Matteo Pelliti
Lapis

Senza passare dal via

Come diceva un celebre gioco da tavola: "Andare in prigione senza passare dal via". Proprio questo è quel che succede allo spettacolo dal vivo. Eppure, noi, dal via, ci eravamo pure passati...

Stamani, che è il primo giorno di applicazione del semi-confinamento nuovo (c’è qualcosa di nuovo oggi nel Dpcm, anzi d’antico…) mi sono svegliato con in testa l’espressione “Senza passare dal via”. E ci ho messo un po’ a ricostruire che l’espressione deriva dal ricordo di un famoso gioco in scatola nel quale una carta, cinica e bara, forse estratta col favore delle tenebre, prescriveva di “Andare in prigione senza passare dal via!”. Eppure, noi, dal via, ci eravamo pure passati. E penso alla fatica di chi, in questi mesi, ha cercato di rimettere in piedi lo spettacolo dal vivo in Italia. Distanze, mascherine, gel, posti contingentati, prenotazioni. Tutto il possibile. Niente.

Si torna in “prigione”, e senza passare dal via. Ma, si sa, il teatro è una bolla frequentata dall’élite dell’élite e, se lo chiudiamo per un po’, tanto male non si fa. In attesa di nuove prescrizioni, e chiusure, perché la situazione è grave e lo sarà ancora di più, questo stop di tutti i mestieri dello spettacolo non ha una diretta ragione epidemiologica, ma più un sapore di suggestione da coprifuoco, di pendant: mica vorrete lenire le vostre angosce – perché è normale che siate angosciati – andando a teatro? Zitti, che il Covid vi ascolta! E pensare che il teatro era proprio il farmaco contro l’angoscia più potente che avevamo, e ora ci avrebbe fatto comodo.

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