Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Tagore e l’ombra

Mistero e evidenza, incanto e dramma. Il poeta indiano è un lirico assoluto, al pari dei Greci, ma sentimentalmente raffinato. Come quando racconta, in questi versi, un fugace incontro che muove l’anima…

La poesia e tutta l’opera di Rabindranath Tagore sono uno scrigno di gioielli in cui l’elisir d’Oriente (quello delle Mille e una notte, ma anche del Poema degli uccelli del mistico sufi Attar) si fondono con la coscienza poetica del Novecento ai suoi più drammatici esiti lirici (Ungaretti, Valery…).
Tagore, amato da Yeats (e da chi vi sta scrivendo) per questa meravigliosa fusione di mistero e evidenza, incanto e dramma, è un lirico assoluto nel senso dei primi, i Greci, ma a differenza di quei padri non è barbarico, ma sentimentalmente raffinato, conoscitore non solo del fuoco ma anche delle ombre.
Un’ombra gli passa accanto velocemente, lo sfiora. L’orlo della veste. Un tocco fugace che svanisce come il petalo di un fiore. L’apparizione della donna, la meraviglia promessa del suo corpo, muovono l’anima. Corpo e anima inscissi, come sognavano, drammaticamente, Cavalcanti e il Dante delle Rime.

 

Quando mi passò accanto velocemente,

l’orlo della sua veste mi sfiorò.

Dall’isola sconosciuta d’un cuore

venne improvviso un respiro caldo di primavera.

Fu un tocco fugace che svanì

in un momento come il petalo di un fiore reciso

trasportato dall’aria.

Ma si fermò sul mio cuore come un sospiro

del suo corpo, come un sussurro dell’anima.

Rabindranath Tagore

(Traduzione di Brunilde Neroni. Da Il giardiniere, Salani, 2006)

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