5
ottobre
2024

racconti

Leopoldo Carlesimo
Una storia in tre parti

Passeggiata in montagna

«Sulla superficie del lago galleggiavano lastre ghiacciate. Era forse un po’ presto per tentare un’ascensione, la stagione non era ancora matura. L’orlo della vallata era incrostato di neve gelata e il piazzale era deserto...»

“No, mio dio, no! Non avresti dovuto farlo, cazzo!” Nel dirlo, Giuliana non sapeva se stesse parlando a se stessa oppure a lui. Sentì le lacrime rigarle il viso. Tirò su col naso, cercando di fermarle. Poi cedette e le lasciò colare, la bocca aperta, le labbra tremanti. Mescolandosi al terriccio che dopo la caduta […]

continua »
Andrea Carraro
Una storia di padri e figli

Solo una chiacchierata

«“Lei per quella rissa in mensa, oltre ai giorni d’isolamento e a tutto il resto, ha perduto anche lo sconto di pena…” “Starei già fori da 67 giorni”. L’operatore lo guarda, lui schiaccia la sigaretta con la scarpa di gomma...»

“Faccia entrare, agente… ” “Coletti dai sta a te!… ” “Tommaso Coletti…  –  dice lo psicologo penitenziario, congedando un vecchio ergastolano di Reggio Calabria con la faccia da ratto che tutti a Rebibbia chiamano Nonno. Poi comincia ad analizzare la cartella personale del nuovo detenuto, che si siede di fronte a lui nell’unica sedia disponibile […]

continua »
Attilio Del Giudice
Quattro flash narrativi

Quanto ai sentimenti

«Le mie parole, insomma, non so se sono state giuste, ma, che volete? Forse hanno aggiustato una drammatica traiettoria del destino...»

Fratellanza. Lui mi guardava, ma non diceva una parola. Raul è nero. I genitori vennero dal Mali sette anni fa. È intelligentissimo e a scuola va bene in tutte le materie, specialmente in Matematica, dove viene considerato quasi un genio. È un buon calciatore e al centro campo costruisce il gioco con talento e generosità. […]

continua »
Paquito Catanzaro
Un racconto sul raccontare

Cercando una storia

«Il narratore di Oak Park non è solo il suo scrittore è preferito, è il nume tutelare al quale si rivolge ogni volta che deve scrivere una storia. Stavolta gliene serve una da almeno dieci cartelle...»

Il ragazzo col taccuino di pelle vaga nel parco alla ricerca di una storia. Ha indossato le scarpe lucide e un trench nero che stringe in vita ma che si abbina con tutto. Prima di uscire di casa si è guardato allo specchio: i baffi sono ancora corti e sparuti, ma i capelli tirati all’indietro […]

continua »
Michela Di Renzo
La storia di un'ossessione

La cartella elettronica

«Mi risveglio e mi guardo attorno: sono a letto, in una stanza di ospedale, da sola, e sento un dolore tremendo alla pancia. Sollevo piano piano il lenzuolo e vedo spuntare dal mio addome due tubicini, pieni di un liquido verdastro...»

La luce al neon del box è così forte che pur tenendo gli occhi chiusi sembra di essere in pieno giorno e la barella dura come una roccia preme fastidiosamente contro la mia schiena indolenzita. Eppure è proprio ora, nel momento in cui cerco di isolarmi il più possibile dalle voci concitate delle infermiere, dal […]

continua »
Arturo Belluardo
In memoria di un "amico fragile"

Giorgio e Vasco

«Si era avvitato ridendo nel suo male. Dopo l’ultimo ricovero, se n’era andato a casa, non prendeva più nulla, un Tantum Rosa ogni tanto. Non era stoico, Giorgio, era disperato»

Sono decine, forse centinaia di migliaia ad accogliere la rockstar: Vasco arranca sulla passerella, indossa un ridicolo pastrano smanicato di pelle, ha sessantacinque anni ma ne dimostra ottanta, la voce è un biascichio quasi incomprensibile, impastata di psicotropia. Ed è gonfio, gonfio come un batrace, gonfio come uno di quei rospi dalla pelle allucinogena che […]

continua »
Leopoldo Carlesimo
Un racconto inedito

La zia pazza

Nell’ultimo periodo la sua pittura s’era fatta più astratta, più cupa. Aveva abbandonato le figure. S’era ridotta a vampate di colori forti, pennellate perentorie inferte su fondo nero. Aveva del tutto perso quel tocco minuzioso e impersonale che a me ricordava Bruegel il Vecchio

Non capivo perché volesse farmelo nudo. Quando avevo accettato, non mi aveva detto tutto. Così adesso mi ritrovavo in quella stanza, sotto il suo sguardo… Mi sentivo un po’ ingannato, preso in trappola. Non sapevo come uscirne. La zia ripeté: “Su, togliti i vestiti.” Ero seduto su uno sgabello, tre metri avanti a lei. Ancora […]

continua »
Attilio Del Giudice
Un racconto di gelosia

Vite diverse

«Arturo era un tipo geloso e s’era fissato che io ci mettevo le corne con Duilio, il falegname, che teneva la poteca vicino casa nostra. Ogni giorno usciva in mezzo il discorso su questo Duilio...»

Non ero tanto bella, però mi piaceva ballare e nella balera ci andavo il martedì che la padrona mi faceva smontare alle quattro e mezza. Là conoscetti Arturo, che non sapeva ballare, allora io ci imparai i primi passi. Lui voleva fare le schifezze con me, ma io non volevo perché all’epoca non si facevano […]

continua »
Michela Di Renzo
Un racconto inedito

Un giorno perfetto

«Durante il rinfresco la temperatura sotto il pergolato per fortuna si rivelò tollerabile: mentre sua sorella Livia rideva e scherzava con Davide, Anna ogni tanto si alzava e andava a controllare che ai tavoli degli ospiti non mancasse niente...»

Anna si affacciò al balcone e guardò in alto, verso il cielo, dove alcuni nuvoloni grigi si stavano addensando minacciosamente. “Mi sa che stavolta le previsioni del tempo ci hanno azzeccato” pensò. “Probabilmente dopo la cerimonia inizierà a piovere”. Del resto la giornata era eccezionalmente calda per essere una domenica di metà maggio, con temperature […]

continua »
Giuliana Vitali
Un quadro napoletano

La signorina Cetta

«La veste nera e corta della signorina Cetta delineava l’ossatura piccola e i fianchi sformati. I capelli lunghi lattiginosi con qualche striscia nera le scendevano sul volto rugoso e incipriato con gli zigomi rosati...»

La signorina Cetta abitava in un seminterrato in Via Pigna all’Arenella nel palazzotto abusivo in cemento rosso costruito negli anni Ottanta attaccato al terrapieno fangoso della collina. Le strette bocche di lupo davano sotto il parcheggio del gommista Salvatore e figli limitato da un alto cancello verde che separava la proprietà dai ripidi tornanti della […]

continua »