Pasquale Di Palmo
I deliri del bibliofilo

Dedicato a Gambetti

Il miglior modo per celebrare lo studioso genovese recentemente scomparso, «unanimemente considerato uno dei massimi esperti di bibliografia e storia editoriale», è quello di «procurarsi i suoi libri e leggerli, operazione che si compie con estremo diletto»

Sono venuto a conoscenza della scomparsa di Lucio Gambetti in maniera un po’ rocambolesca. Gli avevo chiesto, tramite whatsapp, il contatto di un vecchissimo editor per conto di un amico e mi aveva risposto la sorella dandomi la triste notizia. Avevo incontrato Lucio solo una volta a Padova, nella sontuosa dimora di Vittoria de Buzzaccarini, durante un convegno realizzato per la rivista «Charta» dal comune amico Alessandro Scarsella qualche anno fa. In quell’occasione, se non ricordo male, parlò delle controverse vicende della princeps dei Canti Orfici di Dino Campana. Mi colpì la maniera molto umana e diretta di rapportarsi ai presenti, nonché un atteggiamento modesto, per niente sussiegoso, nonostante fosse unanimemente considerato uno dei massimi esperti di bibliografia e storia editoriale.

Era nato e vissuto a Genova, città in cui se n’è andato, dopo lunga malattia, a 70 anni. La stampa non se n’è praticamente occupata, intenta a diffondere notizie di fondamentale importanza su comici, cantanti e ballerine. Una volta mi aveva inviato, sua sponte, una manciata di “Libretti di Mal’Aria” realizzati da Arrigo Bugiani che possedeva in duplice copia. Mi confidò in quell’occasione che gli mancava solo qualche libretto per completare la collezione, comprendente oltre 500 titoli. Studioso discreto e appassionato, era conosciuto soprattutto per aver approntato, con la collaborazione di Franco Vezzosi, un provvidenziale repertorio delle prime edizioni italiane intitolato La letteratura italiana del Novecento per Graphos di Genova nel 1997. Questo “prontuario” divenne per gli addetti ai lavori una sorta di Vangelo, consultato da librai e bibliofili in maniera fin troppo circostanziata, soprattutto per quel che riguarda le quotazioni dei libri. Ma, a monte, era stato effettuato un lavoro abnorme, riguardante l’elenco delle edizioni originali di ben 709 autori. Il successo del libro venne bissato nel 2007 quando la Sylvestre Bonnard stampò un’edizione rivista e aggiornata con il nuovo titolo Rarità bibliografiche del Novecento italiano, ispirato a quello celebre di Marino Parenti, edito nel 1941 e più volte riproposto, Rarità bibliografiche dell’Ottocento.

Si legge nell’introduzione, stilata dai due autori: «La rarità del volume è stata da noi verificata sulla base della frequenza con cui un determinato libro è apparso, negli ultimi 15 anni, nei cataloghi delle più accreditate librerie antiquarie o con cui risulta censito nei cataloghi delle biblioteche italiane e straniere. La sua quotazione non è stata fissata sulla base di un nostro giudizio, ma ricavata dalle quotazioni medie di mercato». Qualche tempo fa lo stesso Gambetti mi avvertì che Luni Editrice avrebbe presto allestito un’ulteriore versione del repertorio, arricchita da un apparato iconografico inedito, oltre a un volumetto dedicato a «Solaria» per la libreria Pontremoli di Milano. Purtroppo non ha fatto in tempo a vederli.

Bisogna inoltre ricordare i seguenti titoli: A proprie spese. Piccole vanità di illustri scrittori (Unicopli, 2015), Rarissimi. Riflessioni sul collezionismo letterario del Novecento italiano (Biblohaus, 2015), Il pesanervi Bompiani 1966-1970 (Edizioni SO, 2021), Libri memorabili. Una storia della microeditoria italiana del Novecento (Biblion Edizioni, 2021), Un’odissea editoriale. A cento anni dall’Ulysses di Joyce (Biblion Edizioni, 2022), Storia della letteratura autoprodotta. Da Ariosto ai self-publishers (Luni Editrice, 2022), Italo Calvino e i suoi libri. «Che barba fare lo scrittore» (Luni Editrice, 2024). Ogni lavoro è improntato all’accurata analisi di un determinato argomento, svolta sempre con l’occhio particolare dello studioso e del bibliofilo di rango.

All’interno di questi libri vi è ogni sorta di informazione, non di rado di taglio curioso e divertente. Si pensi, ad esempio, in Storia della letteratura autoprodotta, incentrato sulle vicende dei numerosi scrittori che hanno pubblicato a pagamento, la parte riservata a Oreste Del Buono che, per ben due volte, acquistò integralmente la tiratura di un suo romanzo pubblicato da Einaudi, mandandola al macero con il proposito di farla scomparire dal mercato editoriale (lo stesso Del Buono stamperà nel 1993 un introvabile libretto con Scheiwiller, raccogliente Il meglio dei miei pensieri, dalle pagine tutte bianche). Per la cronaca i due libri einaudiani si intitolano La fine del romanzo (1973) e Un’ombra dietro il cuore (1978). Sembra che, perlomeno di quest’ultimo, qualche rarissima copia sia scampata all’autodafé.

Molto interessante anche Un’odissea editoriale, dedicato al centenario della pubblicazione dell’Ulysses di Joyce, in cui si ricostruiscono le vicissitudini sottese all’uscita del romanzo, concepito a Dublino e composto fra Trieste, Zurigo, Roma e Parigi, con un occhio di riguardo per le molteplici versioni internazionali. Joyce frequentava abitualmente la libreria parigina Shakespeare and Company. Fu Sylvia Beach, titolare della libreria, con sede in rue de l’Odéon, nel Quartiere Latino di Parigi, a pubblicare l’Ulysses di Joyce, dopo una serie infinita di rifiuti editoriali e problemi con la censura. Il libro venne stampato il giorno del quarantesimo compleanno dell’autore irlandese, il 2 febbraio 1922, in un’edizione ricercatissima e funestata da un numero incalcolabile di refusi.

Sarà Adrienne Monnier, titolare della Maison des Amis des Livres, che sorgeva proprio dirimpetto alla Shakespeare and Company, a pubblicare nel 1929 la versione francese del romanzo, curata dal giovane poeta e traduttore bretone Auguste Morel, affiancato dall’inglese Stuart Gilbert. La supervisione dell’impresa era affidata allo stesso Joyce e a Valery Larbaud che aveva caldeggiato a più riprese la pubblicazione dell’Ulysses e si era adoperato per presentare un’anticipazione nel 1924 sul quadrimestrale «Commerce», fondato da Marguerite Caetani.

Si potrebbe proseguire all’infinito ma la maniera migliore per ricordare lo studioso genovese è quella di procurarsi i suoi libri e leggerli, operazione che si compie con estremo diletto. Non rimane che un cruccio: chi scioglierà d’ora in poi i miei dubbi relativi a un’edizione rara, a una plaquette fuori commercio? Non resta che immaginarti, caro Lucio, felicemente trafelato tra le rarità bibliografiche di quel paradiso concepito da Borges alla stregua di un’immensa biblioteca.

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