Lidia Lombardi
Itinerari per un giorno di festa

Magia di Tuscolo

Riaperto il Parco Archeologico e Culturale della città latina. Un «primitivo luogo dell’anima» che custodisce tesori archeologici e che regala, nel territorio circostante, viaggi nel tempo: dalla protostoria al Rinascimento, al Barocco, al Neoclassicismo

Dal pianoro e dalla radura – dopo aver lasciato, a valle, la visione di Villa Aldobrandini, cuore di Frascati – si sale la collina mentre alberi e cespugli si fanno più fitti. Ma in cima lo sguardo si può allargare a 360 gradi e tutt’intorno si squadernano i Monti Prenestini, arrotondati e ospitali, con la capigliatura verde che esplode in primavera. Ma subito viottoli di pietre antiche invitano a esplorare. E si arriva, leggendo qua e là cartelli didascalici sparsi come indizi, all’acme: una cavea a semicerchio, divisa in quattro settori. Un teatro, pronto a ospitare spettacoli e spettatori. Ecco la magia di Tuscolo, la città latina sorta settecento anni prima di Roma, nel XV secolo avanti Cristo, fondata – è bella la leggenda – da Telegono, figlio di Ulisse e della Maga Circe. Un altro rampollo greco venuto a colonizzare il Lazio primitivo, e quei Colli Albani, rifugio perfetto dopo l’approdo sulla costa, come avvenne per Ascanio, il figlio di Enea fattosi poi re di Albalonga.

Tusculum, dunque. Restituito ai cittadini dalla Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini, che negli anni Ottanta acquistò i 50 ettari dagli Aldobrandini. E che ha appena riaperto – due giorni di festa, miti, archeologia, botanica – il Parco Archeologico e Culturale di Tuscolo, come ha voluto chiamarlo dopo averne finanziato la messa a punto con 1 milione e 200 mila euro. Qui l’ente davvero è al servizio della gente, e non è populismo trito. Qui si preserva il luogo più identitario tra i comuni di Monte Porzio Catone, Frascati, Grottaferrata, Montecompatri. E si rilancia quello che l’etnologo viaggiatore Fosco Maraini chiamò «luogo primitivo dell’anima». E che Giorgio Albertazzi così descrisse nell’agosto 2009, alla vigilia delle rappresentazioni di classici (Edipo a Colono di Sofocle, Medea di Euripide, Supplici di Eschilo) in quella cavea per 350 spettatori che risale al 75 avanti Cristo: «È un luogo magico. Umido, ma questo umidore gli conferisce qualcosa di dissotterrato, di ancestrale, che piacerebbe tanto a Dante. Mi è capitato di ritrovarmici, un giorno, e ho scoperto che è un luogo di pietre autentiche: raccontano di un passato, sanno esprimere la storia nel senso più genuino. E senza memoria non c’è vita».

Qual è il passato di Tusculum? L’acropoli popolata già in età arcaica, visse la fiera opposizione alla prepotente Roma, che la sconfisse nel 496 avanti Cristo. Poi il dominio dell’Urbs, durante il quale divenne residenza estiva prediletta – aria fina e fresca regala dall’alto dei suoi 670 metri sul livello del mare – di imperatori, senatori, letterati, primo fra tutti Cicerone. Nel Medioevo, Anno Domini 1191, la distruzione a opera di Roma divenuta Comune. L’abbandono causò il saccheggio di reperti, mentre rovi e sterpaglie aggredivano anche la Tusculum medievale del Palazzo dei Conti, cancellandola quasi alla vista. La morsa mortale finisce nel 1984, appunto quando la Comunità Montana acquista il sito dai principi Aldobrandini. E comincia anche la riscoperta scientifica della fiera e colta città latina. Da venticinque anni la Scuola Spagnola di Storia e Archeologia lavora sulla collina: venti campagne di scavo, che hanno reso visibili i resti del Tempio di Mercurio, dal bel pavimento in mosaico, e della Basilica, un’area di tempietti e la Fontana Arcaica e, oltre il Foro, seguendo i basolati della Via dei Sepolcri, le vestigia delle Terme, di un anfiteatro, del Santuario Extraurbano. Gli interventi del 2016-2017 hanno riservato una sorpresa: accanto alla necropoli è stata individuata una chiesa medievale costruita sui resti di un imponente edificio termale di epoca romana: l’uso della tecnologia più moderna, compresa la ricognizione con i droni e ricostruzioni grafiche in 2D e 3D, ha definito il progetto di inserimento della nuova area nel percorso di visita esistente. Sarà il più grande scavo mai realizzato a Tuscolo dai tempi di Luciano Bonaparte e di Luigi Canina, l’archeologo che nell’Ottocento indagò qui e sulla via Appia oltre a costruire in Roma – era anche architetto – il monumentale ingresso di Villa Borghese.

Le passeggiate a Tusculum – aperto tutti i sabati e domeniche, ad aprile fino alle 16,30, da maggio a settembre fino alle 19,30 – possono anche godere della cura prestata ad alberi e cespugli, censiti, potati, messi in sicurezza. Un’area attrezzata a valle offre i servizi essenziali, senza però un centimetro cubo di cemento, perché è stato usato soltanto il legno. Mentre la Scuola Spagnola sta cercando di sapere dove sono finiti i reperti sottratti nei secoli passati, grazie a leggi più permissive. E ne potrebbe venir fuori un tour della Tusculum scomparsa, affiancato alle visite guidate sul posto. Dove hanno fatto rete quattro Comuni, associazioni locali, singoli cittadini. Ancora, il territorio rifiorisce nelle escursioni nelle Ville Tuscolane (Falconieri, Aldobrandini, Grazioli, Mondragone, Tuscolana). Dalla protostoria al Rinascimento, al Barocco, al Neoclassicismo.

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