Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Luminosamente sognare

I versi di Silvio Ramat che celebrano la luce evocano anche il suo pericolo, quell’«eccesso di felicità» da cui occorre ripararsi all’ombra dei pioppi. Non rinunciando, anzi obbligandosi, a coltivare i sogni

Felice e rara, più ancora che inconsueta, questa lirica che inneggia semplicemente, e intensissimamente, alla luce. La poesia è sempre e da sempre lontana dai chiaroscuri, dai crepuscolarismi come dai conseguenti minimalismi. Questo è evidente in Ramat, che qui va oltre: non solo la celebrazione della luce (che archetipicamente è Dante, Rumi, i Sufi persiani e poi agonicamente Foscolo) è gonfiata, come da un vento, da un senso di vitalità luminosa, fisica, ispirata da Campana, e Onofri, e Luzi, ma nella luce il suo pericolo, l’eccesso di felicità, di splendore. L’ombra placante dei pioppi, la memoria dei salici: non a eludere o fuggire, ma a accogliere, con lenizione, la luce. Per questo il poeta conclude che sognare è più difficile, oggi, e in quel “devo” non indica obbligo, ma una sorta di “necesse est”: è fatale, sognare è drammaticamente, felicemente fatale.

 

 

 

 

 

 

 

Luminosa
Di giorno in giorno cresce, si rinnova
l’ondata della luce, non è facile
sostenerla a occhio nudo, a cuore nudo.
Il ramo per amore ancora nudo
impaziente risveglia le violette.
La vita intera inebria e sbigottisce.
Da libertà si genera speranza.
Il fogliame dei salici, dei pioppi,
tenero e rado, non basta a proteggermi
quanto vorrei dai lampi della luce.
Sotto quei salici un secolo fa
sognavo. Lungo il filare dei pioppi
imparavo a contare fino a venti.
Oggi, alla resa dei conti, sognare
è forse più difficile, ma devo.

Silvio Ramat

Da: Silvio Ramat, Il viola, Crocetti editore

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