Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Al Circo con Ovidio

Le corse dei cavalli di razza, sono il teatro in cui massimamente si è costretti a stare seduti incollati l’uno all’altra sulle gradinate... Uno dei luoghi e dei modi ideali, secondo il poeta latino, per far scoccare a Cupido la freccia fatale…

Il lettore ha incontrato un mese fa Ovidio nell’Ars amatoria, consigli di un poeta ancora abbastanza giovane, e molto esperto, a ragazzi: come conquistare le donne. In quel caso, nell’irresistibile libro L’arte di amare, versi miracolanti, Ovidio indica i pranzi e le cene come luogo di caccia ideale, con un tono genialmente scherzoso, elegantissimo e poi le corse dei cavalli, massimamente il teatro dove si è costretti a stare seduti incollati l’uno all’altra sulle gradinate… Ora è la volta del circo, spettacolo crudele, gladiatori, uomini condannati a morte nella battaglia con le fiere. E con il suo sorriso preariostesco Ovidio nota come il giovane seduto al circo, avvicinata la donna che gli piace, la conquista: ma questa conquista non è indolore: la freccia di Cupido ferisce, e lo spettatore diviene attore in quell’agone. Ho già sottolineato la genialità di Ovidio, che accanto a questo libro disincantato e giocoso, accanto agli Amores, traboccanti passione ma non privi di comicità, scrive poi le meravigliose Heroides, monologhi in versi di donne ferite o umiliate o tradite dagli uomini, da Arianna a Didone… E poi, nelle Metamorfosi, la magia della trasformazione in straordinarie fiabe d’amore, come quella eterna e fondante di Orfeo e Euridice, o di Ceìce e Alcione. Le incontrerete, presto. Anni fa ho pubblicato le mie Metamorfosi, in cui riscrivo in prosa il capolavoro. Ora ho ultimato la mia antologica versione dei suoi versi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Non mancare alle corse dei cavalli di razza,
il Circo, con tutta quella folla, offre occasioni.
Non è necessario mandare messaggi segreti con le dita,
né di attendere un cenno d’intesa.
Siediti attaccato a quella che ti piace, è normale,
e avvicina più che puoi il tuo al suo fianco.
Il bello è che la fila costringe chiunque ad accostarsi,
e che le regole del luogo obbligano al contatto.
A questo punto devi attaccar bottone,
basta una frase banale per rompere il ghiaccio:
«Di chi sono quei cavalli?» chiedile con passione,
e tifa subito per quello che lei tifa.
E appena sfila il grande corteo con gli dei d’avorio,
applaudi con fervore la tua padrona, Venere.
E poi se un po’ di polvere le cade sul grembo,
dovrai scuoterla subito con le dita,
e se non c’è polvere scuotila lo stesso:
ogni occasione è buona per le tue attenzioni.
Se un lembo del mantello le pende fino a terra,
raccoglilo e sollevalo subito dal terreno che insudicia,
e in tal modo, in premio, lei certo non protesta,
le potrai con piacere guardare le gambe.
Inoltre fa’ attenzione che chiunque sieda dietro di voi
non tocchi col ginocchio la sua tenera schiena.
Piccoli gesti avvincono animi delicati, a molti fu utile
aggiustare abilmente un cuscino con la mano,
ma anche muovere abilmente l’aria con il lieve ventaglio
e porle un sostegno incavato sotto il tenero piede.
Simili inizi a un nuovo amore può offrire il Circo,
e la triste arena sparsa sul foro ansioso.
Spesso il figlio di Venere ha combattuto in quell’arena,
dove chi è spettatore di ferite una ferita riceve,
mentre le parla e le tocca la mano vuole il programma
e scommette quale vinca dei due,
e colpito da una freccia volante
diviene parte della scena di cui fu spettatore.

Ovidio

Da Ars amatoria, traduzione di Roberto Mussapi

Facebooktwitterlinkedin