Nicola Bottiglieri
Strategie mediatiche e (s)vantaggi politici

In media stat virtus?

La politica in Italia oggi è sempre più "mediata", sempre più sinonimo di politica di comunicazione. Nell’era dei media onnipresenti, smart, touch, personal, come sono filtrati i messaggi politici? Salvini e Di Maio a confronto: una corsa all’esca più ghiotta e al pesce più piccolo

Se si riflette sulla strategia politico-mediatica di Salvini, ci si accorge che egli prende di mira di volta in volta le fasce sociali deboli, quelle che non sono potenti né sul piano economico né sul piano politico e, pertanto, facilmente attaccatili. Aveva cominciato con i meridionali, poi fu la volta degli zingari; infine, si è spostato sui migranti. Allo stesso tempo ha cominciato una compagna contro individui simbolo, la cui forza deriva solo dalle azioni che fanno e dalle parole che usano. Prima si è rivolto contro Roberto Saviano, esempio di intellettuale libero da ogni forma di condizionamento, ora contro Mimmo Lucano, simbolo di una meritoria politica dell’integrazione riconosciuta a livello europeo. È una strategia molto vantaggiosa: non pesa sul bilancio dello Stato, ma dà una visibilità mediatica molto alta, grazie alla violenza verbale con la quale è condotta. In pochi mesi, infatti, ha ottenuto grandi consensi tradotti subito in peso politico.

Facciamo un esempio. Egli usa una tecnica molto comune fra i pescatori che usano la barca per pescare. Prima bisogna pasturare con esche robuste il mare, poi raccogliere i pesci con il retino o la lenza secondo la quantità richiamata dall’odore dell’esca. Più odorosa, ghiotta e macerata è la pastura più pesci accorrono al richiamo. L’importante è che la pastura sia robusta, nauseabonda e, quindi, efficace. In questo senso si spiegano le truculente affermazioni contro Saviano, le volgarità contro il Presidente della Commissione europea Junker, lo sfottò contro Saviano e i buonisti dopo l’arresto del sindaco Mimmo Lucano, le dichiarazioni contro i genitori dei migranti che mettono i figli sui barconi sapendo che possono morire annegati, il “me ne frego” di mussoliniana memoria contro le decisioni dei banchieri di Bruxelles, l’esibizione di vangelo e corona del rosario, ecc. Una violenza verbale che continuerà nei prossimi mesi contro altre fasce sociali, contro altri uomini simbolo.

La strategia di Salvini fa il paio con quella di Di Maio. I Cinque Stelle hanno bisogno di individuare un nemico. Se per Berlusconi il nemico erano i “comunisti”, per il Cinque Stelle sono “i poteri forti”. La loro tattica pertanto sembra incentrata su due punti cardine: il vaffanculo ed il complotto. Il vaffanculo fu usato proficuamente contro il Parlamento italiano (ora si tenterà di usarlo ancora per vincere le elezioni europee). La psicosi del complotto, invece, scatta quando alle proposte di politica economica vengono rivolte delle osservazioni (anche se semplicemente basate sul buon senso). Se Grillo voleva aprire il Parlamento italiano come una scatoletta di tonno, Di Maio pensa che lo stesso gioco gli riuscirà con il Parlamento europeo. Se in Italia erano i poteri forti che ostacolavano la politica dei Cinque Stelle, ora sono i banchieri di Bruxelles che non vogliono il governo del cambiamento del popolo.

Quando Berlusconi negli anni Novanta vinceva le elezioni politiche, si disse che queste vittorie erano ottenute grazie alle televisioni di cui era padrone. Oggi viviamo nell’epoca del computer, di facebook e delle fake news e contrastare la capillare valanga di notizie che circola da ogni parte è sempre più difficile. Del resto in quel decennio esistevano ancora robusti partiti politici, che si sono polverizzati in questi anni. Oggi ognuno è solo davanti allo schermo del computer e solo deve decidere se le notizie che legge siano vere o false, senza che nessuno lo assista in questa drammatica scelta. Molti sono vittime della scenografia nella quale sono inserite le notizie, altri sono sedotti dalla virulenza delle parole, pochi ragionano con equilibrio e cognizione di causa. L’epoca di Drive In e degli scontri televisivi fra Prodi e Berlusconi appartengono alla preistoria: oggi la politica si fa avvelenando il campo avversario.

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