Marion Poschmann
A Marion Poschmann il Ceppo Poesia

Le nappe di Medusa

Con la scrittrice e poetessa tedesca (oggi e domani a Firenze e a Pistoia) si apre la 64° edizione del premio fondato nel 1954. Da “Paesaggi in prestito”, in uscita per i tipi di Del Vecchio, anticipiamo un brano della conferenza che la Posschmann terrà nella Sala del Consiglio Regionale della Toscana

Oggi e domani si apre a Firenze e a Pistoia il 64° Premio Letterario Internazionale Ceppo, presieduto e diretto da Paolo Fabrizio Iacuzzi. Per il Ceppo Biennale Racconto 2020 la scrittrice ospite è Marion Poschmann che ha vinto il Premio Ceppo Internazionale Poesia Piero Bigongiari e terrà la Piero Bigongiari Lecture dal titolo “Animale araldico: Medusa”, di cui pubblichiamo un estratto. Il testo della conferenza è stato pubblicato integralmente dall’editore romano Del Vecchio nella prima antologia di poesie in italiano di Marion Poschmann, “Paesaggi in prestito”, a cura di Paola Del Zoppo, che esce in occasione del Ceppo 2020. Come scrive Paolo Fabrizio Iacuzzi nella motivazione al Premio, Marion Poschmann vince per la sua scrittura in costante tensione fra il racconto e il saggio, la lirica e la riflessione, il pensiero filosofico e la poesia della natura, la passione per l’arte (dal Rinascimento fiorentino all’espressionismo astratto) e la coscienza dei relitti della Storia (passata e contemporanea). Per saperne di più: www.iltempodelceppo.it.

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A una prima occhiata sembra che la medusa non goda di una tradizione letteraria degna di nota. Nell’antichità il cigno occupava il posto dell’animale simbolico più importante. Uccello sacro ad Apollo, si innalza nella sfera dello spirito. L’ape raccoglie il polline, cioè l’essenza delle cose, il bello. Gli animali che nella Bibbia hanno un ruolo, come il lupo, il serpente, l’aquila, si trovano anche nelle rielaborazioni liriche. Alcuni esseri sono stati innalzati a stemma araldico dai poeti, come il corvo di Poe o la vespa di Kling. La medusa fino a ora non è stata reclamata, non ha un valore simbolico culturale e appare solo nella poesia contemporanea, quando si prendono le distanze dai simboli e ci si rivolge agli enti esperibili con i sensi. Una figura rilevante, però, che attraversa l’intera storia dell’Occidente, è la fonte del nome scientifico della medusa, la Gorgone.

Medusa, una delle tre Gorgoni, una delle figure più ambigue della mitologia greca. Dapprima donna di ammaliante bellezza, viene tramutata, per colpa della Dea Atena, in un mostro, il cui segno più riconoscibile, tra altre nefandezze è la chioma di serpenti. Il suo sguardo trasforma chi la guarda in pietra. Perseo riesce a decapitarla: ha scarpe alate, uno scudo lucido come uno specchio e un manto mimetico, e la testa di Medusa, incastonata su uno scudo diventa un’arma potentissima. Eppure è dal corpo di Medusa che si genera Pegaso, il cavallo alato, l’emblema dell’arte poetica. (…)

Pietrificazione.

Nell’incipit del romanzo Le isole dei pini (Bompiani 2018) il protagonista, Gilbert Silvester, dopo essersi svegliato da un sonno inquieto, percepisce la testa di sua moglie come una testa di Medusa: «Aveva sognato che sua moglie lo tradiva. Gilbert Silvester si svegliò ed era fuori di sé. I capelli neri di Mathilda erano allungati sul cuscino accanto a lui, tentacoli di una maligna Medusa intinta nella pece. Folte ciocche si muovevano adagio con i suoi respiri, strisciavano verso di lui». Alcune pagine dopo, già in fuga verso un altro continente, arriva, con un leggero sfasamento temporale, la pietrificazione: «Non percepiva più l’ambiente circostante, gli altri passeggeri sparivano in dissolvenza, tutto gli sembrava offuscato, come avvolto da una fitta nebbia, solo che quella nebbia gravava su di lui e lui doveva sollevarla con tutte le sue forze per non finirne schiacciato. Tese le spalle, il collo, come un Atlante che lentamente impietriva».

Perseo, si ricordi, in combattimento contro il titano Atlante, aveva alzato la testa della Medusa, pietrificando l’avversario, e formando la catena montuosa dell’Atlante.

La pietrificazione, nel corso del romanzo, tornerà più volte, per esempio quando il compagno di viaggio di Gilbert, il quasi suicida Yosa, per alcuni capitoli si tramuta in una roccia velenosa – o in un brano in cui si riflette sulla possibilità di gettarsi da un dirupo, dopo aver consumato insalata di meduse. (…) (Nella foto Marion Poschmann).

Nappe.

Gruppi di meduse possono bloccare una centrale nucleare; otturano il circuito di raffreddamento e causano di continuo il temporaneo spegnimento di quegli stabilimenti. Qui, per gli oppositori dell’energia atomica ci sarebbe ottimo materiale di lotta. E il sole con i tentacoli da medusa ignea con quel suo sguardo curiosamente obliquo sul logo “Atomkraft? Nein, Danke” non ricorda proprio la testa circondata dalla criniera leonina della Gorgone?

Per quanto ne so, finora non è stata ancora superata dal punto di vista iconografico. Medusa, la donna messa a tacere, decapitata, negli ultimi anni è tornata a essere una figura di riferimento dei movimenti delle donne, ancora da vedersi se a loro vantaggio o svantaggio. La pericolosità e la minaccia latente del gorgonico/femminile è fissata da secoli in questa iconografia.

Famoso è il bronzo di Benvenuto Cellini, a Firenze, che rappresenta Perseo in piedi sul cadavere di Medusa, con la testa staccata in mano e lì, non tanto i serpenti che si agitano dalla testa, quanto i rivoli che scorrono dal collo reciso ricordano i tentacoli attorcigliati delle meduse. Quella posa da vincitore si tramanda nelle passamanerie delle uniformi militari. Le nappe come ornamento e segno del grado militare riprendono la testa della Medusa con i fili pendenti e innalzano il valore di chi le indossa. Meduse e nappe – etimologicamente non c’è legame, esiste solo a livello dell’immagine.

E in medusa, in nappa, è stata mutata anche Hilary Clinton durante le ultime elezioni negli Stati Uniti, quando girava un fotomontaggio che mostrava Trump come Perseo vittorioso, l’enorme testa di medusa in mano, l’enorme spada al fianco. (…)

 

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