Franz Krauspenhaar

Addio amore

Illustrazione di Stefania Fabrizi

Che hai, Alex? Si chiese. Sua moglie Solange meritava un uomo migliore? No. Era perfetto lui, come lo era lei, perché nell’amore ci si crede o non ci si crede, è una religione seria che rende perfetti. E lui, arrivato a 38 anni, si considerava ancora un bambino cresciuto, con certe freschezze del carattere che lo rendevano meno vano di altri pseudogiovani. Lo sapeva di non essere più fresco; alla sua età s’era considerati ancora dei ragazzi ma solo a seconda del mestiere che facevi o ti negavi di fare. Lui, come tanti della sua generazione, non aveva un impiego stabile e dunque nessun vero mestiere. Saltava da una consulenza all’altra. D’altra parte era Solange quella solida. Non che lavorasse, solo che i suoi genitori, di origine brasiliana, erano gente che poteva cambiare le sorti di più di un avvenire.

“Perché mi hai convocato qui?” domandò lui sedendosi a un tavolino del Mac di Corso Europa. Lei aveva sette anni di più, ma sembrava più giovane. Non bella secondo i nostri canoni, ma sensuale. Una bruna, vestita con studiata ineleganza e un tocco di volgarità anche questo studiato. Alex se ne era innamorato per quel mix, solo più tardi aveva aggiunto al piatto già ricco l’idea dei soldi che avrebbero ereditato.

disegno fabrizi

“Perché è comodo per te.”

“Che carina. Allora dimmi”. Era un mese che i due non facevano più l’amore. Alex si toccò i lunghi capelli neri, estremamente curati. La sua maglietta verde militare con la scritta in bianco SOFTCORE MARINES faceva vedere soprattutto i grossi bicipiti.

Lei era nervosa ma dissimulava. Non presero niente, al Mc Donald’s bisogna ordinare alle casse e facendo la fila, e Solange non ci pensava proprio a una mossa così scomoda.

“I bar del centro mi mettono ansia,” disse lei, contraddicendosi.

“Dimmi allora.”

Era imbarazzata. “Andiamo via.”

“Da un po’ di tempo sei strana.”

“E tu no?”. Era una donna dolce, che talvolta ci metteva la bella aggressività dei tempi contemporanei. Fece tremare la voce, lui s’allarmò.

“Allora, parla!” Aveva perso la pazienza. Accese una Winston 100, tirò una potente boccata che gli fece venir voglia di vomitare.

“Amo un altro”, disse Solange. “Ma è una cosa strana.”

“Avete scopato?”

“Non lo so.”

“Non lo sai?”

“E’ una cosa strana, tesoro, che non ci si crede.”

“Tu ami un altro, me lo dici qui, seduti in questo cesso di posto, e… Me ne vado”, aggiunse, e s’alzò a fatica, perché lo spazio tra lui e il tavolino era sottile.

“Amore, non arrabbiarti.” Sembrava dispiaciuta. “E’ successo tutto stanotte.”

Alex si risedette.

“E’ un mese che non si scopa, a casa mia. Quindi, con quello te la fai da un mese.”

“Lo so che è una cosa incredibile. L’ho conosciuto stanotte, e non so se ci siamo amati.”

“Ti ha scopata mentre dormivi, ho capito.”

“No, non dormivo, ma non ricordo altro. Tutto è confuso, ma so che mi sono innamorata. Lo so, fino a ieri ero innamorata di te, e da stanotte di lui. Ti voglio un bene immenso.”

“Forse sei un po’ depressa, “disse lui, conformemente a quanto si afferma in questi casi. “Chi è, come si chiama?”

“E’ un uomo venuto da un altro mondo.”

Alex sorrise. “Anche necrofila, tesoro?”

“Non da un aldilà di cui non ci sono prove. Lui viene da un pianeta lontano. E’ un UFO.”

Alex si mise a ridere. “E’ verde? Assomiglia a quel tipo ritrovato mezzo secolo fa in America dai militari? Bel ragazzo. Un cesso così non lo potevi trovare in tutto il pianeta terra. Conosciuto su internet, immagino.”

“No, Alex, no. Non è come credi tu.” Guardò l’ orologio. “E’ tardi. Addio caro, ti voglio un bene dell’anima.”

Sparì nel nulla, come risucchiata dallo spazio in una specie di turbine. Nessuno se ne accorse, a parte Alex. Non la rivide mai più.

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Franz KrauspenhaarFranz Krauspenhaar (Milano, 1960) scrittore e poeta, ha pubblicato ad oggi 12 libri, tra romanzi, libri di poesie e un saggio narrativo. Tra gli altri, i romanzi Le cose come stanno (Baldini & Castoldi, 2003), Era mio padre (Fazi, 2008), L’inquieto vivere segreto (Transeuropa, 2009), Le monetine del Raphael (Gaffi, 2012). Le poesie di Franzwolf (Marco Valerio Editore, 2009), Effekappa (Zona, 2011), Biscotti selvaggi (Marco Saya Edizioni, 2012). Ha fatto parte per quattro anni della redazione del blog Nazione Indiana, ha co-fondato con  Fabrizio Centofanti nel 2007 il blog La poesia e lo spirito e nel 2010 la webzine letteraria Tornogiovedì

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FabriziStefania Fabrizi è nata nel 1958 a Roma, dove vive e lavora. Tipici della sua ricerca artistica sono personaggi ambivalenti e spaventosi, replicanti, alieni, eroi e criminali, atleti e lottatori. Con salde pennellate l’artista crea mosaici simultanei di personaggi presi sia dai fumetti sia dalla storia dell’arte, dal cinema di fantascienza come dalla cronaca, dando vita a un sistema iconico complesso e stratificato dove ogni tassello ha un valore allusivo. Ha esposto in numerosissime personali e collettive, in Italia e all’estero.