Ogni cosa al suo posto
Illustrazione di Aurelio Bulzatti
La vedova Binetti era una donna soddisfatta di sé. Dal matrimonio con un ufficiale di artiglieria non erano nati dei figli, ma la sua propensione all’ordine aveva dato un senso al fluire dei giorni. Abituata a non dipendere da nessuno, la signora aveva una precisa disciplina di vita: mangiava poco, rifuggiva dagli alcolici, camminava un’ora tutte le mattine nel parco cittadino, la sera dormiva serena con il semplice aiuto di una camomilla.
Alla sua vita non chiedeva più di quel che già avesse: la compagnia di qualche vecchia amica e di un cagnolino che una di loro aveva insistito per regalarle quattro anni prima. L’amatissimo botolo, di carattere nevrile come tutti i terrier, era stato convenientemente educato. Non sporcava, non abbaiava, mangiava di buon appetito il macinato e il merluzzetto surgelato comperato apposta per lui, non saliva sul divano e men che meno sul letto. Beniamino – detto più sbrigativamente Nino – era ligio al dovere come un cadetto dell’accademia militare. “E’ un cane che sa fare il cane” si compiaceva la vedova Binetti.
Per espletare le proprie funzioni corporali Nino aspettava di guadagnare il largo marciapiede che circondava il grosso palazzo di stile razionalista. Da creatura ordinata e ligia all’ordine, la signora Binetti tirava fuori di tasca un sacchettino di plastica, raccoglieva le deiezioni del proprio animale e le depositava nel cassonetto più vicino, con il soddisfatto piacere di sentirsi una buona cittadina.
Peccato che negli ultimi tempi la passeggiatina serale di Nino ponesse qualche problema: il cane non amava il passaggio – disgraziatamente assai frequente – di certi individui diretti alla nuova stazione della metropolitana, inaugurata dopo un decennio di lavori. Gente malvestita, probabilmente senza fissa dimora, esseri che a Nino non piacevano e verso i quali emetteva ringhi continui, bassi, minacciosi, perfettamente intonati allo stato d’animo della sua padrona, inorridita da quell’inopportuno via vai, che giudicava nocivo per il decoro del quartiere.
Inutilmente la vedova Binetti aveva telefonato al Municipio cui apparteneva, segnalando più e più volte la presenza di creature indesiderabili, che avevano la disdicevole abitudine di frugare nei cassonetti in cerca di cibo. Nessuno le aveva dato retta. E così, sera dopo sera, la signora sentiva crescere il suo malumore e il suo fastidio. Se avesse avuto un cane grosso e feroce, di certo lo avrebbe scatenato contro quegli sconosciuti che razzolavano fra la spazzatura. Ma Nino arrivava a malapena a dieci chili di peso, e dunque nulla poteva contro quei topi di fogna.
Pure, una sera la signora Binetti riuscì finalmente a regalarsi una piccola vendetta: mentre un ragazzo frugava fra i rifiuti, profittò del coperchio sollevato del cassonetto e vi gettò dentro il sacchetto con la cacca di Nino, che invece di chiudere con un nodo, aveva lasciato aperto. Sveltamente si riavviò verso il portone, trascinandosi dietro il botolo ringhiante. Mentre chiudeva il cancello dietro di sé, udì un’imprecazione in una lingua sconosciuta. Forse romeno, o serbo, o ucraino. Sorrise, soddisfatta. E decise che quella sera, per dormire, non era necessaria la camomilla.
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Patrizia Carrano è nata a Venezia ma vive e lavora a Roma. Ha scritto per il teatro e la televisione. Ha pubblicato 17 libri: alcuni saggi ( fra cui Malafemmina la donna nel cinema 1taliano, Rimini 1978 e la biografia di Anna Magnani, Milano 1981) alcuni romanzi storici (Illuminata, Milano 2000 che racconta la vita di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureata nel mondo). Come giornalista ha scritto per Sette, il magazine del Corriere della Sera , Elle, Amica e altre testate.
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Aurelio Bulzatti è nato ad Argenta (Fe) nel 1954. Negli anni Settanta frequenta l’Accademia di Belle Arti a Bologna, in un clima fortemente condizionato dall’arte Povera e Concettuale.L’anno della sua formazione artistica è l’81 a Roma, dove entra in contatto con gli artisti della galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis. Accomuna questi artisti l’interesse per il ritorno alla pittura, l’immagine evocata, la tecnica e il mestiere del dipingere. Bulzatti ha partecipato alle maggiori rassegne nazionali (Biennale di Venezia, Quadriennale di Roma). Attualmente vive e lavora tra Roma e Bologna.