Cartolina dall'America
La battaglia di Chicago
Trump sta cercando di militarizzare Chicago e tutto l'Illinois: metropoli e Stato colpevoli solo di essere "democratica". La storia di questa sfida spiega bene la terribile situazione politica degli Usa soggetti al regime del tycoon
“Non è che la crisi costituzionale sta arrivando. Purtroppo ormai è già qui!” ha affermato allarmato il governatore democratico dell’Illinois, J. B. Pritzker domenica ai microfoni della CNN.
Trump infatti sta facendo una crociata contro Chicago e, dopo averle letteralmente dichiarato guerra e aver parlato di Chipocalypse Now, (riferendosi al famoso film Apocalypse Now di Francis Ford Coppola), la descrive come una citta di criminali e di immigrati illegali, i due punti forza che rappresentano il cuore della sua futura campagna elettorale di midterm. Chicago invece, colta e vibrante metropoli, dai sobborghi ricchi e liberal, in realtà ha il solo difetto, agli occhi di Trump, di essere indomabilmente democratica. Con quella che ha denominato Operation Midway Blitz (chissà perché ai dittatori piace così tanto l’idea del Blitz, valga per tutti la Blitzkrieg di hitleriana memoria? Al di la del fatto che in realtà si è rivelata sempre un fallimento, forse pensano che la brutalità massiccia dell’intervento riesca a reprimere il dissenso più velocemente) l’inquilino della Casa Bianca vuole iniziare, attraverso l’uso improprio di forze militari, una repressione politica che si estenda a tutto il paese. E la vuole fare in fretta.
Agenti federali sono schierati davanti alle scuole, ai tribunali, ai posti di lavoro per compiere arresti e pestaggi nei confronti della popolazione di origine latino americana, compiendo azioni di race profiling fino ad oggi inaudite. Per Trump tutto ciò è motivo di vanto. E cosi dopo avere parafrasato la famosa frase pronunciata da Robert Duvall nel suddetto film, “I love the smell of deportations in the morning”, ha ordinato la presenza a Chicago di 300 militari della Guardia Nazionale dell’Illinois, mobilitandone altri 200 dal Texas per almeno 60 giorni; ambedue coadiuvati dalla Polizia di Frontiera (U.S Border Patrol) il cui dispiegamento in Illinois è assolutamente fuori luogo in quanto dovrebbe essere usata solo ai confini del paese.
“Un dispiegamento di forze che serve ad aiutare i militari dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement il corsivo è mio) nell’espletamento delle loro funzioni federali e a proteggere le proprietà federali nei luoghi dove violente proteste contro di loro stanno avvenendo e continueranno ad avvenire secondo le stime delle operazioni previste” ha detto il presidente. Stime di disordini futuri che fino a ora invece sono stati minimi e che vengono evocati da Trump e dai suoi accoliti per giustificare una massiccia presenza militare in questa veste, mai verificatasi prima d’ora.
Queste forze tuttavia, senza l’autorizzazione del potere locale, cioè del governatore dell’Illinois, non possono essere dispiegate e ricoprire funzioni di polizia. La vera e propria polizia di Chicago, che notoriamente non è formata da colombe o mammolette, e che è dipendente dalla citta di Chicago, in tutto ciò sta a guardare e cerca di svolgere un ruolo di mediazione senza tuttavia schierarsi dalla parte della Guardia Nazionale, come dovrebbe avvenire se il dispiegamento di queste forze speciali fosse stato autorizzato dal Governatore. Dunque, questo intervento senza precedenti nella storia del paese, porta un totale senso di spaesamento e confusione di competenze anche nelle forze stesse che dovrebbero entrare in azione. “L’amministrazione vuole creare il caos sul territorio. Vuole creare uno stato di guerra permanente così da avere la giustificazione per mandare più militari e per reprimere ogni possibile dissenso con la forza” ha avvertito J.B. Pritzker, il Governatore dell’Illinois.
E ogni giorno assistiamo a una nuova provocazione. L’ultima, proprio di ieri è stata la dichiarazione di Trump, che cosi viola, per l’ennesima volta il primo emendamento, di mettere fuorilegge il movimento antifascista Antifa, più un’ideologia che un movimento senza neanche un leader, e di dichiararlo elemento di terrorismo nazionale, paragonato come pericolosità all’Isis, a Hezbollah e ad Hamas. Questo renderà possibile accusare chiunque dissenta dalle sue decisioni di essere parte di tale movimento e di perseguirlo. “Nei giorni e nelle settimane che seguiranno potremmo essere spinti se non addirittura obbligati ad agire drasticamente se questa amministrazione continua a intensificare le provocazioni” ha detto il sindaco di Chicago Brandon Johnson ai giornalisti.
