Bergoglio e la passione per i versi
Crescere con Poesia
Papa Francesco auspicava la fioritura di cattedre di poesia anche nelle Università pontificie. «Comprendere le metafore – diceva – aiuta a rendere il pensiero agile, intuitivo, flessibile, acuto». «La poesia ci aiuta tutti a essere umani, e oggi ne abbiamo tanto bisogno»
Papa Francesco amava profondamente la letteratura e, ancor di più, la poesia. Lo dimostra Viva la poesia! (a cura di Antonio Spadaro, Edizioni Ares), uscito a marzo, che raccoglie testi e discorsi di Bergoglio dedicati alla sua passione per i versi: encicliche, esortazioni apostoliche, prefazioni, interviste e lettere personali. Il volume è arricchito da un’ampia prefazione di padre Spadaro – che ricorda i “maestri” letterari del Pontefice, e cioè Dante, Virgilio, Hölderlin, Dostoevskij ma anche Borges e Tolkien –, da un’intervista a un ex alunno del liceo di Santa Fe in Argentina e da un biglietto autografo in cui Francesco auspica la fioritura di cattedre di poesia anche nelle Università pontificie. «Mi piace tanto la poesia – si legge nell’opera – e, quando mi è possibile, continuo a leggerla. La poesia è piena di metafore. Comprendere le metafore aiuta a rendere il pensiero agile, intuitivo, flessibile, acuto. Chi ha immaginazione non si irrigidisce, ha il senso dell’umorismo, gode sempre della dolcezza della misericordia e della libertà interiore». Come ha recentemente ricordato Andrea Monda, direttore de L’Osservatore Romano, il punto esclamativo del libro sta quasi a segnalare il “grido” di Francesco e la necessità per cui un’arte umile e nobile quale è la poesia torni ad assumere un ruolo di rilievo nella nostra società.
L’idea che Francesco ha della scrittura lirica è saldamente legata alla realtà: essa non è un’innocente evasione, ma un’estensione dell’attività orazionale («quando neanche nella preghiera riusciamo a trovare ancora la quiete dell’anima»). La letteratura ha «a che fare, in un modo o nell’altro, con ciò che ciascuno di noi desidera dalla vita». È quindi un’avventura spirituale e psicologica che «apre la mente, sollecita il cuore, allena alla vita». In un testo letterario si annidano, infatti, esperienze concrete dalle quali possiamo imparare, ampliando le possibilità della nostra esistenza. Poesia e letteratura sono, inoltre, forme (direbbe Michail Bachtin) dell’exotopia, ovvero dell’esodo radicale da sé stessi. «Usciamo da noi stessi – scrive papa Francesco – per entrare nelle profondità [dei personaggi], possiamo capire un po’ di più le loro fatiche e desideri, vediamo la realtà con i loro occhi e alla fine diventiamo compagni di cammino».
Altro aspetto cruciale è la creatività insita nel processo poetico non soltanto di un autore, ma persino del lettore. In linea con le più sofisticate teorie critiche, Francesco evidenzia che il lettore «riscrive l’opera, la amplifica con la sua immaginazione, crea un mondo, usa le sue capacità, la sua memoria, i suoi sogni, la sua stessa storia piena di drammi e simbolismi, e in questo modo ciò che emerge è un’opera ben diversa da quella che l’autore voleva scrivere». Insomma, frequentare la poesia vuol dire aguzzare l’occhio dei sogni, schiarire la voce della protesta, aprire la porta dell’immaginazione. Tutti elementi fondamentali per la crescita “integrale” di una persona. «Dobbiamo recuperare il gusto per la letteratura nella nostra vita, ma anche nella formazione, altrimenti siamo come un frutto secco. La poesia ci aiuta tutti a essere umani, e oggi ne abbiamo tanto bisogno». Non c’è auspicio migliore.