Every beat of my heart
Dal fuoco all’acqua verso l’origine
Nella forma del sonetto, «genere alchemico e magico», sulle orme di Petrarca, Tasso e «affinità sentimentali» con Shakespeare, Ugo Foscolo canta la sua ardente pena d’amore in piena. E la riversa nel fiume, «il solitario rivo ove ogni notte amor seco mi mena»
In questi versi, nel quarto dei magnifici Sonetti di Ugo Foscolo, noi ci troviamo all’altezza dei Sepolcri, supremo esito della poesia italiana dell’Ottocento. E nella forma di questo genere alchemico e magico che è il sonetto, sulla scia dei modelli italiani di Petrarca, Tasso, e con affinità sentimentali con i Sonetti di Shakespeare, il poeta parla con il fiume. Ogni notte lo raggiunge per sfogare la sua pena d’amore, che diviene una piena. Come un affluente dall’animo umano, il sentimento si tuffa nel fiume dell’origine. Cosmologia della lirica: l’amore è strazio, fuoco, arde cocente sul cuore. Che si tuffa nell’acqua del fiume, placante il doloroso ardore. Dal fuoco all’acqua, del fiume, che accoglie e porta via, verso l’origine, scorrendo.
Perché taccia il rumor di mia catena
di lagrime, di speme, e di amor vivo,
e di silenzio, ché pietà mi affrena
se con lei parlo, o di lei penso e scrivo.
Tu sol mi ascolti, o solitario rivo,
ove ogni notte amor seco mi mena,
qui affido il pianto i miei danni descrivo,
qui tutta verso del dolor la piena.
E narro come i grandi occhi ridenti
arsero d’immortal raggio il mio core,
come la rosea bocca, e i rilucenti
odorati capelli, ed il candore
delle divine membra, e i cari accenti
m’insegnarono alfin pianger d’amore.
Ugo Foscolo


