Luigi Annibaldi

Supermen

Illustrazione di Sandro Sanna

° ° °

Dart Fener, Voldemort e Dracula si avvicinano minacciosi. Dart Fener è armato di manganello. Il padre fa il poliziotto. Deve averglielo chiesto per la festa. Il padre poliziotto non credo abbia capito che la “festa” sono io.

Voldemort invece della bacchetta magica di plastica, in dotazione con la marca del suo costume, agita in mano un mattarello di legno della madre, professionista pasticcera. Che gliel’ha rubato ne sono certo. Dracula non ha niente in mano. Il suo simbolo sono i denti aguzzi. Si è fatto fare una dentiera in perfetto stile transilvano dal fratello odontotecnico.

Superman non ha armi. Ha se stesso, la sua forza, la sua ultra-terrenità. Si dice così? Mentre ci penso Dart Fener alza il manganello da poliziotto. Di sicuro l’intenzione è colpirmi sulla faccia. Superman certe cose le capisce al volo. E non sbaglia.  BAM. E sono a terra.

Certo a Superman un manganello gli farebbe male come un grissino sull’acciaio. A me il grissino mi fa volare un incisivo.

— Ehi, Voldemort guarda! A Superman volano anche i denti!

Voldemort non ride, sta nella parte. Invece Dracula ride, ride tanto. Forse perché vuole mostrarmi meglio i denti, per farmi paura. Ma Superman non ha paura.

— Rifi rifi, che hai la fenfiefa come i fecchi — dico con una forza in più che mi viene dal petto e un incisivo in meno. BAM. Sono già a terra e il mattarello di Voldemort ha peggiorato la situazione. Anche l’altro incisivo vola.

Seguo la traiettoria. Sono affascinato. In televisione ho sentito che quando hai l’adrenalina in corpo vedi tutto al rallentatore, per una questione di sopravvivenza primordiale che non so spiegare. E al rallenty vedo il dente che dalla mia bocca lento lento vola, manco farlo a posta, verso Dracula che non ha il tempo di scansarsi. Forse Dracula non ha l’adrenalina in corpo. Se l’avesse potrebbe schivare il dente teletrasportandosi. Ne ricava una patacca di bava rossa sul costume che il fratello gli ha preso a nolo da Bliz. Tutto il fratello gli fa.

Dracula guarda la chiazzetta sul costume. Ora s’arrabbia, dice  Supeman. E infatti. Dracula si avventa su di me con i canini in vetroresina e BAM-BAM.

— Ehi!

Sento urlare il bidello dall’altro capo del corridoio. È vestito da sceriffo. Quell’anno anche bidelli e professori hanno fatto onore al martedì grasso. Da quanto ne so è stata la prima e l’ultima volta.

Alla vista del tutore della legge i tre villani se la svignano urlando le solite cose: non finisce qui, ci rivedremo, guardati le spalle Supermen de ‘sto cazzo.

Lo sceriffo corre verso di me, mi tira su, mi vede senza incisivi, più due buchi nel braccio che ho usato come scudo.

— Guarda qui — dice lo sceriffo mordendosi il cappello.

Sandro SannaDracula è riuscito a forarmi il costume di Superman. Superman lo sa che il fratello di Dracula ci sa fare coi denti. Il sangue esce dai buchi sul costume e io invece di sentire dolore penso che metà della mia classe va dal fratello di Dracula quando si rompono i denti accidentalmente a ricreazione.

“Accidentalmente” è la parola sbagliata dice Superman. La parola giusta è “associazione”. I tre villans a scuola spaccano i denti ai fregnoni e il fratello di Dracula si compra la moto.

— Faffie fefiffo — dico col sangue sulla bocca che sembro io Dracula.

— Che cazzo! Chi erano?

— Non faffio la sfia. Fufevman le fifolve da folo le queffioni.

La descrizione delle maschere che lo sceriffo fa al preside vestito da Albus Silente non serve a niente e non li beccano, anche perché quei tre sono cattivi astuti, hanno i costumi di ricambio nascosti nel gabinetto.

Papà arriva, mi guarda e s’incazza. Mi prende per il braccio bucato e mi porta lontano dagli occhi dei professori.

— Così gli fa male… — sento dire alla cicciona di matematica vestita da gattone con gli stivali alla strega di inglese vestita da strega.

Una volta lontani dagli sguardi di tutti sbotto con tutte le f al posto sbagliato che è tutta colpa del costume e di mamma che mi ha voluto prendere quello che costava meno. A sentire tutto quel farfuglio papà si ferma. Dopo Dart Fener, Voldemort e Dracula papà sente che è il suo turno.

Con la mano papà mi afferra la S sul petto e mi tira su fino alla sua faccia. Non sento più il pavimento sotto i piedi. Muovo le punte degli stivali nel vuoto, sento il mantello frusciare dietro di me. Sto volando. È… è una sensazione che non so descrivere se non con le lacrime. Il naso di papà e il mio si toccano. Col senno di poi credo che mio padre abbia frainteso le mie lacrime.

BAM. Uno schiaffone.

— Il mondo è fatto di mettìnculo e di pigliànculo. Hai capito? D’ora in avanti scegli meglio a quale categoria vuoi far parte. Hai capito?

— Fi fafà. Meffìnfulo o pigliànfulo.

BAM. Altro schiaffone.

Mi mette giù. Atterro proprio come fa Superman dopo aver sconfitto il nemico alla fine della storia: atterra morbido, un po’ malconcio.

* * *

luigi annibaldiLuigi Annibaldi è scrittore e autore di performance. Ha frequentato la scuola di scrittura Omero e, nel 2013, ha pubblicato la raccolta di racconti Sushi pin-up.

sannafotoSandro Sanna nasce a Macomer, in Sardegna, nel 1950, vive a Roma dal 1965. Ha preso parte a numerosissime mostre e rassegne internazionali. Maurizio Calvesi definisce così l’artista: “Sanna è un pittore astratto non perché abbia eliminato gradualmente la pittura, ma perché il suo immaginario è quello appunto di un universo vergine, dove nessuna figura ha ancora stampato la propria ombra e dove il principio della vita aleggia nella sua misteriosa, pura essenza”.