I deliri del bibliofilo
Mirabilia di Carrieri
Tutta da riscoprire la ricca e artistica produzione editoriale dell’autore pugliese. Da edizioni minuscole, a cartelle in-folio contenenti grafiche originali, a sontuosi volumi d’arte tra i più ricercati dai collezionisti non solo italiani. Celebre e molto fruttuoso il suo sodalizio con Campigli
La figura di Raffaele Carrieri aspetta ormai da svariati decenni una giusta rivalutazione critica. Poeta, prosatore e critico d’arte d’eccezione, l’autore tarantino ha una bibliografia sterminata, contenente autentici gioielli editoriali, in quanto spesso si avvalse, per comporre i propri libri, della collaborazione di amici artisti. Diventa perciò difficile scegliere un titolo che rappresenti adeguatamente questo giramondo che visse l’esperienza di D’Annunzio a Fiume per poi stabilirsi a Parigi, nell’epoca febbrile delle années folles, frequentando i maggiori intellettuali dell’epoca, in particolar modo Picasso di cui divenne amico e modello. Carrieri tenne un’apprezzata rubrica d’arte dalle pagine della rivista «Epoca» dove, con leggerezza e un insospettabile spirito didattico, fece conoscere l’opera di parecchi pittori italiani.
Bisogna ricordare in particolar modo i libri allestiti con le illustrazioni dell’amico Massimo Campigli. Per rimanere in ambito poetico ci limitiamo a segnalare Poemetto a Campigli e la plaquette Il cigno lanciere, pubblicati rispettivamente dalle Edizioni del Cavallino nel 1943 e da Schwarz nel 1955. Ma il titolo più rappresentativo fu, senza dubbio, la raccolta intitolata Lamento del gabelliere, stampata da Toninelli nel 1945, che conoscerà qualche anno più tardi un’edizione incrementata per “Lo Specchio” di Mondadori, anche se priva delle illustrazioni di Campigli (di volta in volta le raccolte organiche figureranno in questo autorevole contesto). Il titolo inaugurava la collana “La rosa dei venti” e presentava due diverse tirature: una di 100 copie, con litografie colorate a mano di Campigli, e un’altra, di 129 esemplari con litografie in bianco e nero. Esiste inoltre una tiratura di testa comprendente 21 esemplari numerati in lettere, così suddivisa: 8 fuori commercio, 4 con un disegno originale e 9 con una litografia a colori. Il libro, arricchito da una persuasiva nota critica di Carlo Bo, si avvale di 150 pagine e misura cm. 32 x 26,5. Presenta camicia editoriale e custodia. Le dieci litografie originali a colori di Campigli, di cui tre a doppia pagina, sono state stampate al torchio da Piero Fornasetti. Si tratta di uno dei capolavori grafici del Novecento italiano, con quotazioni variabili a seconda della tiratura ma che, in alcuni casi, possono oltrepassare i 3000 euro.
Una parentesi a parte riguarda lo stesso illustratore di cui si dovranno citare perlomeno Il milione di Marco Polo, edito da Ulrico Hoepli nel 1942, contenente 30 litografie di cui 16 a piena pagina, stampate in 150 esemplari in nero, rosso e seppia, le Liriche di Saffo tradotte da Manara Valgimigli, pubblicate nel 1944 per le Edizioni del Cavallino in 125 esemplari, con 12 litografie, e Theseus di André Gide, edito da James Laughlin di New York e Heywood Hill di Londra nel 1949, contenente 12 litografie a piena pagina parzialmente colorate a mano con acquarello, in una tiratura di 200 esemplari numerati. I tre volumi furono stampati dall’Officina Bodoni di Giovanni Mardersteig a Verona mentre le litografie furono tirate da Piero Fornasetti, con l’eccezione delle Liriche di Saffo, realizzate nella stamperia veneziana delle Edizioni del Cavallino.
Tornando a Carrieri, nel repertorio più volte citato in questa rubrica Rarità bibliografiche del Novecento italiano di Gambetti e Vezzosi viene riportato il titolo di un romanzo non reperito. Si tratta di Quand’ero doganiere, edito da Rizzoli nel 1934 che compare anche nella bibliografia allestita per Raffaele Carrieri. Una vita per la poesia di Luigi Cavallo (Rusconi, 1978). Significativa anche l’edizione mondadoriana di Souvenir Caporal, uscita nel 1946 in 492 copie, oltre a 5 contrassegnate da numeri romani, stampate al torchio su carta Capuleti della Miliani di Fabriano. Non c’è d’altronde, a proposito di tali mirabilia, che l’imbarazzo della scelta, anche per quel che concerne edizioni stampate senza l’ausilio di grafiche originali: si pensi a Blu turco, pubblicato dalle Edizioni del Cavallino nel 1956 con sei tavole di Franco Gentilini, al Piccolo canzoniere amoroso, stampato da Electa nel 1957 con dieci disegni di Gian Luigi Giovanola e un ritratto in copertina effettuato da P. Rizzo, senza contare le numerose plaquette scheiwilleriane: dal Calepino di Parigi (1954), in collaborazione con Orfeo Tamburi, alla Ballata del povero emiro (1955), da La sardina cieca (1960) a La formica Maria (1967), passando per l’Iconografia italiana di Apollinaire (1954) e Blaise Cendrars (1958).
Ma non si dimentichino Il sabato del bibliofilo (Giovanni Scheiwiller, 1936) e il raro ritratto di Persico (All’Insegna del Pesce d’Oro, 1937). Un discorso a parte meriterebbero i primi titoli, perlopiù romanzi di taglio autobiografico, ricercati non per la particolare suggestione grafica ma per la rarità dei manufatti: dall’esordio letterario costituito da Scoperta di Eva (Istituto Nazionale Editoriale, 1930) a Turno di notte (Morreale Editore Tipografo, 1931), da Fame a Montparnasse (Bietti, 1932), a Peccati grigi (Giuseppe Morreale Editore, 1933). Purtroppo, con il poco spazio a disposizione, non è possibile dare un’idea esauriente dei numerosi titoli di Carrieri che passano da edizioni minuscole, quasi lillipuziane, a cartelle in-folio contenenti grafiche originali a sontuosi volumi d’arte tra i più ricercati dai collezionisti non solo italiani, come il summenzionato Lamento del gabelliere.