26
luglio
2024

racconti

Flavia Ganzenua
Parole e ombre/16

Le cose che ho di lei

«Sono una femmina che va con altre femmine, che ne mangia e si fa mangiare il cuore, so di letti e lenzuola sfatti e so di nido e di latte. Nessuna fede è abbastanza larga o stretta, nessuna resiste tanto a lungo da lasciare il segno, un’aureola, intorno alle dita»

Fotografia di Lara Garofalo —– Ho gli occhi chiari di mia madre, il loro stesso colore, ma più distanti l’uno dall’altro, due fessure, e tenuti sempre giù, in basso, a scovare piste e tracce, a stanare passi e impronte, come affondano nel terreno e cedono via via alla stanchezza e alla resa, perché io sono […]

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Vins Gallico
Parole e ombre/15

Fuga di notizia

«Ecco laggiù un varco, sembrerebbe. E invece è soltanto l'illusione ottica. Non c'è nessun passaggio. L'uomo e il padre sbirciano attraverso la protezione. Per un istante l'uomo ha sperato di trovare l'anello che non tiene, quello della poesia di Montale»

Fotografia di Alessandro Romagnoli —– I vecchi a un certo punto tornano bambini e, superato quel crinale, bisogna trattarli come tali. Bisogna imboccarli, lavarli, rassicurarli, cambiarli, guidarli, a volte bisogna anche prenderli in braccio o sulle spalle. Probabilmente Enea non pensò tutto questo mentre la città gli bruciava alle spalle, ma agì d’istinto, spronato dall’urgenza e […]

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Marco Rinaldi
Parole e ombre/14

Il mio papà

«Quando il mio papà si mette le dita nel naso la mamma gli fa gli occhi da pazza, ma lui c’è abituato. Di solito, nel naso ci mette il mignolo, ma se serve va su pure col pollice, tanto lui c’ha il naso bello largo e se lo può permettere»

Fotografia di Zhanna Stankovych —– Il mio papà fa tante puzzette perché c’ha i diverticoli, che è lì che l’aria si gonfia e poi certe volte diventa puzzolente, che è per quello che si chiamano “le puzzette”. Lui le fa fredde o calde, quelle calde puzzano, quelle fredde no, e lui ce lo dice prima: […]

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Arturo Belluardo
Parole e ombre/13

Psicopompo

«Mi manca. Tuo padre mi manca. La notte la mia mano lo cerca e lui è lì che russa. Apro gli occhi e non lo trovo. Chiudo gli occhi e ride. Come quando beveva tre Peroni. Si asciuga la bocca con il dorso della mano e ride»

Fotografia di Roberto Cavallini —– Questo è il primo Natale che passiamo senza mio padre. Ci siamo radunati tutti attorno a mia madre, a questo mucchietto d’ossa superstiti. Strano che tra lui, torreggiante ed egoista, e lei, sassolino implume e fumante di acido borico, sia morto prima lui. Una botta secca e malignazza, da far […]

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di Fabrizio Patriarca
Parole e ombre/12

Di Roma e altre piogge

“Poi venne la pioggia dei viaggi, pochi all'inizio ma belli da far tremare, e di quel bacio alla fermata del 671, quello che t'avrebbe saldato alla memoria i caduti della Montagnola»

Fotografia di Marco Marassi —– E non ricordavi nulla, la pioggia era soltanto scroscio di tamerici salmastre e rigagnolo su volti silvani, memoria o coincidenza di pose decadenti, con qualche goccia petrarchesca, innocui temporali marinisti, e una pozza di storie tremende, anche tremendissime, sulle insidie dei rovesci, del fortunale infausto, che adesso cominciavano con un […]

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Mara Ribera
Parole e ombre/11

Mastectomia

«Potrei aggravarmi, potrei ritornare in quell’inferno impossibile da dimenticare, prima delle moderne terapie che mi hanno promossa al purgatorio della sopportabilità»

Fotografia di Valeria Gradizzi —– Il giorno che mi hanno diagnosticato un carcinoma alla mammella, si disputavano gli europei di calcio. Udivo gli italiani esultare, nelle case e nei bar, per i goal degli azzurri. Due a zero per noi: la vittoria. Io invece ero stata sconfitta. Bastonata per bene dalle cellule del mio corpo, ancora […]

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Mariagiorgia Ulbar
Parole e ombre/10

Ventilate stanze

Fotografia di Alessandro Arrigo —– Ventilate stanze all’istante dell’incontro infante io tu infante nastro infinito del gioco eterna rotta verso il polo anche l’oceano è placato a volte e un pesce piccolo salta, d’oro. Mariagiorgia Ulbar è nata in Abruzzo. Ha pubblicato la raccolta poetica I fiori dolci e le foglie velenose (Maremmi 2012), la silloge […]

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Claudia Colaneri
Parole e ombre/9

Telo racconto

«Così Nico metteva il telo sul tavolino della sua cameretta, si infilava sotto con la torcia che gli aveva regalato il nonno e cominciava a raccontare. Il suo pubblico era composto da due pupazzi di Stanlio e Ollio, un orsetto e un dinosauro Rex»

Fotografia di Vera Castellucci —– “E poi che è successo?”. “Eh, quante cose vuoi sapere…” sospirò la nonna. “Allora prendi il telo.” Sotto al telo si poteva dire tutto. “Ora no.” “Ma perché?” La nonna non rispose. Nico andò a fare pipì. Aveva otto anni e gli sembrava già molto tempo che la faceva in […]

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Simona Baldelli
Parole e ombre/8

Punto di ripristino

«Aveva imparato a barare con se stesso, a dilatare la conta in mille maniere, a considerare non solo la strada dietro l’angolo, ma le perpendicolari e parallele dove, magari sul manifesto di una pubblicità, trovava il cane»

Non voglio morire. Si avvicinò di più allo schermo e lesse le parole una seconda volta. Non voglio morire. Luccicavano come gocce di sangue sul resto della pagina. E parlavano chiaro. Ma non ricordava di averle scritte. Ripensò a quel che aveva fatto dopo aver acceso il computer. Aveva fatto qualche giro di Mahjong Titans, […]

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Daniela Matronola
Storie di ordinario dolore

Liquor

«Aspetta lo stesso morso tagliente. Si aspettava che tutto si risolvesse in una sensazione felpata, tattile, e invece l’ingresso dell’ago tra L4 e L5 risulta fin dall’appoggio vivo da impazzire»

Nello studio la musica non rimbalza, solo perché è intrappolata nelle cuffie. Anche ora che se le è tolte e gli stanno in grembo mollate dalle mani tremanti fuoriesce un suono flebile, niente a che vedere col picco di volume in cui si avvolge ogni giorno, di sera e all’alba. In cui era avvolto fino […]

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