Luca Fortis
Versi e musica

Poesia delle lingue

Roberto Lumuli Gaudioso presenta la sua nuova raccolta: "La poesia non può essere elitaria, deve unire. Anche i linguaggi diversi e apparentemente lontani"

È uscita la nuova edizione riveduta e con molte nuove poesie di Squittii di Roberto Lumuli Gaudioso edita da Terre d’Ulivi. L’opera verrà presentata da Vincenzo Frungillo e Francesco Terracciano a Napoli alla libreria Ubik martedì 15 aprile alle ore 18.15. Roberto Lumuli Gaudioso (Napoli, 1984) è poeta, traduttore e ricercatore; presso l’Università degli studi di Napoli “L’Orientale” insegna letteratura swahili, culture e lingue bantu. Ha vissuto per lo più a Pozzuoli, Napoli, Berlino e Dar es Salaam, si è recato per lunghi periodi di ricerca sull’isola lacustre di Ukerewe (Tanzania), a Lubumbashi (Repubblica Democratica del Congo) e Harere (Zimbabwe). Le sue ricerche comprendono la poesia moderna e contemporanea (orale e scritta) in lingue africane (bantu), la traduzione letteraria, l’estetica e l’ermeneutica del testo.

Come poeta, oltre a pubblicare alcune raccolte di poesie, ha lavorato con diversi artisti. Con E. Gregolin ha pubblicato un libretto d’arte DNA (Osnago 2012, Pulcinoelefante) e due libricini di poesie e tavole. Nel 2015 ha iniziato con Mariangela Levita attraverso di te, un progetto dal quale sono nati un quaderno di lavoro (poesie e tavole), uno site-specific in un appartamento abbandonato nel centro di Napoli, e un video realizzato da Ivan Specchio con musiche di Domenico Crisci. Attualmente la presente raccolta poetica è oggetto di sperimentazione musicale, col musicista Michele Perrone, infatti, alcune poesie di Squittii fanno parte di un nuovo progetto: Poesia in Concerto. Grazie alla scelta del maestro Perrone, la musica non accompagna la poesia né copre il suo ritmo, ma lo esalta, facendone di queste poesie delle canzoni recitate.

Come nasce questa nuova edizione?

Questa nuova edizione nasce per diverse ragioni: è venuto a mancare Francesco Forte. Lui e la sua casa editrice Oèdipus, hanno lasciato un vuoto.  Il lutto, individuale e collettivo ha segnato un passaggio doloroso, ma anche l’urgenza di custodire e rinnovare. Forse dapprima non espressa, ma poi un amico, il maestro Michele Petrone col quale abbiamo portato in giro Squittii nella sua realizzazione performativa Poesia in Concerto, mi ha proposto di riprendere le performance. Poi, c’è un altro elemento, non so se mi libererò mai da Squittii. Squittii racconta di un viaggio verso una nuova lingua, si interseca con la mia ricerca accademica, segna i luoghi che ho abitato e le lingue nelle quali ho sognato.

Mi spieghi il sottotitolo del libro?

Questa edizione ha come sottotitolo: versi illeggibili per tutti e nessuno. “Per tutti e nessuno” è una citazione un po’ ironica (e un po’ no) dello Zarathustra di Nietzsche, un filosofo che mi è molto caro, e che gioca un ruolo importante nella mia scrittura. “Illeggibili” si riferisce al carattere multilingue dell’opera che a rigore potrebbe essere letta solo da chi conosce questi codici, ma prima di tutto la poesia, come la canzone, va al di là del suo stesso codice. Il grande poeta swahili Kezilahabi diceva che la poesia supera i confini dei tempi e della lingua stessa con la quale è scritta. D’altro canto, vorrei rispondere utilizzando le parole che Serena Talento ha usato per Squittii “Se a prima vista le compresenze, così come, e soprattutto, il pluralismo linguistico della poesia di Gaudioso sembrano esercitare un effetto straniante sul lettore, un’esperienza più ravvicinata rivela quanto queste rappresentino un vertice dell’accoglienza. Antoine Berman riteneva che il fine etico della traduzione consiste nel ricevere l’estraneo come tale, e lasciare che si dischiuda a noi nella sua assoluta estraneità.”

Hai suddiviso il libro in diverse sezioni chiamate “movimenti”, me ne parli?

