Lidia Lombardi
Itinerari per un giorno di festa

Nelle segrete stanze dei Giovanniti

Domani - giorno di apertura eccezionale - i volontari del Fondo Ambiente Italiano accompagneranno i visitatori nella Casa dei Cavalieri di Rodi che dalla Suburra si affaccia sulla grande bellezza di Roma. Nell’ambito del programma “Cosa FAI Oggi”

Domina alta via dei Fori Imperiali e incuriosisce anche quanti sono abituati alle “contaminazioni” (nel senso originario della parola) di edifici di varie epoche nella Roma dalle mille facce. È la Casa dei Cavalieri di Rodi, che squaderna sopra alle mura imperiali, là dove ci sono i resti del Foro di Augusto, una ardita ed elegante loggia del Quattrocento e finestre graziosamente lobate. Un punto interrogativo, lo strano edificio, perché usualmente non è visitabile. È infatti, ancorché vincolato e protetto dalla Sovrintendenza Capitolina, di proprietà del Sovrano Ordine Militare di Malta che qui aveva sede prima che, a metà del Cinquecento, si trasferisse sull’Aventino per sfuggire all’insalubre aria degli antichi Fori e di quella che una volta era la Suburra. Ebbene, domani, ultimo giorno di febbraio, il monumento aprirà eccezionalmente le sue porte dalle 10 alle 19, grazie all’impegno del Fondo Ambiente Italiano e nell’ambito del programma “Cosa FAI Oggi”. Ingresso gratuito per la visita guidata a cura dei volontari del Fai: condurranno gruppi di 25 persone nelle segrete stanze e fino alla loggia, dalla quale la vista spazia sui Fori, sul Campidoglio, sul Vittoriano, su piazza Venezia e in modo particolare sul quartiere medievale con la Torre delle Milizie. La quale, insieme con la Torre de’ Conti, faceva parte dei possedimenti del Sovrano Ordine, che si espanse nella zona con presidi sanitari e abitazioni.

Andarono, i Giovanniti (l’Ordine è filiazione del Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme) a insediarsi, alla metà del dodicesimo secolo, nella zona tra il Foro di Traiano e quello di Augusto, edificando un complesso sopra il convento dei monaci basiliani, che a loro volta trecento anni prima avevano occupato i resti del Tempio di Marte Ultore, del Foro Transitorio e di quello di Nerva, ridotti dal terremoto del V secolo in rovine impaludate. Proprio nell’abside del Tempio di Marte i religiosi realizzarono un oratorio, intitolandolo appunto a San Basilio e utilizzando le tre colonne rimaste in piedi come base del campanile. Tutto scomparso quando i dispersi Cavalieri Templari ridussero la propria attività alla funzione ospitaliera non solo stabilendosi nel complesso dedicato a San Basilio ma incamerando anche costruzioni tra la torre de’ Conti e quella delle Milizie, dove crearono tre farmacie e 23 case appoggiate al muro della Suburra.

Passò più di un secolo, divenne papa il veneziano Paolo II Barbo e così il suo potentissimo cardinal nepote Marco Barbo, Gran Priore gerosolimitano, promosse anche la ristrutturazione dell’edificio. Erano gli anni tra il 1467 e il 1470, gli stessi durante i quali si stava costruendo l’attiguo Palazzo Barbo, che meglio conosciamo come Palazzo Venezia. Stesso dispendio di mezzi, stesse maestranze. Per la Casa dei Cavalieri di Rodi fu eretta la facciata sulla piazza del Grillo, che affascina per il grande arco sovrastato da un finestra a croce – sotto di esso al civico 1 passeranno i visitatori accolti dal Fai – e l’elegante loggia a cinque arcate attribuita a Giuliano da Maiano e densa di memorie: da qui, dando le spalle ad affreschi elegiaci (animali, alberi, paesaggi) si affacciava il pontefice per benedire la folla dei fedeli. E certamente Paolo II amava sporgersi anche dalla facciata sul Foro di Augusto, utilizzando una finestra ad arco trilobato gotico inserita in una cornice rinascimentale.

Ancora un cambio d’uso e lavori di ampliamento nel 1566, quando gli Ospedalieri si trasferirono nel complesso di Santa Maria del Priorato, poi rifatta nel Settecento da Giovan Battista Piranesi, che non mancò di raffigurare in una precisa e ispirata incisione appunto la Casa dei Cavalieri di Rodi (nella foto). La quale fu allora affidata da papa Pio V alle Neofite Domenicane, impegnate nel compito di convertire al Cattolicesimo le giovani ebree. Le monache ribattezzarono la chiesa dedicandola alla Santissima Annunziatina. Cancellata – a parte pochi resti magnifici visibili da via Tor de’ Conti – allorché la grandeur mussoliniana sbancò tutt’intorno per realizzare la Via dell’Impero. Il penultimo passaggio del complesso fu dalle religiose al Comune di Roma, che infine nel ’46, dopo averlo restaurato, lo riconsegnò agli antichi proprietari, a quei Cavalieri del Sovrano Ordine di Malta che in un atrio derivante da una domus romana scandita da pilastri di travertino ricavarono la cappella dedicata a Giovanni Battista, il loro patrono.

La Cappella Palatina, come si chiama, sarà la prima tappa della visita. Da qui, salendo sul tracciato di una scala romana abolita nel 1470 e oggi ripristinata, si spalancano due sale maestose. Ecco la “Sala delle Bandiere”, memore di tutti i possedimenti dei Cavalieri nel bacino del Mediterraneo illustrati da due grandissime carte geografiche che segnano le isole di Rodi e di Malta. Poi, l’ingresso nella “Sala delle Cariatidi”, che fiancheggiano come due sentinelle un clipeo con la testa di Giove Ammone, ricostruendo così un piccolo tratto dell’attico del Foro di Augusto. L’ultima ascesa conduce alla loggia quattrocentesca dalla incomparabile vista. E pensare che le monache l’avevano tamponata per ricavarne altri due piani abitabili.

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