Alessandra Pratesi
Visto al Teatro dell'Opera di Roma

Danza Preljocaj

Presentato per la prima volta alla Biennale della Danza di Lione 2008 e riproposto dal Corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, "Blanche neige" di Angelin Preljocaj si conferma un classico del balletto narrativo contemporaneo. L'étoile Rebecca Bianchi è una Biancaneve in stato di grazia

«Se la danza non lasciasse un segno nel mondo, sarebbe come se non esistesse affatto». Come non dare ragione ad Angelin Preljocaj? Il suo balletto Blanche neige ne è una testimonianza. Presentato per la prima volta nel 2008 alla Biennale della Danza di Lione, si è presto affermato come un classico del balletto narrativo contemporaneo. Dal 4 al 9 maggio è stato riproposto dal Corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma diretto da Eleonora Abbagnato.

Il coreografo francese, Angelin Preljocaj ha sempre fatto dell’alterità un punto di forza, un momento di arricchimento. E così è stato per l’incontro con la nouvelle danse, per la scuola di Merce Cunningham, per la collaborazione con artisti di altre specializzazioni, si pensi all’haute couture di Jean Paul Gaultier. Così ricorda durante l’incontro con il pubblico del ciclo I coreografi, i ballerini e noi. Nelle contaminazioni sembra giacere il serbatoio di creatività del coreografo. Anche Blanche neige nasce da un accostamento ardito: raccontare la storia di Biancaneve attraverso la musica delle sinfonie di Gustav Mahler. Un’assurdità? Eppure Preljocaj riesce a creare un prodotto narrativo, artistico e poetico di altissima intensità e compiutezza. Preljocaj parte dalla considerazione che in ogni partitura ci sono degli snodi emotivi e drammatici e che anche la cosiddetta musica sinfonica e astratta possiede la capacità di trasmettere immagini. Procede, poi, per analisi: sceglie un dettaglio della partitura, lo associa ad un personaggio della fiaba e lo fa interagire con gli altri, ricomponendo il puzzle. La sensibilità e l’intuizione conducono il coreografo alla costruzione di una narrazione potente attraverso il linguaggio dei corpi e attraverso la manipolazione e interpolazione delle frasi musicali alle quali è conferita una nuova semantica.

Biancaneve è una Rebecca Bianchi [nella foto a sinistra] in stato di grazia, flessuosa e delicata come il cervo di Artemide, dolce come la ragazza che diventa donna. La sua tecnica è di una precisione che rasenta il sovrumano nell’armonizzarsi con lo spazio scenico e con l’andamento musicale. Il Principe, Claudio Cocino, è all’altezza della partner étoile. Impressionante il modo in cui si fondono nei pas de deux: parti del corpo per il balletto classico altrimenti inconcepibili diventano la leva per salti, prese e pose studiate nei minimi dettagli ma di grande naturalezza. Non si balla sulle punte ma a piedi nudi, riscoprendo il piacere del movimento. E così i muscoli del corpo trovano il loro equilibrio tra la forza e la leggerezza. Un momento di grande virtuosismo, del coreografo come degli interpreti – Massimiliano Rizzo, Alessandro Vinci Loïck Pireaux, Simone Afrò, Fabriele Consoli, Mike Derrua, Giovanni Castelli – è la danza verticale dei sette nani, presentati non creature della terra ma come acrobati. Virginia Giovanetti è una Regina Cattiva perfettamente calata nel ruolo, versione pelle nera sadomaso, immagine totalmente opposta al verginale peplo bianco che vela e disvela le forme di Biancaneve (i costumi sono firmati da Jean Paul Gaultier). Meritano una menzione speciale le scene dello “specchio delle mie brame”: non uno specchio ma un gioco di controfigure che coinvolge la Giovanetti insieme a Daniela Lombardo, Sara Loro, Elisabeth Vincenti, Federica Maine, Beatrice Foddi. Le scene essenziali e dark (di Thierry Leproust) contribuiscono a ricreare l’atmosfera di fiaba senza tempo: pochi massi di pietra per indicare la natura, una parete attrezzata per l’arrampicata a indicare la miniera dei nani, una parete dorata a indicare il castello.

Blanche neige di Preljocaj un segno lo ha lasciato, negli occhi e nel sangue degli spettatori. Complice la musica di Mahler, complice la densità dei simboli impiegati a partire dalla tricromia bianco-nero-rosso, Blanche neige di Preljocaj ha un’energia viva e pulsante al quale il pubblico non rimane impermeabile.

Spettacolo visto il 4 maggio 2019 (primo cast)

Ph. Yasuko Kageyama

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