Luca Fortis
Che cosa sta succedendo al Cairo?/4

Ritorna il Collettivo

Ci sono importanti aree della società egiziana che non si riconoscono né nell'esercito né nei Fratelli Musulmani: sono artisti, intellettuali, giovani studenti e gente comune. Stanno tutti sperimentando nuove forme di aggregazione politica

Ci sediamo in un caffè e beviamo un chai, Ziyad Hawwas, ha un volto da ragazzo vissuto. Ha lavorato per molto tempo nel cinema e fa parte di un collettivo che si chiama Mosireen. In confronto a molti giovani egiziani è un ragazzo fortunato che ha avuto la possibilità di viaggiare in giro per il mondo. I suoi occhi sono estremamente vivi, ma hanno quella patina di stanchezza che ha chi si è svegliato da poco. Un amico in comune che vive a Parigi me ne ha parlato estremamente bene e ho deciso di incontrarlo. Da quello che ho capito Ziyad ha una visione degli ultimi avvenimenti egiziani abbastanza diversa da quella che ho sentito fin’ora.

I ragazzi di piazza Tahrir sono tutti con i militari ora?

Non tutti sono con l’esercito, una parte non si è dimenticata che fino all’anno scorso ci sparavano addosso. I militari tenteranno di far passare tutti i crimini passati come se fossero colpa dei Fratelli Musulmani, ma non è così.

L’Egitto diventerà una dittatura?

Il processo rivoluzionario può essere descritto come un mare molto agitato, ci sono onde che raggiungono picchi e al contrario momenti molto bassi. Secondo me questa è una delle fasi peggiori degli ultimi due anni. Però la gente ha imparato dal passato e non permetterà che tutto torni come prima. Questa è l’unica speranza che mi lascia tranquillo. Quando i Fratelli Musulmani sono arrivati al potere la gente ha pensato lasciamogli una possibilità, ma poi si è accorta che erano corrotti come quelli di prima ed è tornata nelle piazze.

Hanno fatto bene ad arrestare Morsi?

L’esercito non avrebbe potuto farlo senza le masse in piazza. Io certamente non sto al fianco dei Fratelli Musulmani, ma penso che avessero anche loro il diritto di protestare dopo la destituzione di Morsi. L’esercito non doveva prendersela con i manifestanti pacifici, ma solamente contro gli esponenti dei fratelli che andavano armati nei quartieri a obbligare la gente a protestare a loro fianco o a non recarsi al lavoro. Invece, si è sparato sulla folla senza separare i violenti dai pacifici.

L’Egitto diventerà una vera democrazia?

Bisogna chiedersi cosa sia la democrazia: è una parola del dizionario o è qualcosa di sostanziale? Io sono contrario a questa dualità militati o fratelli islamici, ci deve essere la possibilità di avere altre vie.

Nella nuova costituzione verranno proibiti i partiti islamici, che ne pensi?

Avrei voluto che fosse fatto molto tempo fa, ora sembra qualcosa di non liberale. Il problema è che poi non cambieranno nemmeno la norma scritta nella costituzione dall’ex presidente Anwar al-Sadat che dice che l’Egitto è un paese islamico. Secondo me questo è stato il vero disastro che ci ha portato alla catastrofe. La religione deve rimanere un fatto privato.

Che ne pensi dei partiti politici egiziani?

Non sono molto interessato ai partiti, preferisco guardare a tutte quelle forme organizzative che davvero possono aiutare il popolo. Per esempio i collettivi come Mosireen.

Ma se non ci sono partiti che hanno idee simili a quelle dei collettivi come si può evitare la polarizzazione?

Abbiamo boicottato completamente le elezioni, i gruppi di cui faccio parte pensano che la rivoluzione sia stata fatta per il cibo e il miglioramento della vita dei poveri, non per partecipare a elezioni che non davano alcuna speranza perché contrapponevano Ahmed Shafiq, personaggio legato al vecchio potere e i Fratelli Musulmani.

Parlami dei collettivi.

Ci sono collettivi molto interessanti come Mosireen, di cui faccio parte, o come la campagna Masmou, “essere ascoltati”, che incoraggia gli egiziani a suonare vasi e tegami ogni notte durante le ore del coprifuoco per far capire la loro contrarietà sia ai militari che ai Fratelli Musulmani.

