Leopoldo Carlesimo
Una storia sulle trasformazioni di Roma

La lavanderia

«Le tre sorelle invecchiarono e anni dopo la lavanderia fu rilevata da una famiglia di cingalesi. La grigia e la rossa sparirono. Ma la bruna, la più giovane, tornò. Era ancora in età da lavoro, lei, e non aveva perso il suo aspetto da monaca»

Da quando abito nel quartiere, c’è sempre stata una lavanderia in Largo Brancaccio. Affaccia sul breve tratto di raccordo che da Colle Oppio biforca su Via Lanza, scendendo verso la Suburra e i Fori. Vent’anni fa era tenuta da tre sorelle. Tre donne mature, tra i quaranta e i cinquanta. La più anziana – capelli […]

continua »
Leopoldo Carlesimo
Una storia inedita

Turno di notte

«Lui si svestì più svelto che poté. Ammucchiò in terra tutta la sua roba (l’unica sedia della stanza era ingombra dei panni di Bea): stivali da lavoro, giacca a vento, tuta, calzamaglia, casco e quando fu nudo la raggiunse sotto la trapunta imbottita...»

Parve tutto tranquillo fino a mezzanotte, quando staccò per la pausa. Non si fermò a mangiare con gli altri. Ritirò al banco il panino che s’era fatto preparare, uscì di mensa e guidò difilato fino alla zona alloggi. Traversò tutto il campo lungo la direttrice principale che dall’area più elevata dei servizi comuni – mensa, […]

continua »
Leopoldo Carlesimo
Una inedita storia metropolitana

Il finto zoppo

«Era un tardo pomeriggio invernale, già buio. Dopo un po’ che m’aggiravo per quello strano quartiere, trovai finalmente il portone giusto e stavo per entrare, quando dall’altra parte della strada, chi ti vedo? Lo zoppino»

Ha un’aria talmente umile, laggiù sul lastrico del marciapiede. I lineamenti gracili e minuti e quella spalla tanto più bassa dell’altra. Il dorso è curvo, la pelle di un colorito olivastro. I capelli – folti e neri – sempre spettinati. Non è di qui, forse rumeno o albanese. Parla con accento straniero un italiano scarno […]

continua »
Leopoldo Carlesimo
Una storia d'acqua e lavoro

L’ultimo ballo di Furio

«Subito dopo pranzo il Cinghiale lo convocò di nuovo. Un colloquio a quattr’occhi, stavolta, in quella stanza piccola e surriscaldata che era il suo ufficio da campo, tra pile d’incartamenti polverosi, tute da cantiere, stivali infangati...»

Non ne intuì subito la gravità. Quando Linaldo interruppe la riunione, Furio pensò solo a una seccatura tra le tante, una delle venti o trenta che gli piovevano sulla scrivania tutti i giorni. Non ascoltò neanche fino in fondo quel che aveva da dire. Dopo le prime parole credette d’aver capito, lo liquidò brusco con […]

continua »
Leopoldo Carlesimo
Passeggiata in montagna/3

L’ultima lite

«Attorno ai masi vecchi contadini falciavano prati in forte pendenza bordeggiati di boschi. Aria gelida, finissima, scendeva dalle vette del versante nord. Non fosse stata in pena per quel brutto avvio di week-end, avrebbe riso dell’ingenuità di lui...»

Non era mai stata una donna gelosa. E allora cos’era accaduto la sera prima, perché quella scena? E gelosa di chi? Erano in macchina, quasi alla svolta. Lui guidava taciturno. L’ampia Valle Aurina si distendeva dinanzi a loro, i fianchi ancora innevati in altura, ma già verde, lussureggiante e ricca d’acqua sul fondovalle. Tarda primavera, […]

continua »
Leopoldo Carlesimo
Passeggiata in montagna/2

Marco e Giuliana

«Giuliana, sotto, conversava con Hilde. L’italiano stentato di quella donna, congiunto alla sua bella faccia montanara, dura e priva di trucco, intarsiata di rughe, le avevano sempre ispirato un’istintiva simpatia»

Dopo cena, Hilde e Rudi si fermarono a chiacchierare. La malga era semideserta. In bassa stagione, quando non erano troppo occupati con la folla dei clienti ordinari, usavano intrattenersi con gli habitués prima di sparecchiare. E loro due – Marco e Giuliana – habitués lo erano eccome, frequentavano da anni quella vecchia baita appena a […]

continua »
Leopoldo Carlesimo
Una storia in tre parti

Passeggiata in montagna

«Sulla superficie del lago galleggiavano lastre ghiacciate. Era forse un po’ presto per tentare un’ascensione, la stagione non era ancora matura. L’orlo della vallata era incrostato di neve gelata e il piazzale era deserto...»

“No, mio dio, no! Non avresti dovuto farlo, cazzo!” Nel dirlo, Giuliana non sapeva se stesse parlando a se stessa oppure a lui. Sentì le lacrime rigarle il viso. Tirò su col naso, cercando di fermarle. Poi cedette e le lasciò colare, la bocca aperta, le labbra tremanti. Mescolandosi al terriccio che dopo la caduta […]

continua »
Leopoldo Carlesimo
Un racconto inedito

La zia pazza

Nell’ultimo periodo la sua pittura s’era fatta più astratta, più cupa. Aveva abbandonato le figure. S’era ridotta a vampate di colori forti, pennellate perentorie inferte su fondo nero. Aveva del tutto perso quel tocco minuzioso e impersonale che a me ricordava Bruegel il Vecchio

Non capivo perché volesse farmelo nudo. Quando avevo accettato, non mi aveva detto tutto. Così adesso mi ritrovavo in quella stanza, sotto il suo sguardo… Mi sentivo un po’ ingannato, preso in trappola. Non sapevo come uscirne. La zia ripeté: “Su, togliti i vestiti.” Ero seduto su uno sgabello, tre metri avanti a lei. Ancora […]

continua »
Leopoldo Carlesimo
Un racconto inedito

Cena in famiglia con piscina

«...Poi qualcosa doveva essersi inceppato nel suo cervello o nei suoi dintorni. Le olimpiadi erano sfumate. Possibile conseguenza dell’interruzione degli allenamenti, gli piombarono addosso alcuni chili di troppo e una stempiatura precoce»

Cena in famiglia con piscinaLi ammutolì tutti, quella scena. Se mai vi fu dell’audio in sottofondo, qualcuno ebbe cura di ruotare la manopola e azzerarlo. Ripensandoci, dovettero certamente esservi grida, movimento. Ma chi osserva i fatti dall’esterno non li coglie. Coglie solo l’immagine plastica, necessariamente priva di suono, della donna in piedi dentro la vasca, […]

continua »
Leopoldo Carlesimo
Parole e ombre/3

Due primitivi

«Tobia si presentò all’ora dell’aperitivo strappandomi a un crocchio d’infettivologi e mi offrì un drink sulla magnifica terrazza dell’albergo affacciata sull’Atlantico»

Immagine di Helo Ha un’aria quasi felice, in mezzo a tutte quelle donne. Lo sguardo vacuo, velato di demenza senile. Capelli candidi e fini che alle sue spalle Nuria, una splendida ragazza nera alta e magrissima, pettina con riguardo rispettoso. Accoccolata tra le sue ginocchia Haya, la più giovane dell’harem, lo sta sbarbando. Altre ragazze […]

continua »