Tina Pane
Una giornata nella città magica

Praga, Kafka e i gatti

I ponti, il castello, le architetture classiche e quella modernissime: Praga è un lungo di suggestioni e di contraddizioni. Un carosello per turisti che sembra aver dimenticato il dolore del proprio passato

La città delle cento torri, la città magica, la città dei gatti. La città di Kafka e degli artisti, la città della birra, la città della sfortunata Primavera. Sono molte le etichette che vengono appiccicate a Praga, ma non appena si comincia a percorrere le sue strade si percepisce che la città è un corpo complesso e difficile da indagare poiché mescola ad ogni sguardo le tracce di una storia millenaria a una sfacciata modernità.

Praga è la città di Hradčany, il Castello, posto su una delle sue nove colline, il cui skyline compare in tutte le fotografie. Ma il Castello è in realtà una città (turistica) nella città, che contiene al suo interno la grandiosa cattedrale di San Vito (patrono di Praga), la basilica di San Giorgio, il Palazzo Reale, un museo, il famoso Vicolo dell’Oro, i Giardini Reali, tre cortili e un Belvedere. Qui, dove risiede il Presidente della Repubblica, vengono ogni giorno migliaia di turisti, a fare confusione coi 70.000 metri quadri del sito, i vari biglietti per accedere ai diversi monumenti, l’inevitabile fila per l’angusto (e un po’ deludente) Vicolo dell’Oro, dove la casa di Kafka è ormai solo un bookshop. Ma quelli che affrontano la fatica dei 287 gradini della stretta scala a chiocciola che porta in cima alla torre della Cattedrale, possono ammirare la distesa della città a 360 gradi.

Proprio ai piedi del complesso del Castello c’è il quartiere di Mala Strana, o piccola città, che è un po’ la sintesi delle varie anime di Praga. Qui, dopo un terribile incendio nel 1541, vi si stabilirono i nobili viennesi, per essere soppiantati, alla loro partenza, da famiglie di artigiani. Qui c’è la via Nerudova, che ostenta importanti palazzi barocchi sedi di ambasciate e l’isoletta di Kampa, dove un unico mulino testimonia l’antica vocazione del luogo. Qui vi è la bella chiesa di San Nicola (con l’organo suonato da Mozart) e i caffè e le birrerie preferite dagli artisti. Qui, dove per un periodo visse Kafka, c’è il Lennon Wall, il Priorato di Malta e il Palazzo Wallenstein che ospita il Senato. È una zona affascinante, contraddittoria e piacevole da percorrere a piedi senza troppo stare a guardare la mappa, un posto inspiegabilmente meno affollato del centro storico dall’altra parte del fiume.

Sempre sulla riva sinistra della Vltava (Moldava) sorge la collina di Petřín, una vasta area verde dominata da una piccola Torre Eiffel che è il ripetitore della televisione. Un tempo coltivata a vigneti, è oggi un punto panoramico, un luogo per bambini, passeggiate e jogging, il parco più accessibile (e centrale) di Praga. Vi si sale a piedi o con la funicolare, lasciandosi a sinistra il Memoriale delle Vittime del Comunismo (sette statue in bronzo di figure umane stilizzate e nude che scendono come automi da una scalinata) e a destra la Chiesa di Santa Maria della Vittoria che ospita la venerata statuetta del Bambin Gesù, 48 centimetri di devozione popolare e grazie ricevute.

Nel parco di Letnà, un altopiano verde proprio sopra la curva della Moldava, là dove si ergeva una gigantesca statua di Stalin (fatta saltare nel ’62 con la dinamite) c’è oggi un enorme (e funzionante) metronomo, a ricordare lo stretto rapporto di questa città con la musica e col tempo. D’altra parte, tra gli oggetti più ricorrenti nelle vetrine dei negozi di souvenir, vi sono gli orologi. E Mozart, che pure qui visse, compose e diresse, diceva che Praga era una città dotata di ritmo.

Staré Město, la città vecchia, è ovviamente il cuore di Praga, il posto -insieme al Ponte Carlo- più turistico e affollato, a ogni ora del giorno e della notte. La pavimentazione a sampietrini e pavé, le cortine di edifici in vari stili con facciate perfettamente attintate in tenui colori pastello, la varietà di locali, negozi e punti di ristoro, il risuonare di tante lingue straniere (la nostra e la spagnola più di tutte), rendono il quartiere una enorme giostra, un luogo che per essere apprezzato e non solo attraversato occorre girare muniti di attenzione e pazienza.

Il punto che richiama più turisti è sicuramente il famoso orologio astronomico di Staroměstské náměstí (Piazza della città vecchia) dove ogni ora, dalle 9 alle 23, si radunano centinaia di persone per immortalare gli Apostoli che sfilano nelle due finestrelle che hanno a fianco le piccole statue del Turco, dell’Avaro, del Vanitoso e dello Scheletro, forse dimenticando che in questa piazza fu assassinato San Venceslao (929), fu incoronato Carlo IV (1346) e Vaclav Havel pronunciò il suo famoso discorso dopo la caduta del muro (1990).