Mosireen di cosa si occupa?

Mosireen è un collettivo non-profit che si occupa di giornalismo fatto dai cittadini con cellulari e video camere. La parola, che vuol dire “essere determinati” contiene in se anche il nome arabo per dire Egitto.  Oltre a incoraggiare il popolo a filmare quello che vedono e  farlo vedere nelle varie città e villaggi, abbiamo incominciato a dare corsi in tutte le province per insegnare le tecniche per fare filmati semplici e metterli su dvd o caricarli su internet. Dopo poco tempo siamo diventati il canale egiziano stile “Youtube” più visto. Un altro gruppo chiamato “militari bugiardi”, ha cominciato a mostrare come i militari trattano le persone, lo stesso gruppo, quando sono arrivati al potere i Fratelli Musulmani, ha creato il collettivo “Fratelli Musulmani bugiardi”. Ovviamente tutti i filmati vengono copiati su video, in modo tale che anche chi non abbia internet possa vederlo. Penso che il giornalismo dei cittadini sia uno strumento molto potente che permette di non essere dipendenti dai media egiziani che non sono affatto liberi.

Interagite con i poveri, che poi essendo la maggioranza nelle province, hanno un enorme peso nelle tornate elettorali?

Certo, avendo spesso dei telefoni cellulari, nonostante le loro umili condizioni, gli insegniamo a fare i filmati e a scambiarli con altri.

É più pericoloso filmare gli eventi al Cairo o nelle province?

Al Cairo può essere più difficile che nel resto del paese perché ci sono i cosiddetti “cittadini onesti” che fermano la gente e controllano cosa fanno o filmano.

Parteciperete o boicotterete le prossime elezioni?

Se si svolgeranno come le ultime penso che i collettivi inviteranno la gente a non andare a votare.

Ti occupi solamente di collettivi o fai altre attività culturali?

Lavoravo nel cinema, ma non mi è piaciuto come i produttori hanno reagito alla rivoluzione, molti di loro hanno avuto paura per i loro soldi e hanno smesso di investire, solo una minoranza dei registi è anti sistema, la maggioranza è con i militari.

C’è qualcuno che sta facendo bei film sugli accadimenti degli ultimi anni ?

Il tema della rivoluzione è stato affrontato da alcuni registi, ma in modo eccessivamente aulico e naif. Mancano film che siano davvero capaci a far riflettere.

Saluto Ziyad e dentro di me penso che l’idea del giornalismo dei cittadini abbia intrinsecamente una forza immensa, ma che, in questa nuova fase della rivoluzione, la raffinata posizione terzista dei collettivi non sia molto radicata nel popolo egiziano. L’esigenza di sicurezza economica, come sociale e la voglia di laicità mi sembra aver polarizzato il panorama politico egiziano. Mi chiedo poi se il rifiuto dei collettivi di partecipare alle elezioni non finisca proprio per rafforzare questa situazione in cui si sta o con i Fratelli Musulmani o con i militari.

In un periodo in cui l’Egitto sembra bianco e nero sono comunque molto contento di aver trovato finalmente qualche sfaccettatura, qualche trama diversa che nel lungo periodo potrebbe creare geometrie assolutamente insospettate. Cammino verso l’hotel e decido che il sabato successivo, se sarà aperta, voglio provare a vedere la necropoli di Sakkara. Molti mi dicono che potrebbe essere pericoloso, ma il fascino di vedere il sito archeologico senza nessun turista attorno è più forte delle preoccupazioni. Mentre faccio queste riflessioni cammino e guardo le tranquille e ricche strade di Zamalek. Questo quartiere di vecchie ville ottocentesche e speculazioni edilizie borghesi, immerso in un’isola in mezzo al Nilo, mi ricorda vagamente alcune zone di Atene. Giorno dopo giorno le trame del tappeto cominciano a essermi sempre più chiare.

Leggi le puntate precedenti:

1) Rivoluzione d’Egitto

2) Il Cnl egiziano

3) Caos o rivoluzione?

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