Delia Morea
A proposito de "L'incantevole Sirena“

Le sirene di Napoli

Francesco Palmieri racconta i misteri di Napoli portando il lettore per mano in una città (e un'umanità) carica di sorprese. E su tutto aleggiano le ali della magia, dell’arcano, dell’esoterismo che sembra essere parte integrante di questa metropoli

L’incantevole Sirena (Giunti, pp. 363, euro 18,00) di Francesco Palmieri, giornalista e scrittore napoletano trapiantato a Roma, affascina sin dalla copertina: un’ammaliante sirena dai capelli rosso fuoco con lo sguardo perduto verso un infinito da scoprire. È questo, infatti, il primo punto su cui, a nostro avviso, si dispiega il libro di Palmieri che, non a caso, recita nel sottotitolo: “Napoli misteriosa, magica, feroce”. Si tratta di una lettura nuova e intrigante di Napoli, dei suoi miti, misteri, tradizioni e personaggi, da non smettere, da leggere d’un fiato.

Lo scrittore ci trasporta nei meandri di una città sempre cantata, celebrata, vituperata, di cui molto si è conosciuto, si è raccontato, però questa volta è tutta una riscoperta, ci appare un viaggio nuovo, una diversa, ulteriore identità di cui la metropoli può fregiarsi. Questo si deve al racconto che ne fa Palmieri, alla doviziosa e intrigante ricerca, che lo porta ad inoltrarsi nelle pieghe più recondite di Napoli, nei suoi intrecci, creando collegamenti tra episodi, vite, strade, miti, raccontando aneddoti, fatti, suggestioni sconosciute ai più. Una mappa esaminata in maniera capillare.

«C’è a Napoli uno strano vicolo in cui è difficile entrare per caso. Le guide e i turisti giustamente lo trascurano, perché chi non ci abita non ha motivo di passare. […] Nessuno ricorda perché Vicolo Rose si chiama così, […] Vico Rose nasconde un mistero che, anche se svelato prima, non rovina la prova a chi ci va. […] Ma non importa dove si trovi Vico Rose. Ciò che conta è il senso di stupore da cui si viene colti, perché soltanto usciti ci si rende conto di avere camminato su una U e che tutto il tragitto è contenuto in un unico corpo di fabbrica. Il breve viaggio dentro un palazzo truccato da vicolo suscita la sensazione di una burla spaziale, di una sospensione temporale. Come se, una volta fuori, non si rientrasse più nell’epoca in cui si viveva fino a pochi minuti avanti, bensì in un tempo che sta prima o dopo».

In questa bellissima, emblematica, pagina iniziale, di cui abbiamo riassunto momenti salienti, lo scrittore inizia a condurre il lettore alla scoperta di una città che ogni volta presenta un volto diverso, con una suspence, un senso di misteriosa attesa, che permane durante tutto il percorso del libro. Napoli, e vogliamo dirlo senza retorica, esibisce sempre una scoperta: ogni volta che si gira un angolo, si ha la sensazione di trovarsi in un mondo differente, lontano, sospeso in un tempo che non è più il nostro ma che non è nemmeno altro o altrove. Condividendo, dunque, pienamente le sensazioni che restituisce Francesco Palmieri nello scrivere di Napoli, ci addentriamo in un ragionamento che coinvolge per la grande e puntuale ricerca del sostrato cittadino, per la cultura profonda sulla città che ha lo scrittore, ma soprattutto per un linguaggio che da cronaca, da saggio, si trasforma in racconto, in narrazione coinvolgente, fluida, senza mai cadere nelle maglie di abusata retorica, anzi mettendo in luce la parte feroce della città, quella più arcana.

Uno stile, usato da Palmieri, che s’inoltra in più registri catturando l’attenzione del lettore, che dimostra la comprovata esperienza, la dimestichezza con l’uso delle parole, insomma il fascino di chi è letterato e scrittore vero. Così Palmieri ci racconta, in maniera lucida e nello stesso tempo accattivante, della complessa fenomenologia che accompagna la città, dal mito della sirena Partenope, ai fantasmi di Palazzo Donn’Anna, i ritornelli delle lavandaie del Vomero, la lava del Vesuvio, il miracolo della liquefazione del sangue di alcuni santi napoletani, lo scandalo delle monache di Sant’Arcangelo a Baiano, le leggende di amori maledetti, le magie, le sedute spiritiche, i monacielli, le belle ‘mbriane,  la camorra e i suoi affiliati, i grandi esoteristi e scienziati come il Principe di Sansevero, di Leopardi, il poeta latino Virgilio e tanto altro.

Persino di Totò, il principe De Curtis, massone durante l’epoca della guerra e fino all’inizio degli anni ’50, sposandone gli ideali di “fratellanza universale” che tanto aveva a cuore. Totò abbandonerà la massoneria ma il suo spirito di galantuomo generoso, oltre che di grande artista, perpetuerà con anonimi aiuti verso i più bisognosi. Totò faceva una beneficenza silente, che non aveva bisogno di proclami o strombazzamenti; l’autore di ‘A Livella, il grande comico sulle scene, al cinema, nella vita faceva del bene senza dirlo a nessuno.

Ancora Palmieri ci parla delle magie di una città sacra e profana insieme, di alcuni emblematici personaggi, come il grande poeta Ferdinando Russo e tanto altro, impossibile descrive tutto quello che racconta su Napoli, attraverso le epoche storiche, i collegamenti tra i fatti, le concatenazioni di situazioni. È affascinante leggere e scoprire, pagina dopo pagina, un mondo, ribadiamo, ancora nuovo, ancora diverso.

Su tutto il racconto aleggiano le ali della magia, dell’arcano, dell’esoterismo che sembra essere parte integrante di questa metropoli, se solo si guarda la città con occhi profondamente diversi e ci si incuriosisce dei suoi tanti luoghi apparentemente nascosti. Per questo “L’incantevole sirena”, attraverso una capillare indagine, svela l’anima profonda di Napoli e si presenta come un’opera completa che apre un nuovo capitolo della città, un capitolo lucido, senza orpelli e trionfalismi, scritto con grande competenza, rigore e passione. Soprattutto un atto di amore, che cerca il segreto di questa città con grande rispetto. Un libro che coinvolge.

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