Every beat of my heart
Li Po e l’orafo
Da anni Roberto Mussapi sta lavorando al sommo poeta cinese vissuto nel 700 dopo Cristo «uno dei più radicali innovatori» del suo tempo, capace di mettere «in scena il pulsare molteplice, cangiante, turbinoso, mistico e sanguigno della vita»
La città distrutta, la sua terrazza era il nido delle fenici: la fenice è uccello che non esiste in natura, ma nel mito di fonte orientale è l’uccello del volo nell’assoluto, nella poesia e nell’amore. Li Po sta rappresentando una città in rovina, un nido di uccelli magici perduto: non pare, nei suoi versi meravigliosi, una fine definitiva, la vita continua, anche ora. Nel dolore. Che ispira poesia, Fenice non ha più lì il nido, ma è viva, sta dettando al poeta.
“Venti degli immortali, ossa del Tao” è una delle definizioni che i Cinesi dedicano a Li Po, al fenomeno del sommo poeta vissuto nel Settecento dopo Cristo, secoli prima che gli europei, con Marco Polo, giungessero alla corte del Gran Khan e ai prodigi e misteri della Cina. Li Po è il più grande di una meravigliosa stagione di poeti, che nel Settecento dopo Cristo creano in Cina un fenomeno paragonabile a quello dei romani dell’età augustea, degli elisabettiani, degli stilnovisti, dei rinascimentali, dei romantici.
Alle spalle una tradizione secolare; e Li Po è considerato l’erede dei grandi poeti del quarto secolo, oltre che uno dei più radicali innovatori, capace di rovesciare ogni tematica cortigiana, o cortese, mettendo in scena il pulsare molteplice, cangiante, turbinoso, mistico e sanguigno della vita.
Li Po è il poeta delle “montagne e dei fiumi selvaggi”, dove le montagne non sono pure entità naturali, ma realtà sacre. Letteralmente siti ove le potenze dei cieli incontrano quelle della terra. Come forse il lettore, l’auscultatore di questi “battiti” ricorda, Li Po è apparso qui, me ne sto occupando da anni, prestò uscirà il libro che raccoglie le sue perle e il mio lavoro di orafo.
La fenice della torre
Questa terrazza era il nido delle fenici,
ma ora se ne sono andate, lasciando vuota la torre,
soltanto il fiume che vanamente scorre.
Qui dove il giardino del palazzo di Wu fioriva,
i sentieri sono coperti da erbacce,
e dove i re di Cina godevano gli sfarzi,
ora è soltanto un vecchio tumulo.
Vedo i Tre Picchi sospesi come svanenti in cielo,
e l’isola degli aironi divide il fiume in due corsi.
Ma le nuvole in viaggio ormai coprono il sole,
e la città di Chang-an è persa e lontana nel mio strazio.
Li Po
Versione di Roberto Mussapi


