Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Inno a Madre Terra

All’indomani del saluto reso a Papa Francesco, «umile e magnifico cantore della terra e di tutti i più umili», una poesia – “Per vivere, soltanto” – in cui Arturo Onofri celebra l’eterna metamorfosi «che regola la vita naturale e umana»

Per vivere, soltanto, inno alla Terra, Madre, inno di ringraziamento alla vita, in cui ricorre l’aggettivo “umile”, che significa prossimo alla terra. Così potente suona all’indomani del saluto a un umile e magnifico cantore della terra e di tutti i più umili. Poeta del primo Novecento, interamente cosmologico, fonde la realtà spirituale interiore con quella astrale: ma dalla terra, dalle radici, dalle sorgenti dell’essere. Arturo Onofri, autore che non può essere sottovalutato, giunge presto alla conquista di una propria voce autonoma, autorevole, inconfondibile, la cui essenza consisteva nella celebrazione dell’eterna metamorfosi dell’universo e della splendente circolarità degli astri che regola la vita naturale e umana.

 

 

 

 

 

 

 

Per vivere, soltanto

O Terra, o Madre, fa’ch’io più non riesca a pensare
ma ch’io viva soltanto; viva come, d’agosto
i nidi delle rondini partite verso il mare:
i nidi dove al vento tremano ancora, nascoste,

tenere piume dei nati che per la prima volta
le madri spinsero al volo, alcuni giorni innanzi
la migrazione sul mare. O Madre, ascolta, ascolta:
fa che nell’anima mia tremino, soli, avanzi

di piume che s’impigliano spiccando il primo volo.
Ma se non vuoi mutarmi in nido, tu fa che almeno
io sia come quel pazzo che a mezzogiorno, solo,
in mezzo alla strada ardente, dirige con una canna,

dimenando le braccia, l’orchestra delle cicale.
Ch’io dimentichi tutte ma tutte le parole,
ch’io senta i polmoni gonfiarsi del tuo fresco respiro
e ch’io non lo sappia lodare che in lungo sospiro.

Fa ch’io mi creda un serpere di fiume, calmo, argenteo
le notti di luna piena: e il mio fluire lento
non abbia che silenzio, nella murmurea voce.
Fa ch’io sia soddisfatto come al mare una foce.

Ma se mi meditasti, o Terra, con grande fatica,
perch’io ricordi agli umili le fonti della vita
soave che tu ci désti: Madre possente e pudica,
fa di me quel che vuoi, poi ch’è tua la mia vita.

Arturo Onofri

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