell’Otto settembre. Non una favoletta,  un libro serio, un giusto tributo ai settanta anni della firma dell’Armistizio.

A voler trovare una pecca ad ogni costo, se poi di pecca si tratta, si potrebbe dire che nella ricostruzione della “liberazione” di Mussolini dal rifugio-prigione di Campo Imperatore il 12 settembre, Sorcinelli non cita le uniche due vittime dell’operazione. Furono la guardia forestale Pasqualino Vitocco e il carabiniere Giovanni Natali che si opposero, forse perché nulla sapevano degli ordini superiori, all’avanzare dei tedeschi. Si opposero non come semplici cittadini ma indossando la divisa e con le armi in pugno: non possono, quindi, essere considerate vittime civili. Vitocco fu ucciso mentre tentava di avvertire i Carabinieri che comunque avevano l’ordine di non intervenire, Natali fu ucciso mentre era a guardia della stazione della funivia. Solo oggi sono stati proposti per una medaglia d’oro al valor militare.

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