Al Castello di Lerici
Le navigazioni dell’arte
La curatrice Chiara Guidi ci racconta le tendenze della ricerca artistica di oggi così come l'ha messa in mostra nella rassegna "Il Faro dell'arte contemporanea"
Al Castello di Lerici si è appena conclusa Il Faro dell’Arte Contemporanea, una mostra collettiva di artisti contemporanei, con la preziosa curatela di Chiara Guidi, davvero stimolante. Lei è un autorevole critico d’arte e curatore che vive e lavora tra Milano e la Toscana. Dopo gli studi classici e la laurea in Storia della Critica d’arte all’Università Statale di Milano, dagli anni Novanta organizza mostre in spazi pubblici e privati. Qui nella cornice del magnifico Castello di Lerici, in questa sorta di matriosca che nacque come castello Pisano e che poi venne inglobato dal castello Genovese, si dipana in più livelli questa raffinata mostra che racconta il fertile intreccio di linguaggi artistici contemporanei miscelati con grande gusto dalla curatrice. Questo castello negli Anni Cinquanta diventò famoso per essere stato trasformato in un ostello informale per tutti i giovani europei in viaggio per l’Italia in autostop grazie alla mitica signora Modì. Ora grazie all’apertura mentale del sindaco di Lerici Leonardo Paoletti, è sede di piacevolissime mostre di arte contemporanea fra cui questo inconsueto Faro Dell’Arte Contemporanea che si è appena conclusa.
Abbiamo chiesto alla curatrice qual è il tema dominante di questa vasta rassegna che lei ha denominato Il Faro dell’Arte Contemporanea.
Il titolo, questo nome, è stato suggerito proprio dalla morfologia del castello di Lerici perché la sua posizione che si erge lì sul promontorio, ed è apparso come un grande faro che, con questa mostra, potevamo “illuminarlo”, e fare luce su ciò che le grandi espressioni linguistiche di questo nostro tempo potessero essere testimoniate. Infatti è stata una grande riflessione su come le opere fra il 2024 e questa prima parte del 2025 non solo appartengono a una generazione ma appartengono soprattutto a un agire linguistico che rimarca la diversità fra di loro. Una mostra sulle differenze.
Ci racconti chi sono gli artisti che hai coinvolto?
Ci sono giovani emergenti poi ci sono quelli di media carriera come Diango Hernandez e Franklin Evans, e poi abbiamo avuto il caso, eccezionale dell’artista Terry Rogers, più grande di età, perché con i suoi 75 anni, ha una pittura fresca e spregiudicata da artista emergente.
Il Faro è una rassegna che fa emergere il panorama dell’arte contemporanea e possiamo tracciare anche dei vettori sottotraccia che sono le affinità linguistiche o tematiche fra i vari partecipanti.
Un solo esempio volevo che ci fosse uno “sguardo diretto verso il mare e del mare” e allora da una parte abbiamo l’olaismo, una tecnica proprio dell’onda di Diango Hernandez dall’altra un video in quel bellissimo display televisivo in resina di Emma Scarafoti che con l’uso dell’intelligenza artificiale ha creato un acquario di conchiglie in un movimento costante e perpetuo quindi anche con una tecnologia molto sofisticata.
Ci ha particolarmente colpito la poetica di Flaminia Veronesi, ci racconti le sue opere che hai voluto esporre?
In Flaminia abbiamo un modo fiabesco per raccontare la sua poetica
Sembra più una mitologia onirica, quella di Flaminia Veronesi con le conchiglie decorate con le sirene a Ginostra o con la sirena dalle zampette blu, quindi una mitologia molto mediterranea.
Altre artiste che raccontano in maniera inconsueta il loro rapporto col corpo femminile?
Possiamo leggere un altro vettore sottotraccia che è la relazione fra un lavoro di Laura Hospes che lavora sulla pelle del corpo e che traduce non solo nell’atto performativo usando i suoi lacci anche nelle sue due polaroid e abbiamo anche notato che il lavoro di Laura ha una pelle una pelle siliconica dallo stesso colore neutro della pelle femminile che rappresenta in un modo settecentesco già da Maria Antoniette.
È dell’artista internazionale Giulia Mangone che cosa ci racconti?
Parallelamente possiamo invece vedere un altro momento fiabesco in relazione a Flaminia Veronesi col lavoro di Giulia Mangone: Giulia altra giovane artista pittrice veramente di cultura internazionale fra il Brasile e l’Inghilterra ma che suggerisce solo storie del luogo dove è tornato a vivere che è l’isola di Liri quindi narra queste mitologie popolari fatte proprio di com’è la storia delle fate tre farfalle.
La tua consolidata collaborazione con Federico Luger titolare della galleria Vizard di Milano ci ha fatto scoprire anche le sue opere pittoriche.
Sì, in questa collettiva lui ha anche partecipato come artista. Qui abbiamo esposto la sua opera che avevamo visto a Milano a novembre alla galleria Allegra Ravizza: lui unisce una pittura molto fluida a una pittura quasi gestuale e rappresenta paesaggi nello schermo dell’iPhone messo in relazione a un’altra pittura fluida, dove la china diventa un olio luminoso dell’artista giapponese Etsu Egami.
In un’altra sezione della tua interessante collettiva hai voluto esporre opere in ceramiche di diversi artisti. Ce ne parli?
Un altro vettore è l’uso della ceramica fatto sia tra da Danielle Hoongerdom con i suoi mazzi di fiori e i suoi vasi attraverso la messa in relazione direttamente con il quadro e l’altro Sara Ciraci che ha usato la terracotta storica archeologica italiana per rappresentare dove rappresenta lo sport anche attraverso la disabilità. E la ceramica di Luca Staccioli che con i suoi carrellini “check out”, non idonei per fare una grande spesa, sono una grande critica al sistema dello shopping compulsivo, fenomeno sociale.
Altre piacevoli relazioni pittoriche col mare le abbiamo percepite ad esempio con l’artista Danilo Buccella in relazione con Niccolò Montesi e non solo.
Danilo Buccella è presente con la sua pittura evocativa, quasi bicromatica che con uno spirito poetico boeckliniano, la figura maschile posto sullo scoglio, ritratta da dietro, da retro sul mare si contrappone con la fotografia pantesca Niccolò Montesi, per un’ode marina fra cielo e mare. È importante per il fruitore di potersi ritrovare in questo faro, in queste coordinate legate al mare alla storia dei mari alla letteratura dei mari, ma anche agli altri luoghi che possono ricordare questo. Matteo Cibic che con il suo albero di lana sfrangia lunghe, della pittura in dialogo direttamente con la pittura degli arti artisti come Daria Dmitrrnko, Giulia Magoni, quindi hai la possibilità veramente come ti ho detto di fare luce sulle varie espressioni che adesso viviamo perché mi piaceva quest’idea kaledososcopica fra ciò che vediamo nelle fiere, nelle mostre e il riscontro in questa esposizione. Pensa solo alla Madonna rossa monocroma del giovane Leonardo Della Torre vicino alla cappella di Sant’Anastasia e quindi riuscire a trovare un’immagine contemporanea affrontata con la sacralità con il rispetto e la grande pittura veneziana con questa Vergine rossa.