I deliri del bibliofilo
Un asino volante
Storia di rifiuti e di un inizio. Così, con “La gaia gioventù” di Antonio Barolini, Neri Pozza iniziò il suo “tirocinio” editoriale. Che si impose poi all’attenzione del pubblico e della critica per la cura delle edizioni e per la qualità degli autori pubblicati...
Autodidatta (uno dei suoi libri più conosciuti si intitola emblematicamente L’ultimo della classe), Neri Pozza si impose presto all’attenzione del pubblico e della critica più esigenti stampando i suoi volumetti eleganti e curatissimi in un ambiente spesso ostile contro cui si trovò a polemizzare a più riprese, sostenuto da una passione civile sempre vigile e sollecita. L’editore era infatti radicato in maniera salda ma, al tempo stesso, controversa al suo territorio, in particolare a quella Vicenza dove nacque nel 1912 e morì nel 1988, e che diede i natali a scrittori del calibro di Fogazzaro, di Piovene e Parise.
Il suo tirocinio inizia nel 1938 quando pubblica La gaia gioventù di Antonio Barolini sotto l’improvvisata sigla Edizioni dell’Asino Volante. Il libro, che in copertina riproduce una suggestiva immagine di Renato Birolli raffigurante un asino in volo, ebbe centoventi lettori e sarà riproposto, con l’aggiunta di cinque poesie censurate, nel 1953 come titolo inaugurale della “Collana di poesia” dell’editore Neri Pozza che accolse autori basilari del Novecento come Montale, Sbarbaro, Sinisgalli, Luzi, Vigolo, Onofri, Govoni. In Vita di editore, Neri Pozza così ricostruisce la vicenda: «Antonio Barolini elencava le numerose ingiustizie patite dal manoscritto della sua Gaia gioventù. Le delusioni causate dai rifiuti degli editori lo atterravano. Perfino Ermes Jacchia, editore vicentino sulla cresta dell’onda, lo aveva rimandato all’autore dicendo che si trattava di un cattivo affare. E fu allora che gli spiegai brutalmente i fatti, che Antonio non riusciva a capire. Il suo libro era un pessimo affare perché non si sarebbe venduto. Forse si doveva cercare l’editore lontano da casa; ma i tempi erano talmente grami che non si riusciva a vederne l’ombra. Rotolavamo senza idee, e io continuavo a domandarmi se stampare un libretto era tanto difficile».
Continua Neri Pozza: «Fu così che una sera pregai Antonio di consegnarmi il manoscritto della Gaia gioventù, senza inquisire su cosa ne avrei fatto. Il resto seguì rapidamente; ed ebbi dal tipografo l’offerta per la stampa di 250 copie del volume: poco più di 900 lire. Allora domandai ad Antonio di tentare un sondaggio: quanti amici avrebbero comprato il volumetto a dieci lire la copia? Rimase sorpreso. Lo pregai di fornirmi, dopo averci pensato bene, un elenco di nomi e indirizzi: ne elencò un centinaio. Gli obiettai che era un elenco ottimistico. C’era, fra i nomi, perfino quello di una sua zia monaca. L’editore non esisteva, ma noi gli avremmo trovato un nome un po’ buffo, tale da eccitare la curiosità dei compratori: L’asino volante. Renato Birolli lo disegnò e ce lo mandò da Milano che navigava per l’aere come il drago di San Giorgio. Il motto per l’asino che volava lo trovammo più tardi. Birolli, per trenta lire, ci mandò anche un disegno d’ornamento che venne stampato nel controfrontespizio del libretto».
Neri Pozza, nel capitolo intitolato Il primo libretto, tratto dai suoi Ritratti vicentini e altro, così rievoca tale exploit editoriale: «Festeggiammo l’uscita della Gaia gioventù in un’osteria sui Colli Berici, sotto una pergola d’uva già fiorita, con grandi stormi di rondini che ci facevano festa volando sulla tavola preparata; e la cena venne pagata coi guadagni raccolti dalla vendita del libretto». Il volumetto, stampato in 250 copie numerate fuori commercio di cui 28 su carta Fabriano per la tiratura di testa, contiene XVI + 64 pagine, arricchite da una tavola fuori testo di Renato Birolli, e ha una quotazione sul versante antiquario che si aggira tra i 250 e i 350 euro. Il volume subì un processo e una condanna, nonostante fosse acquistabile solo tramite sottoscrizione. (Nella foto, Neri Pozza e Antonio Barolini).
Per le Edizioni dell’Asino volante uscirono, sempre nel 1938, due altre pubblicazioni: Sosta al mattino di Girolamo Sotgiu e il catalogo di una mostra di disegni, incisioni e sculture dello stesso Neri Pozza, arricchito da un’introduzione di Evel Gasperini. Ma è con l’avventura de Il Pellicano che Pozza, affiancato da Barolini, scopre la sua reale vocazione di editore. Appaiono in questa sede diverse pubblicazioni, tra cui le Nove poesie d’amore dello stesso Neri Pozza nel 1941, la fortunata antologia Saffo e altri lirici greci, curata da Manara Valgimigli, e Il libro delle follie di Edward Lear, curato da Carlo Izzo, entrambi stampati nel 1942. Il logo della casa editrice, realizzato dal pittore veneto Mario Deluigi, riproduce il disegno di un pellicano realizzato in forma elegante che sembra alludere al valore araldico e simbolico del volo e della rinascita, condiviso con l’immagine della fenice a cui esplicitamente si ispira. Con Il Pellicano vedono la luce i seguenti titoli di Barolini: Il meraviglioso giardino (1941), Poesie di dolore in morte di Caterina e tre preghiere in aggiunta (1943), Viaggio col veliero San Spiridione (1946) e Il veliero sommerso (1949).
Dopo questa parentesi, nel 1946 escono finalmente i primi due titoli per la casa editrice che porta il nome Neri Pozza: Peter Rugg l’errante di William Austin e Paludi di André Gide. La pluriennale amicizia tra l’editore e Barolini produrrà altri titoli di quest’ultimo, fra cui, fuori commercio, le Poesie alla madre nel 1960.