Roberto Mussapi
Every beat of my heart, la poesia

Tra grido e silenzio

Il ciclo della vita, morte e nascita, versi che non danno risposte ma lacerano la domanda, alla ricerca di tracce fondanti. La poetica incisiva di Tiziana Cera Rosco, inconsueta in Italia, è fuori di ogni tendenza…

Poesia complessa e insieme lampante quella di Tiziana Cera Rosco. Oscurità attraversata, micro e macrocellulare. La domanda originaria, il corpo dell’uomo di Dio. Un pesce? L’origine acquea della specie. O uno scontro tra il grido e il silenzio, vale a dire il “prima”, la nascita del cosmo tra buio e luce, silenzio e voce imperiosa, nascente. Immagini di nascita vegetale e umana, latte, fiato, legno…
Come prosegue questa voce? Si estingue nel grido o mormora, come accade della voce umana nel tempo immanente, in cui mormorio e perdita segnano il ciclo di morte e nascita? Sempre una nascita della vita, dell’uomo, nel divino indecifrato: nascita dall’addome, squama di corallo, o lento estinguersi in una vena bianca?
Lo sguardo del poeta è cosmologico, volto a ritroso nel tempo, e plasticamente, concretamente anatomico, nella ricerca dell’uomo dalla sua misteriosa nascita che non è solo nel passato ma nel presente. I versi, intensi, pieni di immagini pregnanti, non portano a una risposta ma lacerano drammaticamente la domanda.
Direi poesia sulla vita nel suo nascere e manifestarsi, ove l’oscurità è quella della sostanza. Della realtà prima e ultima, non una debolezza dello sguardo o della voce del poeta. È oscura l’origine, sempre qui, presente. Una scommessa alchemica, priva delle certezze scientifiche dell’alchimista. Ma poesia certo alimentata da fame di conoscenza, con una forte matrice biblica non solo nei riferimenti ma nel porsi dell’autore, simile a quello di un profeta in attesa, non di responsi, ma di tracce fondanti.
La tradizione poetica di Tiziana Cera Rosco, antico persiana, biblica, metafisico seicentesca è inconsueta in Italia, e solo per questo il suo lirismo incisivo e immaginifico può apparire abbandonatamente onirico. Siamo, invece, nella ricerca del senso della carne. Intesa come corpo vivente, prova della realtà prima e ultima che si manifesta misteriosamente. Concorrono ai suoi versi l’attività di artista visiva, di creatrice di performances. Ma quanto qui ci interessa è il grumo forte di una poesia fuori di ogni tendenza, capace di nuclei di visione e conoscenza: «l’amore/ è spalancare la morte con un nome».

 

 

tiziana cera rosco

Come sarà il corpo dell’uomo di Dio – dicevano

Un pesce?

Uno scontro tra un grido e il silenzio?

Sarà un nudo che gronda latte

Un fiato che viene a levigare un legno integrale.

Mormorerà come le nostre perdite?

Bisognerà nutrirlo con offese da perdonare

O avrà un fragile ossatura dentro una mano morale?

Sarà una condizione discorsiva

Sarà un fianco

Nascerai dal mio addome come una squama di corallo

O ti sfilerò dall’inguine come una vena bianca?

Se sbatto su una lancia subisci un tradimento?

Se mi colpisco, per sentirti, ti sfiguri in pieno viso?

Ti senti vivo

O incassi tutto, per non far rumore, anche tu.

Distingui i corpi, caro Palo Sfranto dell’Impero delle Croci

Dissangueresti lentamente chi mi ha toccato da bambina

O, dimmi, hai qualche pregiudizio sulla crudeltà.

Tiziana Cera Rosco

 

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