Si può salire sulla torre dell’Orologio e guardare tetti, facciate e brulichio dall’alto, visitare l’adiacente Municipio e informarsi sulla storia della città, entrare nella vicina chiesa di Santa Maria di Týn o in quella di San Nicola e approfondire la figura di Jan Hus oppure visitare, a Palazzo Kinský in questo periodo, la bella mostra Bonjour Monsieur Gauguin, dedicata agli artisti cechi che cercarono la loro ispirazione sotto il sole della Bretagna. Intorno alla piazza è tutto un fervore di vicoli e strade, di piazze e qualche piccolo giardino, di teatri, di bei palazzetti con ringhiere artistiche e fregi, di insegne, di occasioni per fermarsi a una vetrina, a un chiosco, a un portale antico, a un edificio finemente decorato che attira lo sguardo tra due facciate di edifici nuovi.

A Nove Mesto, il quartiere nuovo, c’è la famosissima Václavské Námestí (Piazza Venceslao), che si presenta come un viale in pendenza di 700 metri di lunghezza e 60 di larghezza. Un luogo enorme e sfuggente, di aspetto moderno, intersecato ai suoi lati da importanti gallerie e sovrastato dall’imponente facciata del Museo Nazionale. Qui, dove tante volte è passata la storia, dalla dichiarazione di indipendenza dall’Austria nel 1918 al suicidio di Jan Palach nel 1969, oggi fervono lavori di ristrutturazione e nonostante i tanti bei edifici d’epoca, lo spazio sembra corrotto da negozi di ogni genere, alberghi, casino e ristoranti. Il resto del quartiere, più a sud, meno interessato dal turismo, oltre alla Dancing House di Frank Gehry, offre scorci di palazzi d’epoca e ampie strade eleganti.

Ma Praga è tante altre cose: Josefov, il quartiere ebraico, ricco di sinagoghe e memoria. È il Lungofiume coi suoi ponti, le sue isolette e i giri in battello, passeggiate che allontanano dalla folla e offrono viste panoramiche di vari punti della città e tramonti spettacolari; è la metropolitana pulita ed efficiente, aperta nel 1974, che oggi conta tre linee, è male segnalata in superficie ma ha una chiarissima segnaletica interna.

Praga è Alfons Mucha, inventore dell’Art Noveau, è spettacoli di teatro negro o di marionette, monopattini elettrici a noleggio, alberghi, residenze, camere in affitto e Airbnb ovunque. Per gli abitanti che affollano l’estesa periferia, Praga è paneláky, le case in pannello, costruite negli anni ’70 e ’80 per garantire il diritto all’abitazione e uguali, a vederle da lontano, a tanti nostri quartieri dormitorio.Praga è cigni, gabbiani e piccioni (e pure qualche topo) che convivono sulle sponde della Moldava, è la pivo (birra) che costa meno dell’acqua, il trdlo (manicotto di Boemia), un dolce tipico preparato e venduto solo agli angoli delle strade e il vepřové koleno (stinco di maiale) servito con hořčice, una mostarda adatta ai nostri palati, in qualunque ristorante o trattoria si vada a mangiare.Praga è una città senza traffico, ordinata, pulita, benestante. Piena di negozi e centri commerciali, di gallerie dove fare shopping riparandosi dal freddo e di piccole kavarna (caffetterie) arredate come il salottino di casa. I negozi di cristalleria di Boemia e di porcellane, ancorchè di dubbio gusto, non sono numerosi quanto le gioiellerie, mentre ovunque si trovano comodi minimarket aperti h24 e negozi di souvenir a poco prezzo, che mischiano calamite e tazze, matrioske e t-shirt, bicchierini da liquore e apribottiglia, insomma il solito campionario di paccottiglia globalizzata.Praga infine, è Karlův most, il famoso Ponte Carlo, 500 metri di ininterrotta fiumana turistica, di venditori e di artisti che suonano o disegnano, una piccola babele di accenti e di scatti, le statue annerite dallo smog che fronteggiano quelle appena restaurate e il bassorilievo sotto la statua di San Giovanni Nepomuceno che splende per gli sfregamenti delle mani dei turisti. Il luogo simbolo della città, anche più dell’Orologio astronomico, dove si va, si viene e si resta a tutte le ore del giorno, in un transito indolente e a volte distratto, mentre intorno la città emette richiami allettanti.

Per seguire questi richiami, per andare anche un po’ fuori i percorsi consigliati dalle guide, c’è la fitta rete dei tram, che arrivano dappertutto e sono un’intelligente alternativa ai tour dei bus City Sightseeing. Al costo di 24 corone (un euro) si compra un biglietto da 60 minuti e a bordo del tram 22, per esempio, si percorre Praga da est a ovest. Che poi, a pensarci bene, è il tragitto che ha compiuto la città negli ultimi 30 anni, lasciando increduli per quanto siano cambiati l’atmosfera e lo stile di vita.

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