La città e lo stato dell’Illinois che lottano disperatamente contro gli sforzi della Casa Bianca di alzare il livello dello scontro e definiscono quella di Trump, “un’invasione”, vogliono spostare la querelle sul piano giuridico, specie dopo che lunedì scorso, il Governatore Pritzker insieme alla città di Chicago ha intentato causa all’amministrazione Trump, chiedendo un ordine di emergenza che blocchi il dispiegamento della Guardia Nazionale in Illinois.
Il conflitto tra i poteri dello stato è ormai evidente. “Il Governatore non ha ricevuto nessuna chiamata dagli uffici federali. La Guardia Nazionale dell’Illinois ha comunicato al Ministero della Guerra (quello che prima si chiamava Il Ministero della Difesa il corsivo e mio) che la situazione in Illinois non richiede l’uso di tale forza militare e come risultato il Governatore si oppone al suo dispiegamento sotto qualunque circostanza” ha affermato il portavoce del Governatore. E le ultime minacce di Trump di far arrestare il sindaco di Chicago e il Governatore dell’Illinois certamente non migliorano la situazione. La riposta di quest’ultimo all’intimidazione del presidente è stata pacata e ferma, senza sconti o rinunce:” If you want to get my people, then come and get me first” (Se vuoi catturare la mia gente allora vieni ad arrestare prima me).
Il tentativo di federalizzare il dispiegamento della Guardia Nazionale, come già avvenuto in California, va di pari passo con quello di militarizzare e politicizzare il Dipartimento di Giustizia: ambedue eventi senza precedenti nella storia del paese. “L’amministrazione Trump senza giustificazioni, sta attaccando lo stato di diritto, traducendo in pratica le parole pericolose del presidente, ignorando le decisioni dei tribunali e trattando i giudici anche quelli da lui nominati, ma che contrastano le sue decisioni, come oppositori politici – ha affermato Gavin Newsom, Governatore della California.
Gli incidenti avvenuti a Chicago sia nella zona di Broadview, 20 chilometri ovest di Chicago, dove sono stanziate le forze dell’ICE, sia nel centro della città sono di lieve entità, ma non meno gravi per i metodi usati dalle forze federali. Ieri c’è stata una manifestazione a Chicago con migliaia di persone in strada, dopo che Pritzker ha chiamato i cittadini dell’Illinois a far sentire la loro voce contro Trump. Certamente l’invio massiccio di militari addestrati alla guerriglia e armati fino ai denti contribuisce a far degenerare la situazione che può precipitare da un momento all’altro. Lo sforzo dei poteri locali, inclusa la sindaca di Broadview, Katrina Thompson, per mantenere l’ordine è titanico, anche se le provocazioni sono in continua crescita. Coloro che hanno pacificamente protestato e continuano a farlo, vengono presi di mira con lacrimogeni, proiettili di gomma, picchiati con manganelli e arrestati. Se non sono in regola con i documenti vengono rimandati nei paesi di origine senza tenere conto del fatto che lavorano qui regolarmente e pagano le tasse.
È il caso di Darwin Leal che con sua moglie e due figli piccoli di un anno e 3 anni, mentre si recava a vedere un appartamento dove traslocare prossimamente, si è visto letteralmente estrarre dalla macchina da parte delle forze dell’ICE e arrestare. Il giovane uomo, 24 anni, di origine venezuelana in attesa di documenti, con un appuntamento in tribunale per il 2026, ma con un permesso di lavoro regolare, è ora detenuto nelle carceri locali in attesa di essere deportato nel proprio paese di origine. Perfino un pastore protestante che si era inginocchiato per pregare davanti alle guardie dell’ICE è stato colpito da pallini di pepe. Nelle comunità ispaniche serpeggiano il terrore e uno stato di precarietà totale anche tra coloro che sono in regola con i documenti. Molti americani hanno offerto ospitalità a famiglie i cui componenti rischiano di essere arrestati, deportati, divisi dai loro cari.
È il caso di Ana (mi chiede di non fare il suo cognome) domestica ecuadoregna che lavora a Northbrook, un sobborgo a nord di Chicago alla quale è stata offerta ospitalità insieme alla sua famiglia dai suoi abbienti datori di lavoro, in caso temesse per sé e i suoi cari. In molti anche di nazionalità europea che non sono in regola con i documenti di residenza o in attesa di ottenerli, non si presentano al lavoro perché hanno timore di essere arrestati e deportati. Questo stato di paura strisciante si riflette in molti settori di lavoro che sono bloccati per la mancanza di manodopera nel settore agricolo, edilizio e manifatturiero. E nei prossimi giorni la situazione non credo migliorerà: ogni nuovo invio di truppe, come adesso in Oregon, inasprisce la protesta che si sta allargando e che, malgrado i poteri locali delle città democratiche chiedano di non inasprire lo scontro, diventa sempre più massiccia e conflittuale.