Roberto Mussapi
Every beat of my heart, la poesia

Etica e rovello

Pubblica poco Sabrina Crivelli, poche poesie limpide e ferree, d’ispirazione dantesca e tensione eliotiana. Questo suo libro, “La caduta”, un’opera impeccabile, si staglia e molto può indicare ai poeti della sua generazione

La caduta, di Sabrina Crivelli (Armando Siciliano Editore), è un libro non destinato a svanire. Un poema breve, più che poemetto, un’opera impeccabile, ardentemente fredda in cui l’autore gioca l’alta carta poematica. Visione complessa e composita del mondo, come nei modelli imperniata sulla lotta primigenia e poi storica tra Bene e Male.
Ispirazione dantesca, tensione eliotiana nell’implacabile correlativo oggettivo, tutto immagini significanti, storie che brillano e svaniscono come nella tradizione della poesia che racconta le età passate e i dilemmi del presente secondo la narrazione dettata dal sogno.
Teatrale il dialogo incessante dei personaggi affioranti dal passato e dal mito, in nebbie eliotiane o bagliori elisabettiani, dolorosamente lirico il tentativo di portarne le vicende a un senso ultimo. Mito e passato, in un’addolorata, lucida domanda sul presente sull’hic et nunc traballante di un mondo desacralizzato.
Sabrina Crivelli ha pubblicato pochissimo, poche poesie limpide e ferree, nell’elaborazione di questo libro magico nel suo divenire, lucidamente drammatico nella sua domanda di senso. Endecasillabi invisibili e ritmanti quasi in silenzio, a tratti scossi da brevi interventi in prosa, mutuanti il procedere poetico sui modelli della Vita Nuova e della Ballata di Coleridge. Come facendo nascere la voce melica da grumi di antiche narrazioni.
Trentenne, Sabrina Crivelli si staglia con un libro che può molto indicare ai poeti della sua generazione. Insegnare etica e rovello. Pensa tragicamente, lavora come un fabbro. Disilluso, non rassegnato, infuocatamente freddo.

 

La caduta

S’inseguirono senza sosta, laggiù.

Lei lo cercava. Negli occhi distratti

per la strada densa di spettri, lei

lo cercava, nel susseguirsi lento

di passi imprigionati dal freddo,

lei lo cercava in ogni traccia,

vestigia fugaci impresse nel ghiaccio.

 

“Sta sotto la neve, ho bisogno di parlarti”

 

Lei lo aspettava, nel mondo sopito

dall’abbraccio invernale, immobile.

 

Sta sotto la neve, ho bisogno di parlarti”

 

Lui la cercava, in ogni angolo

oscuro della città senza volto,

lui la cercava nei lunghi capelli

scuri e nelle gambe affusolate,

lui la cercava nei mille profumi

che affollavano le sale dei bar.

 

“Sta sotto la neve, ho bisogno di parlarti”

 

Lui la aspettava, nel mondo irraggiato

di luce metallica, immobile,

mentre gli sussurrava piano un tetro

vento notturno un canto suadente.

 

“Un eterno fanciullo una notte,

volando sui tetti di Londra, lieve

udì il suono di risa interrotte

da una voce infantile. La neve

cadeva, lei raccontava di lotte,

pirati e sirene. Gli parve breve,

ma il cielo albeggiò. Con grida dirotte

lo destò dall’oblio la folla greve.

Trovò la sua Wendy e fu primavera.

Le donò un’isola solo per loro

e mille avventure, ma non le bastò.

Anche il suo bacio nascosto era

Per lei. Se ne andò, svanì l’oro

Dei suoi capelli. Lei lo dimenticò.”

 

Leggera intanto la neve scendeva,

sembravano lacrime sui suoi occhi

mentre si scioglieva sul suo volto

tiepido. Sembrava piangere senza

volere, mentre il vento gelido

gli toglieva il respiro, pensava:

 

“Non c’è più sole, è morto col giorno. Forse il mio cuore s’è incancrenito”

 

E intorno il vento continuava

a spirare, senza fine né requie.

Un cielo squallido, denso di fumo,

pesava sulla sua anima come

cemento, aveva l’acre sapore

di catrame quel giorno il fetido

vento. Ansimando cercò avido

d’aria, di divorarne una boccata.

Sabrina Crivelli
(Da La caduta, capitolo primo, Finis Terrae)

Facebooktwitterlinkedin