Dalla vita alle scene

Raffaele Viviani
Dalla vita alle scene
Prefazione di Armando Pugliese
144 pagine, 14 Euro
ISBN 9788899467067

«Va detto subito che, come autore, considero Viviani alla stregua di Eduardo, il primo, con i suoi lavori, incarna perfettamente la tragedia di Napoli, il secondo il dramma di quella città che mi ha dato i natali, per fortuna. Senza di loro ci saremmo fermati a Francesco Cerlone, a Antonio Petito, a Eduardo Scarpetta, ed avremmo potuto continuare a fare i Pulcinella per tutta la vita, per la gioia e la delizia dei denigratori di ogni parte d’Italia e del mondo, invece la natura ci ha regalato una storia drammaturgica che nessuna regione italiana può vantare».

Dalla prefazione di Armando Pugliese

Dalla vita alle scene fu pubblicato da Raffaele Viviani nel 1928. Si trattò, in sostanza, di un gioco; un vezzo tipico da attore di grande successo popolare. Del resto, la carriera di Viviani è abbastanza nettamente divisa in tre stagioni. La prima, fino al 1917 (testimoniata diffusamente in questo libro) è quella del varietà e del successo come comico alla maniera di Petrolini e altri divi dell’epoca. La seconda, subito dopo il 1917, fu caratterizzata dalla scoperta di una misura drammaturgica più complessa e durò fino ai primi anni Venti. Costretto dalla (momentanea) messa al bando del varietà dopo la disfatta di Caporetto, Viviani iniziò a comporre opere di straordinario stampo realista (‘O vico, Piazza Ferrovia, Scalo marittimo, ecc.) nelle quali rifuse i tipi che aveva già portato al successo nel varietà. La terza stagione, quella della maturità drammaturgica (Zingari, Pescatori, ecc.) coincise con l’ostracismo del regime fascista: che in lui detestava il profondo realismo e l’adesione a un modello sociale autenticamente popolare.

La colorita autobiografia che qui riproponiamo dall’edizione originale si occupa solo della stagione del varietà e della scoperta di una dimensione divistica internazionale sulla quale il Viviani dell’età matura in parte ricamerà. E a cui spesso guarderà con distacco. Ma si tratta di un documento il cui interesse travalica il teatro in senso stretto. Perché in queste pagine Raffaele Viviani racconta un’Italia autentica fatta di onesti lavoratori della scena e di altrettanto onesti spettatori popolari il cui profilo sfugge totalmente dai documenti ufficiali come dall’iconografia e dalla retorica del tramonto della Belle Époque e dell’ascesa del fascismo.

Raffaele Viviani (1888/1950) è stato uno dei massimi attori e autori di teatro napoletano del Novecento. Dopo essere stato un divo del varietà, inventò un genere realistico/popolare che si discostò totalmente dalla tradizione napoletana ottocentesca tipica di Eduardo Scarpetta e di fatto aprì la strada alla drammaturgia amara e dolente di Eduardo De Filippo.