Luigi Saitta
Un libro di Giovanni Battista Grassi

Chirurgia con l’anima

È in effetti un testo di antropologia culturale “La porta si apre”. Perché l’autore, chirurgo, racconta storie emozionanti della sua carriera, dove un intervento riuscito equivale a un nuovo dono di vita

Scrivere romanzi, autobiografie, memorie familiari o professionali è diventato un hobby ormai ricorrente da parte di un numero sempre più consistente di persone. Con esiti incerti o quanto meno discutibili. Ma esistono anche delle eccezioni, vale a dire opere che pur non possedendo requisiti propriamente letterari, assumono invece una rilevanza umana, sociale, morale. È il caso del recente libro di Giovanni Battista Grassi La porta si apre (Rubbettino Editore), con la prefazione di Carlo Verdone.

Grassi, già direttore del Dipartimento oncologico e primario di chirurgia generale e oncologica dell’ospedale San Filippo Neri di Roma, è un medico chirurgo che opera da molti anni in Italia e all’estero, con grandissimi apprezzamenti e riconoscimenti per la sua valentia professionale. È un figlio d’arte (suo padre Giuseppe è stato uno dei più grandi chirurghi italiani ) che ha avvertito la necessità di prendere, dopo il bisturi, carta e penna, per raccontare una serie di storie di vita che fanno parte integrante delle sue esperienze di lavoro. Giovanni Battista Grassi non è dunque uno scrittore di professione, tuttavia ha consegnato alla pagina bianca una serie di storie, di episodi (alcuni di essi non possono non suscitare profonda emozione), realizzando un’opera di elevato valore culturale (nell’accezione antropologica del termine), di grande esempio professionale, di notevole spessore morale.

Il titolo La porta si apre non è casuale, giacché si presta a una duplice interpretazione: la porta della camera operatoria che si apre prima di ogni intervento e, metaforicamente, la porta della vita che si apre dopo un riuscito intervento chirurgico. Il libro di Giovanni Battista Grassi non è soltanto un libro di ricordi e di memorie, è anche, direi soprattutto, un ritratto, una radiografia dei nostri tempi, un inno alla vita e alla sacralità della vita stessa, che, giorno dopo giorno, l’autore, e con lui un’infinità di suoi colleghi, onorano con ammirevole dedizione e grande sacrificio personale.

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