Pier Mario Fasanotti
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Le magnifiche donne

Simona Baldelli, Elisabetta Rasy, Maria Rosaria Valentini, Lily King, Rosamund Lupton: cinque autrici per cinque romanzi che descrivono il punto di vista delle donne

La scelta. Padrona del lessico e della trama, Simona Baldelli (già vincitrice del Premio Calvino) ci offre un romanzo d’avventura che si basa su una curiosa figura storica, Caterina Vizzani. Siamo a Roma nella prima metà del 1700. La donna, che molto graziosa non era, per giunta aveva il volto sfigurato dal vaiolo. Ha il terrore di sposarsi perché non è per niente attratta dagli uomini. Il suo tortuoso percorso è ben descritto ne La vita a rovescio (Giunti, 441 pag.; 16 euro). Caterina detesta le occupazioni femminili come il cucito, al quale preferisce la falegnameria nella bottega paterna.

Simona Badelli la vita a rovescioIncontra Margherita, figlia di un avvocato, la quale, complice il libro galeotto Orlando Innamorato, scioglie qualsiasi dubbio sulla sua vocazione lesbica. Scopre il sesso gioioso. Le due sono colte in flagrante e da quel momento Caterina imbocca un sentiero di umiliazioni e dolori. È denunciata di sodomia e stregoneria, fugge a Viterbo e lì si nasconde. Ah, se fossi un uomo!, pensa. Detto e fatto: si traveste da uomo e assapora una grande libertà. Non solo: in quei panni (si fa chiamare Giovanni Bordoni) incontra chi desidera, non solo donne ma anche personaggi di spicco. Molto affascinante, nel romanzo della Baldelli, è la parte in cui si fondono poesia ed erotismo, cioè quando, con Margherita, si identifica con Bradamante, la donna-cavaliere, personaggio creato dal Boiardo.

Elisabetta rasy Le regole del fuocoAl fronte. Da stanze altoborghesi, comode ma soffocanti, a un ospedale da campo sul Carso, dove la neo-crocerossina Marie Rose osserva la macelleria della Grande Guerra. Con pietà e disgusto dinanzi a carni bruciate, i “gorgoglii nella bocca dei moribondi”, il fetore delle cancrene. Un romanzo forte eppure delicato e spietatamente sincero quello di Elisabetta Rasy, narratrice tra le più raffinate, intitolato Le regole del fuoco (Rizzoli, 180 pag., 17 euro). Marie Rose non nasconde affatto la ragione della sua fuga da Napoli: «Sono venuta al fronte non per amor di patria ma per odio, noia e fastidio di tutto ciò che avevo intorno». E anche per insofferenza verso una madre fatua e oppressiva. Tra una barella e l’altra, in mezzo a mosche e sporcizia, c’è la nascita di un amore “proibito”, ossia per Eugenia, un’altra infermiera. Quel che forse non era possibile diventa possibile, scrigno di segreta e infinita dolcezza. La storia di Marie Rose, ricordata come “la donna che portava i pantaloni” nell’incipit del romanzo, è anche l’omaggio che la Rasy, documentatissima su questo tema, fa alle donne che si sacrificarono aiutando i soldati, carne da eliminare brutalmente in una guerra che, come tutte le guerre, di umano non ha nulla. A parte alcuni punti che risultano un po’ forzati e altri dove l’autrice paga troppo all’eleganza lessicale, questo narrato è un canto alla gioia nel mezzo d’un canto di morte. I sussurri e le grida. L’orrore della fine e lo stupore di un inizio.

