Valentina Fortichiari
Visite guidate

La finestra di Friedrich

Nei quadri di Caspar David Friedrich i personaggi sono quasi sempre ritratti di spalle: possiamo solo immaginare i loro occhi (e il loro stato d'animo). Ma la "Donna alla finestra" sarà sicuramente una persona che, come noi, aspetta il futuro

Donna alla finestra, olio su tela, 44×37, Berlino, Nationalgalerie. Il dipinto (1822) rappresenta lo studio di Caspar David Friedrich con la vista sul fiume Elba (si vedono gli alberi delle barche). La donna è Caroline, moglie di Friedrich, dalla quale ebbe tre figli. L’interpretazione degli studiosi spiega che la figura femminile gira le spalle all’oscurità dell’interno, che ha valenza simbolica e rappresenta l’imperfezione della vita terrena (solo al Cristo è dato illuminarla, vedi la croce sull’anta della finestra alta). Lo spazio esterno starebbe a indicare l’al di là, raggiungibile in più tappe (le due imbarcazioni nell’Elba). I pioppi in lontananza simboleggiano la morte.

Friedrich (1774-1840), nato in una cittadina tedesca affacciata al nordico, burrascoso Mar Baltico, orfano di madre a 6 anni, poco dopo perse due sorelle, e vide annegare un fratello mentre pattinavano insieme sul ghiaccio, e la sottile lastra si era spaccata. Studioso di teologia e di letteratura, è considerato il massimo esponente del Romanticismo, l’artista che più ne incarna gli ideali (Sturm und Drang, tempesta e impeto), dipingendo una natura sublime e la vertigine umana di fronte alla sua magnificenza. Nel 1798 si trasferì a Dresda, dove sposò Caroline nel 1818; dagli anni ‘20 la sua fama declinò a causa di una malattia mentale che lo rese depresso e paranoico.

È uno dei pittori da me più amati, soprattutto non mi stanco di guardare il suo quadro più famoso, il Viandante sul mare di nebbia, per quel panorama sconfinato e bellissimo, che potrebbe apparire angoscioso, e invece esprime una felicità pura e sospesa nel tempo.

Anche il quadro della donna affacciata alla finestra coglie e fissa per sempre una pausa temporale: la donna guarda, ma non vediamo i suoi occhi, possiamo solo immaginarli. Spesso le figure umane nei quadri di questo pittore mostrano le spalle, lasciando a chi guarda la fantasia di intuire i loro volti, quasi che il pudore li avvolgesse nell’ombra e rendesse impenetrabili. Saranno gioiosi gli occhi della donna alla finestra, emozionata nell’attesa di qualcuno che sta aspettando di abbracciare, oppure velati di malinconia perché percepisce la solitudine e il silenzio intorno a lei?

Quante volte avrei voluto, davanti al quadro di Friedrich Sulla barca a vela, lanciare un richiamo ai due della coppia di spalle, seduti a prua a fissare la costa non lontana, la silhouette ombrosa della città in vista, e farli voltare per vedere i loro volti? Forse una spiegazione c’è, e la troviamo in queste parole dell’artista: «Il pittore non dovrebbe dipingere solo ciò che vede davanti a sé, ma anche ciò che vede dentro di sé» (non vale anche per la letteratura?). E ancora, in questo passaggio bellissimo: «…chiudi il tuo occhio fisico, al fine di vedere il tuo quadro con l’occhio dello spirito. Poi porta alla luce ciò che hai visto nell’oscurità, affinché la tua visione agisca su altri esseri dall’esterno verso l’interno».

Durante l’infanzia, stare per ore affacciata alla finestra era la mia occupazione preferita, specie quando nella stanza scendeva il crepuscolo, nella strada si accendevano luci, e io, non vista, nel silenzio, potevo spiare una umanità di cui ero avidamente curiosa. Sapevo che a una certa ora – immancabilmente – sarebbero comparsi sul portone della casa di fronte due innamorati per il bacio serale e il congedo, e mi chiedevo che cosa provassero a separarsi.

Il quadro della donna alla finestra mi incanta perché è una sorta di desiderio di volo nella natura che lei vede di fronte a sé, ma si avverte la presenza dell’acqua. L’acqua c’è ma non la vediamo, né possiamo percepirne odori e suoni. Preferisco pensare che sia acqua di mare, e che la donna pensi a un viaggio che la attende nei giorni a venire. Dunque ne assapora ogni suggestione, sta lì, in piedi, nella sua lunga veste verde, intonata alle pareti e alla natura esterna. I colori sono armoniosi, morbidi, vediamo solo il verde della natura: è un sogno di natura dai colori caldi, verde, giallo ocra, solo l’azzurro venato di bianco spezza quel sipario boscoso, insieme al colore freddo dell’acqua che probabilmente si muove e si anima delle stesse tonalità del cielo. Friedrich sa giocare con la luce con rara maestria, scegliendo in prevalenza i chiaroscuri, le zone dove l’ombra a volte aggredisce la luce e la divora.

È il futuro ciò che la donna guarda, i giorni sospesi ma imminenti, ciò che ancora le sarà dato di vivere, di sognare. Una fuga forse la attende, certamente tutto ciò che è all’esterno sta a significare che ha davanti a sé una vita nuova, un’avventura che realizzerà i suoi desideri. È questo l’interno dell’anima della donna, il ‘dentro’ di sé che Friedrich vuole farci immaginare?

Per stare affacciata alla finestra, poggiavo i piedi su una vecchia poltrona di cuoio nero, un po’ consumata, e guardando là fuori inventavo storie, fantasticavo su ciò che il destino avrebbe preparato per me. Lo faccio ancora adesso: la mia finestra si affaccia sul verde, su una gigantesca magnolia, su scampoli di cielo aperto. Non sono più bambina, ma sono rimasta bambina nello stupore con il quale percepisco la natura intorno a me, e sogno l’acqua salina che presto mi avvolgerà nel suo abbraccio.

Forse la donna è la mia stessa vita alla finestra: sono io, che amo guardare gli altri e non essere vista, che amo guardare il mondo, tenendomene un po’ in disparte, ad ascoltarne, a percepirne vibrazioni segrete. Ma sono capace di vertigini che mi danno ali e mi portano lontano, oltre la linea dell’orizzonte, oltre i confini dei mari selvaggi, là dove la terra sembra avere fine, le acque sprofondare in un inconoscibile altrove.

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