Paola Benadusi Marzocca
Incontro con Ana Maria Machado

A lezione di libertà

Lo schiavismo nel Brasile dell’800. La celebre scrittrice brasiliana racconta la genesi del suo “Da un altro mondo”, destinato ai lettori più giovani. Dove è ricostruita, ma attraverso la testimonianza di un fantasma, una pagina di Storia

Si può ben immaginare la violenza e l’ingiustizia di un mondo fondato sulla schiavitù, sullo sfruttamento pianificato di una merce facilmente reperibile e redditizia, gli esseri umani, uomini, donne e bambini. Il sistema schiavistico è antico, come racconta Ana Maria Machado, la più famosa scrittrice brasiliana, nel suo romanzo intitolato Da un altro mondo (Giunti, ill. Desideria Giucciardini, trad. Daniele Petruccioli, 144 pagine, 10 euro). È una storia viva, ricca di suspence che si ispira a un fatto realmente accaduto nell’Ottocento in Brasile anche se non è riportato sui libri di storia. «Mi è stato raccontato casualmente – mi dice l’autrice incontrata a Bologna – e si riferisce a una piantagione di una ricca famiglia del luogo. Lì avvenne un terribile incendio negli appartamenti degli schiavi, ossia una sorta di padiglione, la “senzala”, trasformata attualmente dopo vari passaggi di proprietà in un agriturismo».

ana-maria-machadoOggi c’è un grande interesse per i fantasmi: sembrano quasi presenze rassicuranti… E in questa ambientazione le vecchie lampade si prestano alla loro apparizione e ancora di più i candelabri antichi. Proprio uno di questi diventa il ponte con l’aldilà da dove proviene il fantasma della giovinetta schiava nella “fazenda” brasiliana. Mariano, uno dei protagonisti del romanzo non riesce a dormire e sente rumori inquietanti, lamenti, singhiozzi. Cosa sta succedendo?
«Quando ho iniziato a scrivere su questo raccapricciante episodio non pensavo inizialmente alla presenza di un fantasma. L’editore mi aveva chiesto di scrivere una storia di orrore e io ho considerato che un incendio doloso poteva rientrare nel tema. Le cose più orribili del mondo sono la violenza e la mancanza di libertà, perciò ho cercato di pensare a quello che poteva essere per me l’esperienza più spaventosa che mi potesse accadere. Sono vissuta sotto una dittatura in Brasile, per me quindi la perdita della libertà è stata la più terribile circostanza che potessi immaginare».

Il punto di partenza del suo romanzo è stato quindi il concetto di libertà. Cosa significa vivere senza libertà?
Sì, proprio il concetto di libertà; questo volevo fare comprendere ai giovani: cosa significhi vivere senza libertà. Il passo successivo è stato quello di immaginare la schiavitù. Poi ho pensato che un fantasma adolescente avrebbe attratto di più i lettori giovani per aiutarli a comprendere meglio le pene e l’immensa sofferenza della schiavitù. Insomma una sorta di viaggio nel tempo per capire e simpatizzare più fortemente con le vittime di un sistema crudele, evitando di fare lezioni dalla cattedra.

La natura in Brasile è particolarmente rigogliosa. È più facile in una terra simile vedere anche ciò che non si vede?
Penso addirittura che sia anche più difficile perché non ci sono ombre minacciose che inseguono la luce del sole. È più facile vedere fantasmi in condizione atmosferiche grigie e nebbiose come ad esempio nei castelli scozzesi e inglesi, o in luoghi come Elsinor in Danimarca, dove il padre di Amleto passeggia lungo le pareti di pietra. Anche in Europa centrale, nei luoghi abitati dal conte Dracula.

Il suo fantasma non è perciò associato alla natura, ma a precise circostanze storiche…
Il nostro continente si è sviluppato attraverso lo sfruttamento del lavoro africano e indigeno. La vicenda di Rosario è un piccolo pezzo di storia riportato alla luce. Nel 1871 in Brasile fu approvata la legge del cosiddetto “ventre libero”, ovvero sarebbero state persone libere tutti gli schiavi nati dopo quell’anno. Questa decisione fu accompagnata da episodi di terribile brutalità.

Gli adulti sottovalutano spesso i proprio figli pensando che avendo poca esperienza siano più impressionabili, ma la carica sovversiva che i ragazzi possiedono aiuta a capire meglio il presente…
cop machado
Senza memoria la realtà è offuscata: i giovani hanno un forte senso della giustizia e meritano di essere informati. Inoltre hanno il diritto di conoscere la verità sul mondo che stanno ereditando, in modo da poter contribuire a cambiarlo. Sono anche convinta che non devono essere indottrinati su come agire e sulle questioni morali. Questi temi dovrebbero essere discussi nelle scuole e attraverso l’arte, la cultura (libri, giochi, film, musica), in un linguaggio artistico ed estetico. Certamente non imposti attraverso slogan e richieste di azioni da parte di adulti che spesso tentano di influenzare e manipolare chi non ha esperienza. Conoscere il passato attraverso una storia è un modo per mantenere viva una memoria collettiva e raggiungere una comprensione comune su come l’umanità nel suo insieme sia giunta ai nostri giorni. La consapevolezza del passato è essenziale per capire meglio il presente.

Quale consiglio darebbe ai giovani di oggi?
Non voglio trasmettere attraverso i miei libri visioni del mondo, perché è troppo complesso, non ho lanciato messaggi consapevolmente. Ma mi rendo conto che scrivere libri per ragazzi significa farsi capire, usare un linguaggio comprensibile: questa è una regola fondamentale e poi anche vivere pensando al presente, ma cercando di migliorarlo. Noi non siamo soli, ci sono altri e sempre ci saranno.

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