Beppe Navello
Visita guidata

Teatro San Clemente

A Roma, a San Clemente, tra il Colosseo e le pendici del Celio, c'è un affresco dell’XI° secolo che proprio oggi assume un valore speciale. Come nei fumetti moderni, l'autore ha dipinto i personaggi e le loro battute. Insomma: è teatro allo stato puro!

Ho sentito il desiderio in queste ultime settimane di regalarmi una nuova “visita guidata”: forse perché non vedo l’ora di tornare a teatro, a vederlo o a farlo; pensando a come sarà fragorosa la prima volta che qualcuno di noi salirà di nuovo su un tavolo per intrattenere qualcun altro che avrà voglia di ascoltarlo. Dal vivo, non in rete. Come si è fatto da sempre.

Così, riaperti musei e chiese, mi è tornata in mente un’opera d’arte che mi ha sempre emozionato e che è a pochi passi da dove abito a Roma: a San Clemente, tra il Colosseo e le pendici del Celio, in uno dei più antichi luoghi cristiani della capitale. Ma per vederla occorre un po’ di fatica supplementare rispetto a quella ordinariamente connessa ad ogni escursionismo artistico: perché in questo caso bisogna scendere nell’ipogeo della chiesa dove sono i resti della prima basilica del IV° secolo e poi cercare un affresco invece dell’XI° secolo che, anno dopo anno, mi sembra sempre più scolorito e difficilmente leggibile ma che, soprattutto per via delle testimonianze storico-critiche che lo descrivono, continua a mantener viva l’emozione che dicevo. Sono andato, oggi, deciso ad immergermi in quel viaggio sotterraneo per la quinta o sesta volta della mia vita.

Impossibile. Era aperta la basilica superiore, bellissimo il mosaico luminoso del catino absidale, la Schola Cantorum del XII° secolo, la cappella di Santa Caterina affrescata da Masolino da Panicale. Ma al momento di entrare in sacrestia ad acquistare il biglietto per scendere nella basilica inferiore, quella del IV° secolo, ho avuto la delusione di trovarla chiusa. Riaprirà a settembre, forse, la circolazione dell’aria là sotto non è garantita contro il pericolo di contagio da Coronavirus e quindi il bisogno che avevo di rivedere l’antico affresco è rimasto insoddisfatto.

Di che si tratta, insomma? Di un vero e proprio fumetto, dipinto tra il 1090 e il 1100. Sì, una storia di colorita vivacità popolare sui fatti miracolosi che hanno accompagnato il martirio di San Clemente Papa nella Roma del primo secolo dopo Cristo: quando il pretore Sisinnio tenta di farlo arrestare e i suoi sbirri, credendo di afferrare con le braccia il Santo, si ritrovano fra le mani una pesante colonna di marmo: questa vicenda è raccontata in due bande sovrapposte di immagini (non dimentichiamo che i Francesi chiamano i fumetti “bandes dessinées”…) accompagnate dalle battute che pronunciano i protagonisti della storia. Proprio le battute, come in teatro: o, appunto, nei fumetti e nei fotoromanzi. E se la tecnica del fumetto non era certamente una novità, perché  la ritroviamo in testimonianze altrettanto suggestive nelle necropoli etrusche di Tarquinia e Cerveteri o nella pittura funebre egizia per citare soltanto due casi, nell’esempio di San Clemente c’è qualcosa che lo rende straordinario: le battute sono scritte un po’ in latino e un po’ in volgare (vedremo tra poco con quale criterio distributivo), risalgono all’ultimo decennio dell’XI° secolo, abbiamo detto, tra il 1090 e il 1100, e risultano quindi tra le prime testimonianze scritte di volgare italiano, citate in ogni storia che si rispetti della nostra lingua nazionale; appena un secolo più giovani del famoso Placito Capuano (“Sao ko kelle terre, etc.”) e due secoli più giovani  dell’indovinello veronese (“Se pareba boves, etc”): ma ai miei occhi di guitto di palcoscenico quelle parole balzano vive come il suono della parlata romana dell’epoca, hanno la forza emotiva delle battute dei commedianti di quei tempi che dovevano impersonare la rozzezza dei soldati, l’abitudine al comando del pretore o la mistica soavità del Martire.

La lingua pronunciata è cosa diversa dalla lingua letteraria o anche soltanto scritta: e quei due documenti più antichi che precedono l’iscrizione di San Clemente sono, guarda caso, la registrazione notarile di una formula di giuramento e l’esercitazione divertita di un copista in una pausa della sua faticosissima giornata, trascorsa sulle pergamene. Sono scritti nati nel silenzio degli studi professionali o delle abbazie; quelli di San Clemente riproducono invece le urla e gli schiamazzi della plebe di Roma. Tanto che i filologi romanzi che le hanno copiate e trascritte, hanno distribuito le battute ai singoli personaggi, come in una scena de Il Campiello o di Filumena Marturano.

 

ALBERTELLUS: Falite dereto co lo palo, Carvoncelle.
SANCTUS CLEMENS: Duritiam cordis vestris, saxa trahere meruistis.
SISINIUM: Fili de le pute, traite.
GOSMARIUS: Albertel, trai.

Traduzione:

ALBERTELLO: Carboncello, spingi da dietro con il palo.
SAN CLEMENTE: A causa della durezza del vostro cuore, avete meritato di trascinare pietre.
SISINNIO: Figli di puttana, tirate!
GOSMARIO: Albertello, tira!

Solo il Santo parla in latino: è il ruolo della “tinca”, si dice in gergo teatrale, e non è importante se nessuno lo capisce perché annoia quando apre bocca. Invece, sono sicuro che anche questa volta quel grido di Sisinnio, “Fili de le pute”, l’unico che non ha bisogno di traduzione, mi avrebbe fatto sobbalzare scavalcando nove secoli di silenzio dal muro sbreccato della basilica e irrompendo assordante nelle mie orecchie, con la sua efficacia sanguigna; facendomi  capire, dopo quasi tre mesi di prigionia, che la vita a Roma riprenderà il suo corso normale quando qualcuno di noi, forse proprio a settembre, potrà di nuovo far risuonare i lazzi e gli sberleffi e le urla che da duemilacinquecento anni accompagnano dai palcoscenici la vita della città eterna e quindi del mondo. Insomma, c’è ancora speranza per il nostro mestiere, non riuscirete a fare a meno di noi, se volete tornare a vivere…

Nota in calce – L’orario di accesso alla basilica inferiore di San Clemente è dalle 9 alle 12,30 e dalle 15 alle 18. Nei giorni festivi dalle 12,15 alle 18. Il biglietto costa 10 €, ridotti per bambini e studenti fino a 26 anni 5 €. Inutile sperare di entrare prime di settembre…

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