Alessandro Agostinelli
Alle Gallerie dell'Accademia di Venezia

L’arte dei particolari

Cima da Conegliano e Vittore Carpaccio, due artisti a confronto che impongono di riflettere sulle ragioni della fama postuma di un pittore

Al Museo dell’Accademia a Venezia ci sono molti dipinti di grande pregio. Ma quest’articolo non vuole illustrare quel museo; non voglio incorrere nell’errore da cui Philippe Daverio voleva che si stesse alla larga, cioè guardare tutti i quadri di un museo, come potessimo capirci qualcosa in tutti. No, il mio obbiettivo odierno è quello di capire perché tra due bravi pittori, alla fine uno diventa famoso e un altro scompare dalla manualistica e quindi dalla storia della disciplina artistica in questione.

Vittore Carpaccio era bravo. La sua grande opera Presentazione di Gesù al Tempio (nella foto accanto) è intensa nei volti dei personaggi principali e secondari. Inoltre l’artista veneto mostra uno stile pittorico molto preciso e riconoscibile, con una desaturazione coloristica importante e peculiare. Ma anche le opere più colorate e “pastellate” di Giambattista Cima da Conegliano sono notevoli nel tracciare i caratteri dei personaggi e la prospettiva paesaggistica.

Tuttavia il primo è stato reso famoso e il secondo no. Dico “reso famoso” perché c’è sempre un post-mortem che influisce molto sulla tenuta di un’opera artistica. Vale a dire che la fama in vita, ma soprattutto la fama dopo la vita terrena dell’artista non dipende spesso dalla sua reale bravura, ma dalla fortuna di essere citato a più riprese nel tempo e dal discorso che la critica a lui successiva gli tributa.

Per esempio Cima da Conegliano, tra le varie opere esposte all’Accademia, ha la Pietà (nella foto accanto) che è molto interessante e moderno. Le facce dei personaggi, messi in fila come fossero un gruppo musicale di fronte al fotografo, sembrano quella di un fumetto Marvel. La Maddalena a destra è bellissima; l’interpellazione dello sguardo di Nicodemo verso noi osservatori è strepitoso.

Come non poter apprezzare la favolosa “modernità” di quest’opera, in cui Gesù morto quasi scompare al cospetto dei suoi comprimari? Un’opera così intimamente pop nella sua fattura. Se lo avesse visto Andy Wharol ne avrebbe fatto qualcosa. Che grande pittore è stato Cima da Conegliano! Dovremmo ricordarcene più spesso.

Facebooktwitterlinkedin