Maria Rosaria Valentini magnificaIl fantasma. Siamo in un luogo appartato dell’Appennino, “unghia di terra sconosciuta a chi non era nato lì”, dove vivono i fratelli Ada Maria e Pietrino, assieme al padre Aniceto. Questi non è solo un cacciatore, ma anche un imbalsamatore. Compare di tanto in tanto anche Teresina, la donna di Aniceto. Un giorno nel bosco della Faggeta, Ada Maria incontra quel che le pare un fantasma: magro, con la barba, avvolto in una coperta. L’”ombra” a un certo punto le parla. È un tedesco. Così inizia il romanzo di Maria Rosaria Valentini, che fa scrivere a un’altra donna, Magnifica, il seguito di quella che è una saga familiare preminentemente femminile. Il romanzo, che ci regala una prosa secca e svelta, s’intitola appunto Magnifica (Sellerio, 268 pag.; 16 euro). Non si svolge nel chiuso di un borgo, o perlomeno apre le finestre sulla seconda guerra mondiale e sul dopoguerra, le cui novità stentano ad attecchire tra i boschi dell’Appennino. Quel che appare alla finestra è un’Italia lontana, ma nei suoi aspetti più crudeli descritta con precisione, con un intreccio tra il genere gotico e il fiabesco. È proprio nel silenzio di quella zona montuosa che s’annida la suspense, composta di aspettative su ciò che può o non può capitare.

Lily King euforiaGli altri. Fino agli anni Trenta, Papua-Nuova Guinea era terra del tutto sconosciuta. Anzi: era l’ignoto. Quella regione ci è stata disvelata dagli antropologi, tanto è vero che in questo romanzo, pur con nomi diversi, sono identificabili esperti cole Margaret Mead, Leo Fortune e Gregory Bateson. Il panorama è poverissimo: le capanne delle tribù e basta. E, ovviamente, loro, i diversi. Per avvicinarli e conoscerli da vicino i tre protagonisti lavorano i campi, e a questo proposito l’autrice Lily King, americana del Massachusetts che vive nel Maine, inserisce aspetti comici. Oltre a una travolgente passione amorosa. Tutto questo, e ben altro, nel romanzo edito dalla Adelphi, intitolato Euforia ( 242 pag.; 19 euro). Ma questi primitivi sono davvero buoni selvaggi? Da ciò che osservano gli esploratori non si può proprio dire. Hanno abitudini che inducono a giudizi taglienti: «Non avevo mai odiato un popolo. Provavo quasi una ripugnanza fisica…in questa zona ho assistito a sacrifici umani, a scarnificazioni fisiche con esiti letali…». Gli autoctoni uccidono con indifferenza il primogenito e i gemelli. Li buttano nella boscaglia, senza fare cerimonie, senza che siano sfiorati da emozioni. I padri non esitano ad accoppiarsi con le figlie anche al di sotto dei dieci anni. Ma c’è qualcuno che si dice affascinato. O c’è dell’altro? Oltre la curiosità c’è una sorta di innamoramento, a tal punto che l’osservatore viene portato via a forza.

Rosamund Lupton sorellaIl dubbio. Un thriller incalzante, con risvolti di grande tenerezza visto che a spingere Scotland Yard (non è infallibile!) nella direzione giusta è la sorella della vittima.  Questo il nucleo del romanzo di Rosamund Lupton, edito da Beat e intitolato Sorella  (378 pag.; 9 euro). In una casupola dall’aspetto vittoriano, in Hyde Park, viene trovata senza vita Tess: ha le maniche del cappotto macchiate di sangue, sull’interno delle braccia ci sono numerosi tagli. Prima, possibile ma affrettata, conclusione della polizia: la giovane donna si è suicidata ed è morta per dissanguamento. Ma la sorella Bea non ci crede. Ma come? si dice e dice agli inquirenti: mia sorella aspettava un bambino. Nella sua casa troveranno un vetro rotto (dicono che sia il risultato di una bravata di teppisti: ma è vero?), e tanti abitini per il nascituro, accatastati con estrema cura. E’ un quadro affettuoso che, per Bea, escluderebbe il gesto solitario e fatale. Bea si installa nell’appartamento della sorella e da qui partono le sue indagini. Evito di svelare molti illuminanti dettagli, limitandomi a rimarcare che nell’oscuro groviglio che ha preceduto la morte della giovane sono implicati medici e psichiatri. E spunta un problema di ricerca medica. La sorella indagatrice s’avvale anche di un travestimento, aiutata in questo da una garbatissima poliziotta alle prime armi. Dalla sua ha l’intuizione, la conoscenza intima di Tess, le sue lettere, e pure certe “voci”.

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