Gianluca Barbera

Cani infernali

Illustrazione di Matteo Basilé

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Tuta e scarpe da ginnastica. Cammino sciolto, senza gravità. Come nuvole estive. Billo mi trotterella accanto. È un mercoledì sera di fine settembre. Torno da una passeggiata in collina. All’orizzonte, svetta la Montagnola, ammantata di boschi cedui. Nulla lascia presagire ciò che sta per accadere. Spingo il cancello. Entro nel cortile del residence. Su un lato, una recinzione guarnita di oleandro. Lancio un sassolino. Billo si lancia all’inseguimento. Mentre costeggiamo la recinzione, di colpo si scatena l’inferno. Un abbaiare assordante. I cani dei vicini, due rottweiler. Ogni volta che passiamo di lì si avventano contro la rete. Come diavoli. E ogni volta Billo ha un soprassalto. Devono essere infastiditi dal suo odore. Tranquillizzato dal mio contegno, Billo riprende a scodinzolare. Ma questa volta i due rottweiler si aprono un varco. Nella parte bassa, la maglia a nido d’ape è allentata. Scavando frenetici, riescono a passare sotto. E prima che io possa reagire si avventano su Billo. Affondando i denti, lo trascinano verso la recinzione. Dopo un attimo di stordimento, mi precipito urlando, sbracciandomi. Uno dei due molla la presa e mi si avventa contro, azzannandomi il polpaccio. Arretro spaventato. Avuta partita vinta, il cane ripiomba sulla preda. I rottweiler fanno passare il barboncino, che guaisce come un pazzo, sotto la recinzione. Una volta di là, lo finiscono con comodo. In pochi minuti, di Billo non rimane che una carcassa sanguinolenta. Parecchie finestre si sono spalancate. Qualcuno si affaccia. Fa domande. Uno che conosco scende in cortile. S’informa se sto bene. Poi corre a telefonare. I padroni dei cani, due tossici arcinoti al commissariato, si affacciano da una finestra. Placidi, richiamano i cani. Poi, escono reggendo un paio di guanti da giardino, una scopa, una paletta, un sacco. Con gesti misurati ci ficcano dentro Billo, vengono a posarlo ai miei piedi e se ne vanno, lasciandomi impietrito…

Qualcuno ha scritto che vita e sogno sono pagine di un medesimo libro. Vita è quando leggi seguendo l’ordine di apparizione. Sogno quando apri il libro a caso. Sempre più spesso mi accade di aprire quel libro a caso. E finisce che non so più cosa ho sognato e cosa è accaduto. Nei giorni che seguono ho la febbre, nottate di incubi infetti. A scuola, sono distratto. I ragazzi se ne accorgono e ne approfittano. Vengo convocato in presidenza e redarguito.

cani infernaliHo iniziato a perlustrare Internet, in cerca di un modo per pareggiare i conti. Naturalmente, senza che si possa risalire al sottoscritto. Compito non facile, anche perché la stampa locale si è sbizzarrita. Interviste. Foto del sottoscritto. Di Billo. I più crudi dettagli. Tutto. Da allora, i due tossici non cessano di perseguitarmi. Se ne stanno appostati in giardino. M’insultano. Mi spiano. Spesso, nel cuore della notte odo squillare il telefono. Non ho prove ma so che sono loro. Sento il loro respiro catarroso. I loro bisbigli allusivi.

Mi sono imbattuto in un sito. Vuoi far fuori il cane del tuo vicino che non ti fa chiudere occhio? Preparagli un bel bocconcino letale. Segue ricetta: impasto di carne tritata e vetro in piccoli frantumi, confezionato in “appetitose” polpette. Una morte sicura. Atroce. Per emorragia interna.

L’articolo continua: Queste polpette sono adatte anche contro gatti randagi, colonie di gazze, uccelli rapaci, sempre più presenti nei contesti urbani.