Questi movimenti scandiscono geograficamente e temporalmente la mia vita, tuttavia non si tratta né di una scansione geografica né temporale, in quanto nella realtà ho vissuto questi luoghi in tempi diversi e alcuni movimenti non hanno tracce di un solo luogo. Infatti, l’ultimo movimento è Transcorrere, è qualcosa di temporaneo, di non terminato. Una ricerca esistenziale e intellettuale che non sento terminata e non posso raccontare come terminata. È vero che in questa sezione il multilinguismo è più forte e ci sono dei canti e delle danze che possono far pensare a un compiacimento multilinguistico espresso con diverse sonorità e ritmi; ma non è così. Io e miei versi siamo in equilibrio un po’ precario e quanto più cantiamo, tanto più ci esponiamo. Forse i pochi versi che chiudono la raccolta dicono meglio il concetto che cerco di esprimere:

matamanio yaliyo ladha
negli anfratti della mia carne
voz inapanda kama mori
s’infrange graffiando la roccia
kisichobadilika kimekufa
mare inquieto l’orizzonte
roccia e corrente io

Le lingue si fondono l’un l’altra. Una parte è in italiano, alcuni versi sono in swahili.  Voz (voce) è invece in spagnolo. Matamanio yaliyo ladha vuol dire “assaporante desiderio”. In inapanda kama mori mori è un eccitamento, si usa per connotare un sentimento forte di desiderio e di rabbia quasi estatico. La forma è ricavata dalla danza saltellante dei masai. Kisichobadilika kimekufa vuol dire “ciò che non cambia è morto”.

Mi racconti gli altri movimenti?

Non riesco a raccontarli in ordine, forse i movimenti sfuggono alla mia stessa narrazione. Te li racconto in ordine inverso. Dal sud del Mediterraneo è l’approdo più importante della mia ricerca: l’Africa. Ovviamente, uso un termine generico qui, ma mi riferisco a esperienze concrete, non solo di ricerca, ho vissuto circa tre anni in Tanzania, che è sicuramente il luogo geografico, insieme ai Campi Flegrei (la mia Heimat), più presente nella mia raccolta. Ma c’è anche la Repubblica Democratica del Congo e lo Zimbabwe. Ci sarebbe stato anche il Sudafrica, ma tra una correzione di bozze e l’altra quella poesia è sparita. Squittii mi impone il suo divenire, in un modo o nell’altro. Quindi la riprenderò nella prossima edizione.

Altri luoghi che hanno influenzato i movimenti?

In Mediterraneo e altre soglie c’è molta Andalusia, che amo tanto. Questo movimento è concepito come luogo di passaggio, quasi prefigura Transcorrere, ma si muove sulle sponde del Mediterraneo o si riferisce a esperienze fatte lì o riconducibili a una privazione. Si parla di migrare, quindi da una parte le storie di privazione della casa, della dignità e della vita stessa, dall’altra la mia storia, prima che giungessi in Africa, continente che per me rappresenta un’esperienza poetica radicale. Non parlo della sua alterità, vera o presunta, ma di quanto si presupponga che questo continente non abbia letteratura, non abbia testi, sia analfabeta.

Spesso la letteratura è associata a un contesto elitario, ricco, colto, invece il Bob Dylan swahili, Remmy Ongala veniva da un contesto estremamente povero che non gli ha permesso di studiare, eppure componeva canzoni molto complesse. Kezilahabi scorrazzava per le vie di Namagondo a piedi nudi e ciò non gli ha impedito di diventare uno dei più grandi poeti e filosofi swahili. Entrambi sono due esempi di modernismo africano.

La tua poetica mescola il tuo vissuto personale e le tue ricerche, le due non sembrano separabili. È cosi?

Farmi pervadere da queste arti verbali che emergono nella mia poesia in forma di lingue straniere è l’unico modo che ho per restituire un po’ di luce dal mio scavo.

Sei laureato anche in letteratura tedesca e hai insegnato questa lingua per quattro anni in una scuola a Ischia. Il tedesco ha influenzato i tuoi versi?

A nord della sponda è forse il movimento più introvertito, mi interrogo sulla psiche, il mio corpo, il desiderio, sul mio posto nel mondo. È frutto dei miei anni in Germania, anche se non sono diventato germanista e non sono tedesco, Squittii ha un legame molto forte con la letteratura e la filosofia tedesca. Questi luoghi di cui parlo, non sono solo un’indicazione geografica e non rappresentano solo una tappa del mio viaggio, ricerca, esistenza; ma è la memoria viva della poesia, non solo quella swahili in Africa o quella tedesca, ma anche andalusa o quella italiana, napoletana e flegrea.

Torniamo alla tua terra, è molto presente nelle tue opere.

Sulla sponda di casa è il primo movimento. Il mio primo peregrinare, da Pozzuoli a Napoli, ma se la mia terra non è immota, se è viva e il bradisismo (poco bradipo negli ultimi anni) ci mette alla dura prova con continui terremoti, nemmeno la memoria lo è. Questa sezione si è arricchita di elementi che non avrei immaginato fino a pochi anni fa, mi è capitato di ricordare di mia nonna materna dopo trent’anni dalla sua morte e ho iniziato a scrivere su di lei. Sto provando a ricordare, ma questo sforzo è assai simile a quello della ricerca che mi portava fuori, questo è un movimento interno da esplorare.

il mio sistema immunitario un’insidia è
per il mondo lo disintegro pian piano
un rivolo magmatico scava vene e arterie
che goccia a goccia il mare si faccia sangue
la terra carne roccia ossa atmosfera respiro
tradurre per me in me non senza eruzioni
e bradisismi perdono resto noncolpevole
con la mia colpa viva un tempo arriverà
a spazzar via le distanze io il mondo

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