A proposito di "Piombo e latte"
Il principe e la colpa
Il nuovo libro di Luca Mastrantonio recupera (da una prospettiva nuova e inedita) la storia drammatica dell'Isola di Cavallo, quando Vittorio Emanuele sparò al giovane Dirk Hammer
Luca Mastrantonio lavora dal 2011 al Corriere della Sera dove scrive per Sette, ma è stato anche tra i benemeriti fondatori del supplemento la Lettura, inserto domenicale del quotidiano, e ha al suo attivo un felice impegno di polemista e critico della cultura concretizzatosi in libri come Irrazionalpopolare (2008) e Intellettuali del piffero (2013), per citarne solo alcuni. Il suo ultimo lavoro, apparso per Bompiani, s’intitola Piombo e latte (pp. 400, euro 20.00). Il titolo, all’apparenza misterioso, trova subito una prima determinazione nel sottotitolo: Il caso Hamer: dal delitto impunito al sogno di una cura per i tumori. Capiremo meglio presto il valore anche simbolico – oltre che terribilmente reale – che i due elementi, latte e piombo, proiettano su queste pagine.
Ma torniamo alla vicenda, osservando che Dirk Hamer, per chi non se lo ricordasse, è il giovane che nella notte tra il 17 e il 18 agosto 1978 (l’anno del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro), a ridosso dell’isola di Cavallo in Corsica dove sta trascorrendo una vacanza con la sorella Birgit, bellissima modella e attrice, viene colpito da un proiettile vagante mentre dorme in barca. La lunga degenza – un’amputazione della gamba, numerosi interventi operatori, continue trasfusioni di sangue – non eviterà il peggiore dei finali: la morte del giovane a quasi quattro mesi dal ricovero, cui si aggiungerà qualche anno dopo anche quella della madre, già colpita da un cancro al seno, a causa di un infarto.
A essere accusato del terribile fatto e poi sottoposto a processo -anche per l’ostinazione e la tenacia di Birgit – sarà il principe Vittorio Emanuele di Savoia, il quale verrà infine condannato solo per porto abusivo del fucile, non senza clamore e polemiche. Una domanda s’impone: com’è stata possibile quella che, di fatto, è ’n’assoluzion? Siamo nel cuore di un’estate che «è la più calda di sempre, come ogni anno». Aggiunge Mastrantonio: «Colpa del riscaldamento globale e dell’oblio selettivo dell’essere umano: nessuno si ricorda il caldo dell’estate precedente». Si tratta d’una dichiarazione che mi piace scegliere come correlativo d’una vicenda da subito in bilico tra cronaca, superstizioni pseudoscientifiche e luoghi comuni, tra inchiesta e decostruzione critica. Come dare torto a Mastrantonio? In effetti, quanto al chiacchiericcio meteorologico: «L’afa sembra democratica, ma è populista».
Ma andiamo con ordine: per osservare che il “romanzo” di Mastrantonio – così l’editore, ma in realtà siamo dentro quel tipo di detection, anche esistenziale, di cui Sciascia è stato maestro in tanti suoi libri di non finzione – non si esaurisce nell’incidente criminale nei pressi dell’isola di Cavallo, ma si confronta quasi subito con la questione della «Nuova medicina germanica», il cui inventore e promotore, come a risarcimento di quanto gli è accaduto, è proprio il padre di Dirk, il dottor Geerd Hamer, il quale – forte della sua personale e drammatica esperienza (un cancro al pari della moglie: ma al testicolo) – sosterrà che all’origine di ogni malattia sta un trauma che genera un grave disquilibrio, «un conflitto interiore tra la parte fisica, animale, e quella mentale, psichica», assolutamente da risolvere, evitando però «che altre cure interferiscano con il processo». Un disquilibrio che il medico chiamerà, appunto, «Sindrome Dirk Hamer» e che, per il singolare metodo proposto, lo condurrà a essere radiato dall’albo professionale. Non ho accennato ancora a un altro aspetto importante di questo libro: la sua disposizione autobiografica, viva già nelle pagine iniziali. Disposizione che – occorre sottolinearlo – si salda naturalmente e immediatamente alla triste vicenda di Dirk Hamer.
Ecco: quando nell’agosto del 2016 arriva in redazione la notizia della morte di Angela, una ragazza appena diciottenne, Mastrantonio non immagina nemmeno lontanamente che quel fatto tragico possa e debba essere messo in relazione alle cure del dottor Hamer e alla vicenda dell’isola di Cavallo dell’estate del 1978. È in quel momento che tutto comincia per lo scrittore. Né può immaginare che quei fatti avrebbero messo in giuoco domande anche radicali ad alta temperatura etica e antropologica: nel segno d’una crisi di coscienza che rappresenta probabilmente la spinta a scrivere. Per esempio: che cos’è la colpa e che significa veramente essere colpevoli? Quanto monumentale può assumere la puerilità degli uomini di successo, la loro vanità e irresponsabilità? Fino a che punto un carnefice può trasformarsi in vittima e viceversa? In tale senso le figure del principe di Savoia e del padre di Dirk Hamer si prestano magnificamente a fungere da oggetti d’una indagine dalle implicazioni inquietantemente metafisiche.
Come si capisce bene, il libro di Mastrantonio ci offre molte finestre da cui potersi affacciare sugli abissi dell’umano. Ma torniamo al simbolismo del titolo: perché sarebbe il caso di interrogarsi – fermo restando il feroce rapporto tra piombo e armi da fuoco – sul ruolo del latte – il latte che nutre e purifica –, rimedio naturale secondo il metodo Hamer, bevuto a fiumi dal povero Dirk nei lunghi e torturanti giorni della sua degenza. Quando è anche vero che, durante il processo parigino del 1991 al principe di Savoia, è il dottor Hamer, «stordito, dolorante e incredulo», ad assumere la parte dell’imputato. Ecco: «Il latte? Davvero è stato il latte? Il latte che Dirk chiedeva per recuperare le forze come dopo una corsa? La colpa non è di chi ha sparato ma di chi gli ha dato da bere? È stato il latte e non il proiettile? Il latte e non il piombo?». E poi (un’altra finestra per i lettori): che mondo è, antropologicamente parlando e stando ai fatti narrati, quello in cui vivono, come dentro una bolla d’irrealtà quotidiana, i fatui e mondanissimi attori in giuoco, che si trovano a bordo delle varie imbarcazioni al momento dei tafferugli e della lite, che conduce al letale ferimento del giovane Hamer?
Questo articolo è già apparso in forma ridotta su Avvenire dell’11 ottobre 2025. Accanto al titolo, Vittorio Emanuele IV con il nonno Vittorio Emanuele III (da Wikipedia).