Se avvelenassi quelle bestiacce, equivarrebbe a metterci la firma. Ma la saga dei veleni continua. M’imbatto in un sito che spiega come procurarsi cianuro o stricnina. In alternativa, del Methomyl, insetticida che qualsiasi contadino conserva in cantina. Pochi milligrammi e il gioco è fatto. E poi una scelta sterminata di sostanze letali acquistabili nel reparto giardinaggio del supermercato di fianco a casa. La metaldeide, ad esempio, un lumachicida usato negli orti. Un paio di cucchiaini da caffè e il cane del vicino smette di rompere le scatole. Per sempre. Oppure, il buon vecchio metodo del colpo di fucile. Ma per questo si deve possedere un fucile. Inoltre è rischioso. Facile arrivare al colpevole. E poi c’è la polpetta con succo di dieffembachia. Paralizza le corde vocali, senza uccidere l’animale. Anticamente, era usata per gli schiavi troppo loquaci.

Ho scoperto che c’è tutto un mondo di cultori. Un paio di volte al giorno passo davanti alla recinzione. Per sfidare i cani. Studiarli. Loro sembrano aver fiutato il pericolo. Si sono fatti meno aggressivi. Più guardinghi… Ho anche pensato di farli impazzire con gli ultrasuoni, a poco a poco. Ma ci sono controindicazioni per la salute di cardiopatici e bambini…

Pattugliando il web, mi è parso di riconoscere in Anubi i due cani. Anubi, testa di canide, guardiano dei morti. La testa è nera per alludere alla putrefazione, al bitume impiegato nella mummificazione, ma anche al fertile limo. E poi Ipos, potente principe dell’inferno con trentasei legioni di demoni sotto il suo comando. Infine, i più terribili di tutti. Uro e Ura. Demoni della vendetta. Matrici ultime di ciò che è in quanto è, e di ciò che non è in quanto non è.

Alla fine ho scelto un altro metodo. Piuttosto ingegnoso. Ho approfittato del giorno di spurgo. Il cancello della villa è aperto. Con una bistecca ho attirato i cani. Li ho fatti salire nel bagaglio del Suv e mi sono affrettato a chiudere il portellone. Ho guidato veloce verso il casale che possiedo sull’altro versante della Montagnola, incurante dei loro latrati, dei tentativi di saltare nell’abitacolo (ho preso le debite contromisure). Ho chiuso la macchina in garage. Col motore acceso. E ho lasciato che il gas di scarico producesse i suoi effetti. Ho seppellito i corpi in giardino. Ma gli incubi continuano.

Questa sera attendo a cena Elide. All’ultimo, telefona per dirmi che ha mal di testa. Ceno da solo e bevo a dismisura. Guardo un film dell’orrore. Poi, verso le dieci e mezzo, sento battere alla porta. Quasi un raspare. Guardo dallo spioncino. Nulla. Attendo dieci minuti. Poi apro. Con cautela. Me li trovo di fronte. Sono loro. Nessun dubbio. Lo capisco dagli occhi. Infernali. Due divinità vendicatrici. Uro e Ura. Venuti a punirmi per la mia hýbris.

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gianluca barberaGianluca Barbera, nato a Reggio nell’Emilia nel 1965, è direttore editoriale di una propria casa editrice. È autore di saggi e racconti usciti su riviste letterarie. Ha scritto articoli di attualità e cultura apparsi sul Corriere della Sera e Il Giornale. Nel 2014 ha pubblicato il romanzo Finis Mondi per l’editore Gallucci.

Matteo Basilé fotoMatteo Basilé (1974) vive e lavora a Roma. Inizia la sua carriera a metà degli anni ’90 ed è tra i primi artisti in Europa a fondere arte e tecnologia, utilizzando le nuove possibilità offerte dal digitale. Il suo lavoro mostra una straordinaria capacità di situarsi tra il grottesco e la bellezza, tra il naturale e l’artificiale, esplorando in immagini che coniugano manierismo tecnologico e sensualità pittorica la multiforme complessità dell’essere umano. Tra le mostre: Apparitions – Mart di Trento e Rovereto (2006); The Saints are coming – Pack Gallery di Milano (2006); Italia, 1980-2007 – Vietnam National Museum of Fine Arts di Hanoi (2007); Landing – Galleria Guidi&Schoen, Genova (2012). Ha ricevuto il New York Price della Columbia University nel 2003. Ha recentemente realizzato l’immagine guida dell’Estate Romana 2015.