Lidia Lombardi
Lo scaffale degli editori

Basta la parola

Si torna a scuola e l’offerta editoriale punta sul lessico per accompagnare la ripresa. Zanichelli promuove l’ashtag “ciboperlamente” come apripista tra i significati. Un libro-guida orienta nelle etimologie che risalgono al mondo greco, mentre c'è chi fornisce un passpartout per dialogare comprendendosi

La forza delle parole, pronunciate e ascoltate in presenza, nelle aule scolastiche, in quelle universitarie. Lingua, lessico, conoscenze, consapevolezza di sé. L’Italia prova a ripartire dalla scuola, che ancora zoppica. Ma sul ritorno al dialogo, allo scambio di insegnamenti e interrogativi dal vivo lavora l’editoria, mettendo da parte le incertezze sull’inedito anno scolastico. Ecco allora che Zanichelli, in occasione del lancio dell’edizione 2021 dello storico vocabolario Zingarelli – la prima pubblicazione risale al 1917, poi rinnovata di anno in anno – inventa la “modalità delivery” per raccontare la lingua italiana: da settembre a novembre postini in bicicletta consegneranno porta a porta in sette città italiane (Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma e Cagliari, e ci si chiede perché non Napoli, Bari, Potenza, Palermo) un milione di cartoline nelle quali si spiegherà l’etimologia di quattrocento parole. Con l’ashtag “ciboperlamente” l’iniziativa – ovviamente gratuita – punta anche a sconfiggere l’incapacità di comprendere un testo da parte dei nostri studenti rilevata recentemente durante un’indagine che li ha posti in una posizione inferiore alla media Ocse. E allora, per esempio, potrà incuriosirli l’etimologia di una parola spesso sulla loro bocca, “compagno” (di classe, di scuola, di palestra, di viaggio). Ebbene, nella cartolina Zingarelli dedicata a questo termine, si spiega che esso proviene dal latino medievale “companio” , cioè “colui che mangia lo stesso pane”. In un’altra che l’aggettivo attonito (meno comune di stupito, meravigliato) deriva da “attonitum” latino, ovvero stordito dal tuono. Zanichelli offrirà anche, per tre mesi, dizionari digitali gratis. Un’occasione per una didattica diversa, perché inseguendo i vocaboli si può affrontare un insegnamento diacronico e sincronico, storico e interdisciplinare.

Un tuffo nel greco, un itinerario alla scoperta della lingua di Socrate, dalla quale derivano molte altri nostri termini (angelo, xenofobia, mistero, ateo, tra le altre) lo propone Giorgio Ieranò (insegna letteratura greca all’università di Trento) nel saggio freschissimo di stampa Le parole della nostra storia, edito da Marsilio (320 pagine, 18 euro). È anche un percorso verso le origini del modo di pensare e di vivere il presente perché vocaboli come eros, psiche, politica, teatro, economia, musica li utilizziamo ogni giorno – nota l’autore – per esprimere amore o rabbia, per argomentare il nostro dissenso, per entrare in snodi cruciali della nostra modernità che si è impastata anche nel mito e nella cultura ellenica, nella quale avevano spazio l’“utopia” e la “nostalgia”. Uno sforzo, quello di Ieranò, anche per far capire come termini di cui talvolta ignoriamo il vero significato abbiano avuto una storia avventurosa che li ha portati ad assumere valori nel tempo nuovi e rivoluzionari. Insomma, il libro traccia anche una geografia della nostra identità più profonda.

Comunicare, porre domande offrire risposte plausibili e, attraverso questo scambio, acquisire sicurezza di sé. È il fine ultimo de Il coltellino svizzero di Annamaria Testa (Garzanti, 300 pagine, 18 euro). Intanto, perché questo titolo? Perché, spiega l’autrice, docente universitaria e consulente per le aziende, «viviamo tempi incerti e fatichiamo sempre più a riconoscere il mondo che ci circonda: eventi totalmente inediti stanno modificando gli strumenti con cui ci confrontiamo con gli altri, come veniamo condizionati dalle informazioni, le modalità di accesso ai saperi. Mai come oggi abbiamo bisogno di un ideale coltellino svizzero per poter avvitare un pensiero, limare una percezione, stappare un punto di vista originale». Più di un capitolo viene dedicato alle domande, che vengono perfino classificate: possono essere ingenue («le migliori per trovare nuove prospettive» perché un “per quale motivo?” è stato alla base delle più grandi scoperte scientifiche), contestuali (servono per esempio a inquadrare un lavoro), paradossali (il magico what if, utile a cambiare un punto di vista), ossessive, metodologiche, oniriche, altrui (immaginare cosa l’interlocutore chiederebbe al vostro posto). In un dialogo continuo, come quello dei bambini che tra i due e i quattro anni sono nell’età dei perché, in media trecento al giorno secondo uno studio inglese del 2013. E costruiscono così la loro immagine del mondo.

Appunto per i bambini (dai sei ai dieci anni) Piemme con il marchio Il Battello a Vapore pubblica Una maestra piena di parole (144 pagine, 9,50 euro). L’autrice, Emanuela Nava (che ha firmato molti libri per ragazzi vincendo tra l’altro il Grinzane Cavour Junior), dà l’avvio al volumetto mettendo in scena la maestra Rosa. Entra in classe e dice di essere innamorata. Di chi? si chiedono i suoi alunni di quinta. È l’inizio di un viaggio, poetico e linguistico, alla ricerca del tesoro nascosto dentro le parole, «che rotolano nel tempo come sassi per giungere fino a noi». 

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