Andrea Carraro
Improvvisi

Il Giallo e la Storia

Con "La vita finora", Raul Montanari mescola ironia e noir tenendo sullo sfondo la Storia con la maiuscola, quella terribile della Guerra dei Balcani

Caro Raul Montanari, hai scritto, con La vita finora (Baldini & Castoldi), come spesso ti capita, un bel romanzo. Con un inizio davvero grande, per dominio della lingua oltre che per l’invenzione di quel paesaggio montano alla King. Una lingua che tiene insieme molte cose – gusto della descrizione paesaggistica dai toni espressionisti, dosaggio della suspense, capacità introspettiva soprattutto per quanto riguarda l’insegnante protagonista – con un potente “effetto di realtà”. Ho detto l’inizio, ma potrei dire la prima metà del libro, fino al primo dialogo dell’insegnante protagonista con il prete, per la forza con cui rendi le dinamiche di gruppo giovanile, il clima omertoso, moralmente malsano del paese, con poche e accorte pennellate. Fino a metà libro ancora non sai dove Montanari ti porterà, – certo a un racconto nero, ma soltanto perché lo conosci, in quanto la narrazione potrebbe prendere qualunque piega.

Il Male che la pervade è ancora oscuro, imbozzolato – non si sa ancora dove e in che modo si manifesterà compiutamente. Poi le dinamiche si precisano – e il racconto entra nel vivo del genere noir con un “gran finale” tragico, ben orchestrato. Nella prima parte, giocata anche sull’ironia, sulla comicità di certe situazioni a scuola (in certi momenti si ride parecchio) magari per urgenza di raggiungere un certo snodo, hai tagliato corto qua e là, lasciando affascinanti zone d’ombra, ellissi, che può riempire solo l’immaginazione del lettore. Molto felice il ritratto vagamente ieratico del criminale di guerra serbo che avrà una parte fondamentale nel finale: le sue rare parole appaiono assolutamente verosimili, e pure sempre in qualche modo presaghe.

Ah ancora una cosa, a proposito di quelle brevi agghiaccianti zoomate sulla Guerra dei Balcani, con le “Tigri di Arkan” e le loro pratiche disumane e spietate, in uno dei momenti più barbari della Storia. Quella storia con la s maiuscola che attraversa la vicenda in modo sghembo, imprevisto, quasi accidentale.

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